Le nuove frontiere di contrasto alla criminalità del Metaverso dell’Interpol

Secondo l’ultima ricerca svolta da Gartner, ciascuno di noi passerà almeno un’ora al giorno nel Metaverso, per diversi scopi, per motivi ludici, di lavoro o di studio e altro ancora. Questa previsione non può non far riflettere sul fatto che anche la nuova realtà virtuale potrà progressivamente essere oggetto di interesse da parte della criminalità, determinando la creazione di nuove fattispecie di illeciti.

Dall’ultimo Global Crime Trends Report dell’Interpol si evince che la criminalità non smette di adeguarsi all’evoluzione tecnologica globale, concentrando il suo focus verso il mondo digitale. Le modalità esecutive di reati come la truffa amplieranno il loro ventaglio di possibilità, ciò che già avviene oggi tramite mezzi come i social network o le stesse e-mail. Per questi motivi, l’organizzazione della polizia internazionale ha dato alla luce il primo Metaverso completamente progettato in funzione delle specifiche esigenze delle forze dell’ordine globali.

Infatti, durante la novantesima assemblea generale dell’Interpol, svoltasi a Nuova Delhi è stato presentato il succitato progetto di Metaverso, il quale consente agli utenti registrati di visitare virtualmente il quartier generale del Segretariato generale di Lione, aggirando ogni ostacolo geografico o fisico, in tal modo ciascuno di essi potrà interagire con gli altri utenti con l’utilizzo di avatar, con la possibilità di fruire della formazione immersiva nelle indagini forensi e di conoscere altre competenze e abilità della polizia.

Il segretario generale dell’organizzazione, Jürgen Stock, ha spiegato il motivo della creazione di questo progetto, ossia quello di mettere nelle condizioni ciascun Paese membro di contrastare la criminalità, garantendo più sicuro tanto il modo reale quanto quello virtuale, tutelandone l’umanità. Lo sviluppo tecnologico non fa altro che estendere i suoi orizzonti, con tempistiche sempre più sconcertanti per la loro velocità di applicazione, al punto che per quanto il mondo del Metaverso possa sembrare un futuro ancora lontano, in realtà è già presente nella nostra realtà globale più di quanto lo possiamo immaginare.

Allo stesso tempo, la criminalità organizzata e non organizzata è altrettanto consapevole delle potenzialità di azione illecita e di consequenziale guadagno che la nuova frontiera tecnologica rappresenta. Lo stesso Madan Oberoi, Executive Director for Technology and Innovation dell’Interpol, ha recentemente affermato che il Metaverso minerà la sicurezza globale, tra cui anche quella dei bambini, oltre a invadere il mondo delle criptovalute o a determinare nuove forme di molestie o violenze sessuali.

A tal proposito, 10 dicembre del 2021, la società Meta di Mark Zuckerberg ha inaugurato ufficialmente una nuova piattaforma di multigiocatore, intitolata Horizon Worlds, ossia il primo esperimento di un vero e proprio Metaverso, riservato agli utenti Facebook. Horizon Worlds rappresenta una realtà virtuale idonea a riprodurre nel modo più fedele la vita reale, tramite la creazione di avatar, i quali interagiscono con altri avatar utilizzando la voce originale di ciascun utente corrispondente, esplorando un mondo futuristico. In questo mondo virtuale è stato commesso il primo illecito di matrice sessuale, che ha indotto la vittima, ossia una ricercatrice incaricata di testare la suddetta piattaforma, a denunciare il fatto che è stata accerchiata da diversi avatar che l’hanno insultata e molestata sessualmente.

I risvolti giuridici nel nostro diritto al riguardo sono molteplici, a cominciare dalla sentenza n. 19033 del 2013 della Suprema Corte di Cassazione, pronunciata dalla Terza Sezione Penale, in cui gli Ermellini hanno considerato commesso il tentativo di violenza sessuale da parte di colui che minaccia le sue vittime con lo scopo di costringerle a ricevere fotografie a contenuto esplicito in cui è ritratto e a inviargliene altre in cambio.

Perciò, secondo quanto si evince dall’orientamento giurisprudenziale ormai consolidato, la violenza sessuale può essere realizzata anche con strumenti telematici a distanza, non rappresentando alcun elemento esimente per configurare la fattispecie del reato ex art. 609-bis c.p. (violenza sessuale) la mancanza di un contatto fisico tra l’agente e la vittima. Invece, per quanto riguarda le molestie sessuali, la nostra legislazione prevede l’art. 660 c.p., che punisce con l’arresto fino a 6 mesi o con l’ammenda fino a 516 euro, colui che in un luogo pubblico o aperto al pubblico, ovvero col mezzo del telefono, per petulanza o per altro biasimevole motivo causa a taluno molestia o disturbo. In questo modo, il legislatore fa rientrare nella fattispecie succitata non solo il reato di molestia sessuale, ma anche qualsiasi altro reato generico di molestia o disturbo alle persone, focalizzando l’oggetto della tutela legislativa sulla tranquillità pubblica e del privato sia reale che virtuale. Un altro pericolo che potrebbe determinare l’uso distorto del Metaverso potrebbe essere quello di diventare uno strumento per il terrorismo per svolgere la propria propaganda e attivarsi per il reclutamento e l’addestramento di nuovi sodali.

Di fronte ad una realtà prossima futura così realisticamente sconvolgente, con il suddetto progetto, l’Interpol ha voluto pianificare concretamente una strategia di prevenzione, funzionale alla tempestiva predisposizione di quegli strumenti necessari a tutelare gli internauti.

Aggiornato il 10 gennaio 2023 alle ore 10:08