Ma la religione   c’entra eccome!

Se anche il Santo Padre ogni tanto evitasse alcune scivolate non sarebbe sbagliato. In fondo a parlare continuamente succede che, pur senza volerlo, si fa più male che bene.

È da quando esiste l’uomo che i culti e le religioni hanno creato lotte e conflitti, dunque a poco serve annunciare che in tutto ciò che accade la religione non c’entra. Che poi sia altrettanto vero l’esistenza di altre ragioni non v’è dubbio, ma il problema dell’integralismo islamico resta ed è terribilmente evidente. Qui non si tratta di essere guerrafondai oppure interventisti, ma negare il contrasto fra le civiltà nel nome di “un buonismo a prescindere” è inutile e fuorviante. Del resto delle due l’una, o ci abituiamo a essere sotto attacco e dunque a giocare solo in difesa, oppure l’alternativa non può che essere quella di passare ad una azione diversa. Ma è proprio qui che sta il nodo, perché per passare all’azione bisognerebbe smetterla con l’ipocrisia e ammettere che l’Islam porta con sé il germe di un integralismo violento e omicida. Va da sé che un’ammissione del genere comporterebbe un radicale cambiamento nell’approccio a qualsiasi tipo di rapporto con i Paesi musulmani e qui si innesca il tema degli affari e degli interessi geoeconomici.

Per troppo tempo, infatti, l’Occidente, pur di guadagnare, ha fatto finta di non vedere e non capire, ha abdicato a quei princìpi di reciprocità, ha tollerato l’intollerabile sugli ideali di democrazia e libertà. Per queste ragioni si sono fatti compromessi, si è chinata la testa, ci si è resi disponibili ad accettare regole e comportamenti anni luce distanti dallo standard di civiltà conquistato con secoli di battaglie. Insomma, si è preferito l’interesse al principio e in nome di ciò sono state fatte politiche di accoglienza, tolleranza, disponibilità, che mai sarebbero state fatte nei nostri confronti dai Paesi islamici.

In nome dell’ipocrisia abbiamo snaturato lo stesso principio dell’integrazione, assimilandolo al più classico metodo dei vasi comunicanti che, ovviamente, va sempre a scapito del livello più alto. Ecco perché, passo dopo passo nel tempo, più che integrare l’Islam a quelle inderogabili regole di laicità, libertà e democrazia, vigenti da noi, abbiamo finito con il subire le loro. Per questo l’integrazione così non ha funzionato, per questo molte seconde e terze generazioni sono uguali alle prime, per questo adesso è tutto più difficile. Come se non bastasse, con la politica delle braccia aperte, illimitatamente e incondizionatamente, abbiamo testimoniato non certo la nostra bontà e umanità, ma semplicemente la nostra debolezza e incapacità. Del resto anche un bambino capirebbe che non si può svuotare un Continente per riempirne un altro, senza conseguenze talvolta drammatiche ed epocali. È di tutta evidenza, infatti, che ogni miscela per funzionare, come minimo, va preparata, misurata e dosata con attenzione e precisione, altrimenti impazzisce. Insomma, abbiamo sbagliato tutto ciò che si potesse sbagliare, ecco perché i rischi, i pericoli e purtroppo i fatti, tragicamente lo testimoniano sempre di più. Dunque che fare adesso? Difenderci ad oltranza, oppure passare ad altro, “scarponi a terra”? Noi siamo pessimisti perché la difesa è un sintomo di debolezza, ecco perché basterebbe pensare alla saggezza dei proverbi : “Chi si fa pecora il lupo se la mangia”.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 21:58