Ci è rimasta solo la Nazionale di calcio

Consumata la scissione della Gran Bretagna (Regno Unito) e preso atto delle dimissioni del primo ministro David Cameron, la cancelliera Angela Merkel ha convocato i più importanti suoi sudditi, Francois Hollande e Matteo Renzi, in un vertice che altro non può essere che la presa d’atto di un evento inaspettato (o meglio, da loro tre inaspettato), in quanto speranzosi della conversione dei britannici all’ultimo momento, magari indotti dal vile assassinio della dolce deputata laburista.

L’Europa è composta da popoli tra loro molto diversi, la cui diversità è accentuata da due prerogative molto importanti: il legame strettissimo alla Nazione ed il modo semplice ed al contempo severo con il quale conducono la loro vita gelosi come sono della loro identità. La Germania non dimentica mai gli splendori dell’epoca Prussiana e neanche il triste ventennio Hitleriano cercando di estrarre dalle varie e distinte esperienze il meglio; in ogni caso l’inveterato vizio del comando, acquisito dopo la caduta dell’Impero Romano, a scapito proprio di quei popoli, Greco e Romano dai quali avevano imparato le norme del vivere civile. Insieme alla Germania hanno condotto il medesimo stile di vita tutti i Paesi nordici, nonché l’Inghilterra che più di ogni altro Paese da Enrico VIII in poi non ha mai smesso di coltivare progetti imperialistici. Persa l’India, attraverso il Commonwealth domina altri Paesi quale l’Australia ed altri Paesi dislocati in tante parti del mondo.

Se così stanno le cose il vertice convocato dalla Merkel non poteva che essere ristretto al capo ed ai due sudditi, l’Italia e la Francia, in modo tale che venissero non discusse ma fatte proprie le strategie della Germania. Eppure il famoso Brexit era la grande occasione per Paesi quali l’Italia, la Spagna, la Grecia e il Portogallo per ottenere condizioni non di favore ma di uguaglianza con gli altri Paesi che non hanno i problemi di austerity imposti proprio dalla Germania e dai Paesi nordici tipo Norvegia, Danimarca, Svezia e Finlandia, per non parlare di Olanda e Belgio che sono vicini alla Brexit più di quanto si possa immaginare. L’Unione europea non è mai stata neanche negli anni Sessanta una unione politica, ma una unione economica e finanziaria a tutto beneficio delle banche e dei cosiddetti poteri forti, lontana dai cittadini che lottano quotidianamente per sopravvivere, assillati dai tantissimi balzelli e dalle bollette che a causa delle scadenze ormai mensili spesso non sono in grado di assicurare alle famiglie il minimo sostentamento.

Si parla di pentimento dopo il Brexit, ma sono certo del contrario conoscendo gli inglesi che se hanno votato per non far parte dell’Ue avranno avuto le loro ragioni, nonostante i tantissimi privilegi loro accordati, primo fra tutti quello riguardante la moneta. La turbolenza finanziaria di questi giorni scaturisce dalla solita speculazione in Borsa, guidata dai potentati economici che non affidano nulla al caso. Certo, la speculazione ha effetti terribilmente negativi se investe i Paesi deboli, quale il nostro i cui sistemi di controllo, Banca d’Italia e Consob, sono inutili quanto deleteri in quanto i loro compiti servono solo per burocrazia interna.

Ho appreso che la Banca d’Italia, da quando ha perso l’autonomia monetaria in favore dell’Euro, ha alle sue dipendenze funzionari ed impiegati nel numero di 7mila, lautamente compensati e che scaldano poltrone in danno dei contribuenti, i quali per difendere i loro diritti in presenza di un pessimo esercizio della giurisdizione sono costretti a pagare il maledetto contributo unificato. Non sono in grado di predire il futuro, ma allo stato delle cose non può che essere pessimo per noi italiani con o senza il Regno Unito, a meno che qualche miracolo non accada come quello dell’altra sera in campo calcistico, unico bagliore di luce in una notte fonda!

 

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 21:50