Le traversie del Cav <br/>e l’orgoglio nazionale

È normale che gli italiani si preoccupino (chi più, chi meno) delle sorti di Silvio Berlusconi. Ciò che viceversa non è normale è che i mass media (tutti, senza distinzione alcuna) si meraviglino che il Procuratore generale della Corte d’appello di Milano abbia condiviso la proposta illustrata dai difensori di Berlusconi.

A differenza dei politici, il cui livello infimo conosciamo tutti, i magistrati - raggiunto l’obiettivo di emettere la prima sentenza definitiva per una frode fiscale inventata - non commetterebbero mai il gravissimo errore di applicare all’ex Cavaliere la misura coercitiva degli arresti domiciliari o un’altra misura che in qualche modo possa impedirgli l’attività politica, in ogni caso limitatissima. Se applicassero la misura dei domiciliari, di colpo si troverebbero contro la grande maggioranza degli italiani che considererebbe Berlusconi un “martire”. La Magistratura come è combinata oggi non sopporterebbe mai che la popolarità di Berlusconi aumentasse a dismisura, in modo tale da determinare finalmente la tanto agognata e indispensabile riforma dell’Ordinamento giudiziario.

Io e altri scriviamo da tempo, sul prestigioso quotidiano diretto da Arturo Diaconale, che la più grande emergenza dell’Italia è la Giustizia - e non solo per la lentezza dei processi davvero dannosissima anche per lo Stato italiano, condannato severamente dalla Corte di Giustizia Europea a pagare diversi milioni di euro all’anno - ma anche e principalmente per l’insopportabile protagonismo di alcuni giudici in numerosi processi di qualsivoglia natura che, in nome della tanto sbandierata autonomia e indipendenza, sono esenti da qualsivoglia responsabilità; tutto ciò nonostante alcuni anni fa un referendum (con risultato plebiscitario) abbia sancito, al pari dei medici, avvocati, ingegneri e architetti, tale responsabilità.

Si dà il caso che un’impresa sana sotto ogni profilo, con alle dipendenze cento persone, possa essere penalizzata dall’accanimento di una Procura che attraverso un sequestro preventivo penale, non condiviso dal gip che lo ha rigettato, ottiene dal Tribunale della Libertà quel provvedimento solo perché il manager che ha dato luogo ad un’impresa in concorrenza con un’altra nello stesso settore viene considerato il factotum della stessa e responsabile di un reato fiscale ancora tutto da dimostrare. Mi chiedo, io che sono rispettoso sempre dei giudici e dei provvedimenti che emanano, se il processo penale dovesse avere un esito diverso nel merito, come accade purtroppo spesso (vedi il caso Mazza, il caso Izzo e tanti altri), l’impresa sarà penalizzata dalla misura cautelare a tal punto da cessare l’attività perché privata dalle licenze di esercizio, o verrà dichiarata fallita? E chi sarà il soggetto eventualmente condannato a risarcire un danno di natura non solo economica ma anche sociale, se non lo Stato dal quale dipende il magistrato o i magistrati che hanno commesso l’errore?

Comunque in questi giorni ci dobbiamo occupare delle sorti di Berlusconi e della sua agibilità politica, che dipende dalla decisione del Tribunale di Sorveglianza di Milano. Resto dell’idea che Silvio Berlusconi, nonostante le sue disavventure giudiziarie, avrà modo di farsi sentire dal suo popolo. Cavaliere, se riuscirà nell’intento di innovare qualcosa, mantenga l’intesa con Renzi sulle riforme, ma combatta in modo severo e determinato i suoi avversari politici, che non sono solo i catto-comunisti, ma anche coloro che non più tardi di sei mesi fa stavano alla sua corte, ma che, dopo la pronuncia della Cassazione, da perfetti trasformisti l’hanno pugnalata alle spalle, sostenendo un Governo guidato da un imbonitore che promette alla gente ottanta euro in più in busta paga.

Renzi, contornato da cinque belle donne (una “novità” assoluta per i catto-comunisti), vuole acquisire consenso presso gli elettori di centrodestra, a dispetto dei malumori della sinistra radicale. Caro Cavaliere o ex, se cambierà finalmente rotta non saranno i circoli a salvarla, ma il popolo italiano, che in questo momento ha un unico grande desiderio: riscoprire (come stanno facendo la Francia, l’Inghilterra e la stessa Germania) l’orgoglio nazionale.

Aggiornato il 05 aprile 2017 alle ore 20:49