Vittime, ricatti, rinfacci

Nel corso dell’inconcludente dibattito alla Camera dei deputati sulle mozioni per il cambiamento della legge elettorale (le leggi si cambiano, non si impegna il Governo a farle cambiare), è emerso forte ed esplicito il tentativo dei renziani di rinfacciare ai deputati di Forza Italia l’aver votato l’obbrobrio cosiddetto “Italicum”, insomma di essere stati al giuoco delle “riforme” renziane, compresa quella costituzionale. Sembrerebbe che accusino gli “azzurri” di essersi pentiti. In realtà il loro è proprio il “modus operandi” immondo dei pentiti cosiddetti “collaboratori” della “giustizia di lotta”, i compari preferiti dal “Partito dei Magistrati”. Che fanno, i “pentiti”?

Le loro “rivelazioni”, le testimonianze da loro rese dietro i paraventi sono accuse più o meno fondate e plausibili proprio di aver avuto a che fare con loro. Ad esse corrisponde la condanna dei “super-antimafiosi” (ad esempio Sicindustria) per aver “pagato il pizzo”. Cioè l’accusa di essere stati vittime di un’estorsione mafiosa.

Oggi quelli del “Sì”, i renziani, rinfacciano a Silvio Berlusconi, a quelli che gli sono rimasti fedeli (gli altri stanno a questo giuoco) di aver subìto il ricatto dei loro “dante causa” (come si dice in linguaggio giuridico) del “Partito dei Magistrati”. Certo a me sarebbe piaciuto un Berlusconi che, condannato in uno dei tanti processi scatenati contro di lui per esser sceso in campo a “scippare” il frutto di “Mani Pulite” alla beneficiaria designata, la sinistra comunista, si fosse presentato alla porta del carcere denunziando il complotto, andando a combattere in cella la battaglia contro la giustizia strumentale scatenatasi contro di lui. Bello, ma facile ad immaginarsi sulla pelle degli altri. Berlusconi ha, come avrebbero fatto quasi tutti gli altri (forse me compreso) in certe circostanze, chiesto l’“affidamento in prova” presso l’ospizio dei vecchietti ma, in realtà, presso i governi della sinistra, presso Matteo Renzi.

L’Italicum, la riforma della Costituzione, sono frutto oltretutto di un ricatto: attraverso il “Partito dei Magistrati” Renzi aveva in mano l’ostaggio Berlusconi (e quindi Forza Italia, dalla quale i più “furbastri” sono andati a collaborare direttamente con i ricattatori). Berlusconi non gradirebbe certamente sentir dire ciò. Preferisce, ha preferito sempre cercar di “far dimenticare” di aver subìto il ricatto. È comprensibile: fanno così quasi tutti quelli che pagano il pizzo, anche perché la spudoratezza dei mafiosi ricattatori mascherati, magari, da super-antimafia, è in agguato per rinfacciare loro l’umiliazione di aver dovuto subire. E quello che oggi spinge alla “moderazione” Forza Italia è una forma particolare di “Sindrome di Stoccolma”. C’è oggi l’impressione che una certa tepidezza di Berlusconi e, soprattutto, di alcuni dei suoi, nella campagna per il “No” dipenda dagli effetti e, magari, dal perdurare di quel ricatto.

Berlusconi non se ne libererà se non con uno scossone e con una vigorosa campagna per il “No” contro i compari e beneficiari dei suoi persecutori e ricattatori. Liberandosi così dalla “Sindrome di Stoccolma”. E se in questa campagna volesse denunziare alto e forte quello che fu il ricatto sarebbe ancora meglio.

Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 17:21