Ma quale bacio! Storia di un ricatto

È saltata fuori come una novità la storia del bacio di Angelino Alfano, in occasione di un pranzo di nozze, al padre della sposa, il boss mafioso (tale pare che fosse) Croce Napoli. Un giornale calabrese pubblica la foto e “Il Giornale”, organo ufficiale di casa (e partito) di Berlusconi titola: “Quel bacio che imbarazza Angelino”.

Quelle foto e quell’episodio non hanno imbarazzato Alfano dal 1996, quando La Repubblica li pubblicizzò. Si trattava, tutto sommato, della solita sparata per un incontro imbarazzante, sempre che si fosse dovuto ritenerlo tale, quale ne avvengono continuamente in Sicilia e altrove, da che lo “sputtanamento” per frequentazioni mafiose è divenuto un concreto pericolo grazie a leggi mostruose ed a giornalisti e sicofanti velenosi nel nostro Paese.

In difesa di Alfano saltò fuori in quell’occasione un personaggio un po’ comico e un po’ pirandelliano, che allora imperversava ad Agrigento, dove era considerato un esponente “laico” del partito dei magistrati e della locale Procura, mentre cercava di accreditarsi come “capo della sinistra” ed esponente ecologista, “promotore di ingiustizia” in decine di processi, tra i quali taluni da lui imbastiti con connotazioni persecutorie, per i quali si sentiva una sorta di Cicerone da operetta che avrebbe costretto alla fuga, alla quale esplicitamente li esortava con in suoi ridicoli discorsi in Consiglio comunale, i suoi nemici.

La sua discesa in campo a favore di Alfano ed in difesa della gente onesta che casualmente può trovarsi in un banchetto a fianco ad un mafioso, meravigliò non poco la gente di Agrigento, che non aveva mai conosciuto in lui tanta generosità e buon senso. Non meravigliò i più avveduti e meno ingenui, come non li meravigliò il successivo voto del centrodestra al Consiglio comunale, che consentì al personaggio suddetto, Giuseppe Arnone, di divenire vicepresidente del Consiglio stesso. Poca cosa, ma non per Arnone, che da allora e per anni si firmò “il vicepresidente del Consiglio comunale, Giuseppe Arnone” in ogni occasione e anche per redigere manifesti diffamatori con tanto di stemma del Comune.

Mi occupai della cosa, tra l’altro, con un articolo pubblicato da “L’Opinione”, con il quale sottolineavo che il beneficiario di quel solitario (ma poi ripetuto in varie occasioni) atto di generosità da parte di quello strano figuro (poi passato per una serie impressionante di processi e condanne, anche per vicende di ricatti, da ultimo in danno di Crocetta e Lumia che non lo avevano messo in lista per le Regionali…) nei confronti di un personaggio, che sembrava assecondare le sceneggiate di quel suo soccorritore; personaggio del quale allora si diceva fosse il “delfino” di Silvio Berlusconi. Conclusi l’articolo su “L’Opinione” con le parole: “Dio salvi l’Italia!”.

Tutto ciò mi è tornato in mente non tanto per il fatto in sé del riemergere di quella storia del bacio asseritamente mafioso del 1996 (per il quale non ho da attingere ad una particolare generosità per dare atto ad Alfano di quanto già gli dichiarò quel tal Arnone), ma per il fatto che, guarda caso, mentre il partito di Berlusconi, che “gode” anch’esso dell’affidamento di lui al servizio sociale, che dovrà “convertirlo e farlo ravvedere” a condizione, a quanto pare, che la smetta di parlar male dei giudici che lo hanno condannato (e di quelli che lo hanno perseguitato, aggiungo io che non ho bisogno di “guadagnarmi” l’affidamento ai servizi sociali invece degli arresti domiciliari, cui invece, più spesso di quanto non vorrei, mi condanna magari l’età) va al soccorso delle riforme rottamatorie di Pinocchietto della Leopolda ed in Sicilia dello sgangherato e traballante governo Crocetta (appoggiato, tramite Lumia e l’antimafia, al partito dei magistrati) anche il “diversamente berlusconiano” Angelino Alfano docilmente, dopo essere andato al soccorso dei Governi Letta e Renzi, soccorre generosamente in Sicilia Lumia e Crocetta e la peggiore sinistra dei professionisti e degli industriali dell’antimafia e, magari, degli impostori alla Musotto.

Arnone è stato un precursore? Certo, oggi, in cui abbiamo un partito dei più voluminosi (ancora) sottoposto, col suo padre-padrone, al controllo dei servizi sociali e alle condizioni implicite ed esplicite della magistratura di sorveglianza (dopo avere subìto le batoste di quella penale e civile) quel lontano episodio del bacio e del dopo bacio con vicepresidenza ecc. fa sorridere. Che cos’è un bacio? C’è da domandarsi come Cyrano de Bergerac. La risposta non è così romantica come nel lavoro teatrale di Rostand. In Sicilia può essere la prova di un concorso neppure solo esterno. Ne seppe qualcosa Giulio Andreotti: un buon titolo per anni di galera. O, invece, magari, il motivo per sostenere un buffo vicepresidente d’un periferico Consiglio comunale o un governo regionale alla bancarotta. Così vanno le cose.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:05