La vita in un microchip

venerdì 28 dicembre 2018


Nel 1980 lo scrittore Robert Ludlum nel suo romanzo “The Bourne Identity” immaginava un mondo dove era possibile impiantare microchip sottopelle per veicolare informazioni. Nel caso del racconto, il protagonista portava nel dispositivo piazzato nella mano il numero di una cassetta di sicurezza svizzera.

Oggi nel 2018, questa tecnologia non è più fantascienza ma realtà. In Svezia infatti oltre 4000 cittadini hanno deciso di farsi impiantare un microchip sottocutaneo contenenti informazioni personali e password. Il dispositivo contactless, viene usato quotidianamente per pagare la spesa, le bollette e aprire la porta di casa. Lo scopo? Facilitare gli ingressi al supermercato, palestra ed evitare di doversi ricordare i codici di carte di credito o carte fedeltà. I chip vedono iniettati fra il pollice e l’indice, costano 150 dollari ed esistono kit che permettono l’auto-impianto in casa.

Il cuore del sistema è rappresentato dalla tecnologia Rfid (identificazione a radio frequenza), la stessa usata per le carte di credito, i passaporti e anche le card per il trasporto. Questa nuova tecnologia è talmente radicata nella società svedese che le ferrovie nazionali sono in grado di rilevare i chip attraverso degli scanner in uso al personale.

Non sorprende che questa moda abbia preso piede da subito in Svezia più che in altre nazioni. Secondo i sociologi, gli svedesi hanno molta fiducia in tutto ciò che è digitale, credono profondamente nel potenziale positivo della tecnologia e quindi rappresentano un terreno fertile per chiunque voglia sviluppare il biohacking, ovvero l’etica hacker applicata ai sistemi biologici. Secondo Jowan Osterlund, fondatore della compagnia BioHax che produce questi apparecchi, i chip sarebbero molto più sicuri degli smartphone perché sono molto più complicati da hackerare e non essendo dotati di Gps sono anche più difficili da tracciare.

Ma esiste anche il rovescio della medaglia, ovvero quello di fornire ogni tipo di informazione sulla vita di chi lo porta. Dagli acquisti alle abitudini alimentari, fino agli spostamenti tutto viene registrato durante i vari pagamenti. Il confine tra progresso e intrusione nella vita personale dei cittadini diventa sempre più labile. Quanti di noi sarebbero disposti a farsi impiantare un microchip nella mano pur di pagare il caffè alla macchinetta più rapidamente? Chissà…


di Cristina De Palma