A Forza Italia serve un nuovo brand

L’incarico assegnato da Silvio Berlusconi a Stefano Parisi di “riorganizzare” Forza Italia è segno che il Cavaliere ha saputo cogliere un fenomeno non a tutti evidente: il partito cresce quando si rinnova.

L’ex candidato sindaco di Milano non rappresentava però solo una novità, era “cool”, come lo erano Chiara Appendino e Virginia Raggi. La politica, in fondo, è come la moda: ci sono capi che vanno, capi superati, colori che piacciono e altri che non piacciono più. Non serve scomodare grandi politologi per comprendere che il voto, in fondo, non sempre è razionale. Vi sono grandi parti di elettorato che orientano le proprie preferenze politiche sulla base del carisma del leader, e dal marketing di partito. Ebbene sì, il marketing, quello che fanno le aziende per vendere, lo fanno anche i partiti, per vincere.

Internet e i social network hanno infatti cambiato le vecchie regole del gioco: la concorrenza tra partiti non si gioca più esclusivamente sul campo delle idee e dei programmi, ma anche e soprattutto sulla comunicazione. Un campo in cui hanno saputo trionfare (ma anche scivolare) prima Matteo Renzi, poi il Movimento 5 Stelle e infine la Lega Nord con Matteo Salvini, utilizzando messaggi semplici, popolari, orientati su singole battaglie e adeguati al “target” di riferimento che si desiderava conquistare.

L’unico partito a non essersi adattato al grande cambiamento - fino ad oggi - è sembrato essere proprio Forza Italia. Un partito in cui hanno fatto fatica ad emergere identità e messaggi propositivi da veicolare. Quello che sembra mancare a Forza Italia è, insomma, una nuova Forza Italia, che superi il suo stesso nome e il suo stesso logo. Che superi le persone di oggi e che ne riconquisti di nuove. E che magari possa rimettere in piedi un movimento giovanile, dove crescere la dirigenza del futuro, che sappia veicolare dei messaggi efficaci, propositivi e realmente identificanti.

Insomma, un nuovo partito che occupi il posizionamento liberale e popolare già ideato da Berlusconi nel 1994 ma che sappia tornare “ad essere di moda”. Un restyling che ora più che mai deve essere realizzato perché la sinergia tra nuovi leader e nuovi progetti non venga sprecata. Un’opportunità che ora passa nelle mani di Silvio Berlusconi, un uomo che di comunicazione si è occupato per tutta la vita e che ora, forte della sua autonomia decisionale, può accogliere e disegnare questa nuova sfida.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:05