Media, web e futuro: parla Nicita (Agcom)

sabato 20 febbraio 2016


Pervasività di internet, evoluzione tecnologica e fenomeni di crescente convergenza sono soltanto alcuni degli “ingredienti” che stanno rivoluzionando gli universi di telecomunicazioni e media. Questi due ambiti, fino a pochi anni fa considerati a sé stanti, si trovano a sperimentare crescenti e più pervasive commistioni. Per comprendere meglio le evoluzioni in atto abbiamo incontrato Antonio Nicita, Commissario dell’Autorità Garante per le Comunicazioni, Agcom.

Quali ritiene siano le più importanti sfide del momento?

Non c’è dubbio, che la spinta più importante di questi anni sia quella data dal dover governare una transizione tra vecchie regole per vecchi mondi e nuove problematiche, regolatorie e competitive, quali quelle rappresentate dai temi cruciali come la neutralità della Rete e la sfida degli Over the Top.

Recentemente ha pubblicato un e-book, #Questi anni. Cosa voleva raccontare?

In questo volumetto (scaricabile gratuitamente dal sito www.antonionicita.it, ndr) ho voluto condividere alcune riflessioni. Vanno intese come occasioni per discutere e non certo come “tesi”, né, a maggior ragione, come bilancio dei primi due anni in Agcom. Il libro si compone di cinque parti: consumatori e concorrenza, reti e innovazioni digitali, pluralismo e media, diritti ed ecosistema digitale; una sezione finale di numeri e statistiche.

Il ritardo digitale italiano fa molto discutere. Quale è il suo parere?

Esiste innegabilmente un ritardo, anche se il tema principale non è tanto il ritardo del paese, ma il digital divide interno, con una situazione di grande frammentazione dovuta alla diversificazione geografica degli investimenti in reti di nuova generazione. Occorre far crescere la connettività del Paese riducendo al contempo il divario tra le diverse aree geografiche. Puntando a costruire una ‘rete’ di connettività unica, fissa e mobile. In ogni caso, stante il ritardo, ci si sta muovendo: sono aumentati gli investimenti degli operatori privati nelle aree ad alta densità e il Governo ha approvato nuove modalità di intervento nelle aree cosiddette C e D, per le quali sono già disponibili ingenti finanziamenti.

Nella seconda metà del 2015 l’Autorità ha portato avanti un’importante analisi di mercato, su mercati e posizioni dominanti nell’audiovisivo. Rappresenta un punto di svolta?

Si, Agcom ha avviato nel 2015 una nuova analisi di mercato del settore audiovisivo la cui conclusione è prevista nel 2016, siamo in dirittura di arrivo. Quest’analisi ci dirà se i mercati televisivi siano gli stessi individuati dall’Autorità nel 2010. Successivamente, l’obiettivo è comprendere se sussistano posizioni dominanti o comunque lesive del pluralismo sui singoli mercati e se, quindi, occorrerà individuare rimedi regolatori. Appare evidente che oggi l’approccio regolatorio non possa più limitarsi a guardare esclusivamente al settore televisivo, come in epoca analogica, prima, cioè, dell’avvento dei cosiddetti Ott, dell’affermazione globale dei grandi browser, della connected tv... Le nuove analisi di mercato vanno oggi compiute guardando a tutto ciò che di nuovo ormai si muove rapidissimo su offerta e utilizzo di contenuti, dalla streaming tv, ai nuovi modelli di fruizione che provengono dal web. Davanti a queste sfide, le regole pensate anni fa per governare concorrenza e pluralismo nei tradizionali mercati rilevanti televisivi appaiono davvero retaggio di un mondo ormai destinato ad evolversi.

Quali i suoi suggerimenti sul tema?

Ciò che forse va fatto gradualmente è individuare misure non distorsive, idonee a governare la transizione dal vecchio al nuovo. Come ho scritto nel libro, dobbiamo interrogarci, senza pregiudizi, su come modificare le regole pensate in contesti ormai superati. Ciò va fatto in funzione dei nuovi problemi concorrenziali, ma a partire però dall’analisi dei bottlenecks ancora significativi tanto nei tradizionali mercati delle comunicazioni elettroniche quanto nei mercati “televisivi”, tuttora governati dall’audience e da tradizionali strategie d’inserzionismo pubblicitario, in un mondo ormai caratterizzato da comunicazioni dedicate e profilazioni sempre più sofisticate.

Cosa implica il nuovo scenario convergente per consumatori e concorrenza?

È sempre più difficile pensare separatamente alle regole per le telco e i media. Profonde interdipendenze si manifestano ormai sia dal lato dell’offerta, con i continui processi verticali di integrazione proprietaria e contrattuale, sia dal lato della domanda, con un consumatore sempre più interessato alla fruizione ubiqua, persino in mobilità, di contenuti ad elevata capacità di banda, indipendentemente dalla piattaforma trasmissiva e dal terminale con il quale si connette. Il principale tema riguarda la cosiddetta “replicabilità”: occorre far si che forme di convergenza non generino problemi concorrenziali tanto nel mercato delle comunicazioni elettroniche quanto in quello dei servizi audiovisivi. I processi di convergenza telco-media, pongono il tema del confine dei mercati rilevanti, con un perimetro destinato ad allargarsi al crescere della varietà dei prodotti e servizi oggetto di integrazione. Il paradigma di riferimento è quello dei mercati multi-versante, ma il tema che si pone è se i vantaggi della convergenza si traducano in un ampliamento della libertà di scelta dei consumatori all’interno di una data offerta e come tale libertà vada rapportata ad un possibile restringimento della libertà di scelta tra offerte concorrenti. Credo che Agcom debba seguire un approccio prudenziale: non ostacoliamo l’innovazione, ma ci riserviamo di intervenire ove dovessimo osservare la creazione ingiustificata di barriere all’entrata in uno o più versanti.


di Elena D’Alessandri