Sonda Osiris-Rex della Nasa tocca l’asteroide Bennu

Meno di cinque secondi: tanto ha impiegato la sonda Osiris-Rex della Nasa per toccare un pezzo di storia del Sistema solare, l’antico asteroide Bennu, a 321 milioni di chilometri dalla Terra.

In pochissimi istanti si è giocata tutto, oltre dieci anni di lavoro preparatorio e quattro anni di missione nello spazio, per cercare di raccogliere almeno 60 grammi di polveri e detriti che potrebbero aiutarci a ricostruire la nascita del nostro sistema planetario e l’origine della vita sulla Terra. In Italia era da poco passata la mezzanotte quando la Nasa ha annunciato il touchdown. “Tutto è andato alla perfezione”, ha confermato il responsabile della missione Dante Lauretta, anche se ci vorrà ancora qualche giorno per conoscere con esattezza il peso del campione raccolto. Se l’obiettivo sarà raggiunto, la sonda si preparerà a riportare il materiale sulla Terra entro il 2023, altrimenti potrà tentare un secondo prelievo a gennaio.

L’impresa, finanziata con oltre 800 milioni di dollari, rappresenta una prima assoluta per la Nasa e gli Stati Uniti: finora soltanto il Giappone con la sonda Hayabusa 2 era riuscito a raccogliere un campione di un asteroide (Ryugu) da riportare a terra. L’eccezionalità dell’evento è stata sottolineata anche dal capo della Nasa, Jim Bridenstine, che a pochi minuti dal contatto tra Osiris-Rex e Bennu ha twittato: “Stiamo per riportare il più grande campione di materiale spaziale dai tempi dell’Apollo. Se tutto andrà bene, questo campione sarà studiato da generazioni di scienziati!”.

Le aspettative sono alte, perché queste ricerche potranno aprire “un nuovo capitolo nella nostra conoscenza del materiale primitivo del Sistema solare e nella comprensione del ruolo che può aver svolto nell’innesco della vita sulla Terra”, spiega Elisabetta Dotto, ricercatrice dell’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf) di Roma e membro del team scientifico della missione. Osiris-Rex ha cominciato il suo lungo viaggio nel 2016 dalla base di Cape Canaveral, ed è poi entrata in orbita intorno all’asteroide il 3 dicembre 2018. Da allora, la sonda ha continuato ronzargli intorno per mapparne la superficie e trovare il sito più adatto per il prelievo di materiale, il cratere Nightingale.

Martedì sera, quando in Italia erano le 19,50, è cominciata la sequenza di manovre per la discesa: dopo circa quattro ore la sonda ha toccato la superficie di Bennu e ha iniziato a spazzarla con un getto di azoto pressurizzato per poi raccogliere i detriti con il suo braccio robotico. Tutta l’operazione è stata condotta in autonomia ed è stata salutata con un’esplosione di gioia dal team al centro di controllo in Colorado. La festa purtroppo è riuscita solo a metà, senza abbracci o strette di mano e con i sorrisi nascosti dietro alle mascherine a causa del Covid.

Aggiornato il 22 ottobre 2020 alle ore 13:34