Nessuno tocchi il referendum

A vedere le reazioni verrebbe da dire: ma allora aboliamo i referendum, visto il caos che scatenano. Insomma, vi rendete conto in che mondo viviamo? Si indicono i referendum ma ci si prepara solo al risultato che si preferisce, come se fosse logico un responso unico e se poi non va così si cerca il modo per tornare indietro.

In molti casi addirittura, ed è successo anche da noi, nemmeno si tiene conto dei risultati e si fa finta di niente; in altri, se le cose vanno male, se ne vuole subito indire un altro per cambiare l’esito del primo. Per non parlare di quelli che sostengono a spada tratta una delle ragioni referendarie e, quando si accorgono che politicamente si mette male, cercano in ogni modo di svincolarsene. Dulcis in fundo quelli come la Scozia, che avendo i poteri per fermare la Brexit, almeno secondo quanto sostenuto dalla sua leader Nicola Sturgeon, prima aderiscono e votano e poi quando il risultato torna scomodo tirano fuori la possibilità di veto. Come se non bastasse, solo con i referendum si scatenano le contraddizioni peggiori della politica, che li usa non per testimoniare il primato della democrazia diretta, ma solo per interessi personali. Credono insomma, di farsi belli e grandi perché qualcuno, specie i sondaggisti, gli dice che i numeri vanno bene, ma quando si svegliano prendendo la musata maledicono la scelta.

Per non parlare del livore di chi perde, che accusa i vincitori di essere tutti una massa di rozzi, pastori, ignoranti, che non meriterebbero nemmeno il diritto al voto. Insomma, questo è il mondo del referendum e dei referendum che, dopo il risultato in Gran Bretagna, ci sbattono sotto gli occhi. A pochi giorni di distanza da un evento di cui si sarebbero dovute studiare tutte le conseguenze, soprattutto da parte della Ue, del mondo bancario e dei singoli Paesi, si capisce che non si era studiato un tubo di niente, se non la solita sotto considerazione del popolo. Va da sé, infatti, che se fosse stata seriamente considerata l’evenienza Brexit, ma non a chiacchiere e ad annunci catastrofici, forse qualcosa di meno peggio nel mondo finanziario sarebbe accaduto. La realtà è che non si era considerata la libertà di un popolo, che è fatto di giovani e anziani, impiegati e contadini, manager e operai, imprenditori e dipendenti, di votare secondo il proprio cervello e non per assecondare quello degli altri.

Non solo, ma nel caso inglese i guru della sapienza, cachemire e seta, sia interni che esterni, pur di dare per scontato un solo esito possibile, hanno caricato quello contrario di un peso mortifero da inferno dantesco. Come se non sapessero, con la speculazione che gira, quanto possa essere pericoloso fare del catastrofismo ipocrita e inutile su argomenti tanto delicati. Verrebbe da dire, pazzi, sconsiderati, scellerati, altro che politici esperti, intellettuali di rango, giornalisti di vaglio e analisti di punta. Sono stati loro a servire su un piatto d’argento alla speculazione i risparmi dei cittadini, per poterne fare strame a mani basse. E dire che, nei giorni precedenti il referendum inglese, tutti avevano garantito in Europa che ogni cosa era sotto controllo e si era pronti a ogni evenienza... Si è visto! Ecco perché verrebbe da dire aboliamoli i referendum, se poi le decisioni del popolo non piacciono, oppure devono essere prestabilite, oppure ancora orientate solo in un senso. E invece noi diciamo no, non aboliamo niente e i referendum ce li teniamo stretti eccome. Da anni tutti sanno che decine di milioni di europei, di tutte le razze, lingue, idee, sono esasperati per come vanno le cose dell’Euro e dei patti collegati, da anni tutti sanno che solo la Germania ci ha guadagnato. Da anni sanno che l’immigrazione selvaggia e incontrollata sta creando problemi e reazioni, sanno che l’austerity ha generato povertà e diseguaglianze, sanno che la burocrazia europea è diventata soffocante. Da anni tutti sanno che l’Euro, per come è stato costruito, ha gonfiato i muscoli dell’economia virtuale e depotenziato quelli dell’economia reale, come sanno che con il gioco degli spread la Germania si è fatta d’oro. Da anni sanno alla perfezione che le banche ne hanno fatte di tutti i colori, comprese alcune delle nostre.

Insomma, sanno tutto e lo sanno bene, ma fanno finta e continuano ad inginocchiarsi alla Merkel. Dunque cosa ci si può aspettare dal voto popolare se si chiede ai cittadini di esprimerlo? Anzi, meno male che l’Inghilterra non è la Francia né l’Italia né l’Olanda, altrimenti il referendum invece di cinquantadue a quarantotto, finiva molto peggio per i padroni dell’Europa e dell’Unione. Insomma cari amici, evviva la Brexit, evviva il coraggio di dire basta, evviva la voglia di ricominciare e semmai per una volta di mettere la Germania a fare i compiti di solidarietà, fraternità, umiltà e condivisione. Brexit è l’ultima spiaggia, o lo capiscono da soli, ma non sarà facile, oppure rozzo o colto, pastore o scienziato, little o great, il popolo comunque li costringerà a farlo.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 21:53