Il taxi di Napolitano

“Le leggi elettorali sono come i taxi, bisogna sapere dove andare”. Parole di Luciano Violante. Bene. Allora fate scendere dall’automobile Giorgio Napolitano che mi sa che si è perso.

In realtà le leggi elettorali non sono taxi, piuttosto un autobus o un pullman. Un veicolo di trasporto non riservato, quale è il taxi, ma condiviso, per tutti. E soprattutto colui che guida non è il padrone del veicolo. È legittimo chiedersi chi stia guidando il taxi su cui viaggia Napolitano. Forse lo sapremo tra qualche tempo. Intanto preoccupiamoci di bocciare una riforma costituzionale inadatta e controproducente e di modificare una legge elettorale così simile negli effetti alla legge truffa del 1953.

È vero che anche per prendere l’autobus o il pullman devi sapere dove andare. E noi del “Comitato per il No” lo sappiamo: il più lontano possibile dalle riforme costituzionali ed elettorali dei fratria. Aspiravamo alla riforma del demos, del popolo, e per questo avevamo iniziato un cammino riformatore comune alla maggioranza, per il bene dell’Italia. Matteo Renzi e Re Giorgio hanno preferito imporre quella di una parte, di alcuni. Hanno preso qualche pesce palla (che inghiotte aria per sembrare grande) della politica pronto a fantasiose alchimie pur di entrare nel club degli squali. Riforme che, è bene sempre ricordarlo, sono il frutto di Esecutivi nati dal rovesciamento del Governo Berlusconi operato dai palazzi della politica e della finanza italiana e internazionale.

Napolitano, guardando fuori dal finestrino del suo taxi senza meta, vede una realtà falsata dagli anni e dalle amicizie. Dagli anni perché Re Giorgio ha dimenticato che se l’articolo 1 della Costituzione recita “l’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro” è grazie alla collaborazione tra Democrazia Cristiana e Partito Comunista Italiano. Si decise di dare al Pci la possibilità di fornire al proprio elettorato un segno tangibile. Quella stagione e quel metodo ci hanno consegnato una Costituzione, che va certamente aggiornata, che ha permesso all’Italia di essere uno dei più grandi Paesi al mondo.

La riforma costituzionale e la legge elettorale sponsorizzate dal comunista preferito da Henry Kissinger, quello stesso che le cronache raccontano avere “minacciato” Aldo Moro e che ha insignito Re Giorgio del “Premio Henry Kissinger”, quale Italia immagina? Un’italietta piegata sotto il peso di un centralismo diretto da un Governo di minoranza che, di fronte alla perdita di autorevolezza della politica, sarà consegnata con i piedi legati alle grandi lobbies e agli speculatori finanziari che hanno già iniziato a fare acquisti in saldo nel nostro Paese. Insomma, sembra piuttosto che il “taxi elettorale” di Napolitano stia andando verso un quartiere a luci rosse e lì aprirà lo sportello per far scendere l’Italia.

Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 16:22