Cibo spaziale

martedì 5 novembre 2019


Si deve all’intraprendenza di un’azienda israeliana, specializzata in tecnologie applicate al cibo, in collaborazione con un’azienda russa e due americane, la realizzazione di qualcosa che sembra cancellerà per sempre quelli che sono i confini fino ad ora conosciuti nel campo dell’alimentazione umana. Attraverso una sperimentazione condotta in orbita, a bordo della Stazione Spaziale Internazionale, pochi giorni fa è stata realizzata, o per meglio dire “stampata”, la prima bistecca di manzo artificiale. Ma di che cosa si tratta esattamente, e perché il tutto è stato realizzato proprio nello spazio?

 Si tratta di una bistecca di “carne sintetica” ossia ottenuta non attraverso l’uccisione e la macellazione dell’animale, ma realizzata interamente in laboratorio. I ricercatori hanno fatto crescere in coltura, in condizioni comparabili a quelle presenti nell’animale, alcune cellule prelevate da una mucca e aggregate in strutture tridimensionali dette “sferoidi”. Questi ultimi sono stati combinati con fattori di crescita e sostanze compatibili con i tessuti animali chiamati “bio-inchiostri” e utilizzati in stampanti tridimensionali per ottenere frammenti di tessuto per mezzo di forze magnetiche. La tecnica della stampa 3D si sviluppa diversamente nello spazio rispetto a quanto avviene sulla Terra: in orbita, infatti, il materiale biologico non si deposita a strati come avverrebbe sul nostro pianeta per effetto della forza di gravità ma, al contrario, le particelle si sedimentano in maniera distribuita su tutti i lati, formando una struttura tondeggiante ed il tutto avviene anche in maniera più rapida.

 La Aleph Farms era già riuscita a produrre in laboratorio e cucinare una bistecca di carne sintetica nel 2018, ma la novità dei giorni scorsi sta proprio nel fatto che il tutto sia stato realizzato sulla Stazione Internazionale che orbita intorno alla Terra e i risvolti di questo successo sono facilmente intuibili. Le missioni spaziali sono previste sempre più distanti e le rotte da percorrere richiederanno tempi di permanenza nello spazio sempre maggiori: questo ha spinto la ricerca ad investire sempre maggiori risorse ed energie nella realizzazione di cibi “freschi” anche in condizioni dove acqua e terreno sono scarsi, come ad esempio la coltivazione di piante e vegetali adatte al nutrimento umano. Quello che mancava era proprio la possibilità di approvvigionare gli astronauti con proteine “autoprodotte” direttamente in orbita.

 Ma questa non è solo una buona notizia per gli astronauti, perché le potenzialità di questa scoperta si estendono ben oltre i confini delle stazioni spaziali, aprendo alla possibilità di dotare anche gli esseri umani che vivono sulla Terra di carne ottenuta con metodi cruelty free ed economica anche dal punto di vista dello sfruttamento delle risorse naturali. Il prossimo step, infatti, è proprio quello di proseguire nella sperimentazione per raggiungere in breve tempo l’obiettivo di realizzare bistecche di bovino 3D in bio-fattorie sulla superficie terrestre.


di Chiara Gulienetti