L’organo per il trapianto? lo porta il drone

Avevo già trattato in un precedente articolo l’importanza che sempre più ricopre l’utilizzo dei droni nella vita quotidiana, dall’ambito militare a quello ecologico, dal soccorso in caso di calamità alla più semplice consegna di merci o al puro divertimento. Ma il 26 aprile, è stato fatto un passo ulteriore, questa volta in campo medico: per la prima volta, un drone ha prelevato, trasportato e recapitato un organo vitale perché venisse trapiantato in un paziente affetto da una patologia grave.

È accaduto negli Stati Uniti, più precisamente nel Maryland, a Baltimora: il drone è partito dal Saint Agnes Hospital ed ha raggiunto il Maryland Medical Center dopo aver percorso una distanza di circa 4 chilometri con un volo di circa 10 minuti e grazie all’impiego di tecnologie all’avanguardia che hanno garantito la sicurezza e integrità dell’organo durante le fasi del trasporto.

Si trattava di un rene, e ad attenderlo c’era una donna di 44 anni, affetta da una patologia che l’aveva costretta alla dialisi per ben 8 anni, sin dal 2011, e per questo in attesa di un trapianto che le consentisse di migliorare radicalmente le sue aspettative e condizioni di vita. Lei stessa, a trapianto avvenuto con successo, ha dichiarato: ”Tutta questa vicenda è fantastica. Anni fa era qualcosa di impensabile”.

Grande soddisfazione è stata espressa anche dai medici che si sono occupati dell’intervento: Joseph Scalea, il capo del progetto ed uno dei chirurghi che ha eseguito l’operazione ha affermato che “Questo è stato un processo complesso. Abbiamo avuto successo grazie alla dedizione di tutte le persone coinvolte per un lungo periodo di tempo”.

In passato, infatti, lo stesso centro trapianti aveva dovuto far fronte ad episodi di gravi ritardi nella consegna degli organi, anche di 29 ore, messi per questo gravemente a rischio e con conseguente pericolo anche per il paziente in attesa dell’operazione chirurgica. Dal canto loro, gli ingegneri che hanno realizzato e messo in essere questa sperimentazione hanno affermato di aver effettuato ben 44 voli di prova prima di quello definitivo e di aver preso tutte le precauzioni del caso: il drone, infatti, è in grado di monitorare e mantenere costanti i parametri dell’organo ed è stato dotato persino di un paracadute in caso di guasto, proprio per garantire la salvaguardia e l’integrità del prezioso carico durante il trasporto.

Matthew Scassero, uno degli ingegneri del team, ha dichiarato: “C’è un’enorme quantità di pressione sapendo che c’è una persona che aspetta quell’organo, ma è anche un privilegio speciale far parte di questa missione così delicata.

L’uomo ha raggiunto una nuova frontiera nell’utilizzo di questi macchinari: il trasporto con i droni dimostra di rappresentare un grande potenziale nell’accesso al trapianto, oltre che ad allargare notevolmente il bacino dei donatori di organi con la riduzione dei tempi necessari al loro trasporto.

Aggiornato il 16 maggio 2019 alle ore 12:56