Gps antisequestro per cani: vantaggi e rischio hacker

Non passa estate senza che si riproponga l’annoso problema dell’abbandono degli amici a quattro zampe; ma esiste anche un altro fenomeno legato al mondo cinofilo, forse non molto noto ma purtroppo alquanto diffuso nel nostro Paese, il dog-napping, il rapimento di cani. Secondo una ricerca pubblicata ad aprile da AIDAA, l’associazione italiana difesa animali e ambiente, ogni giorno, in Italia, scompaiono circa 70 esemplari, oltre 25mila in un anno. I motivi di questi sequestri sono i più disparati: dall’utilizzo per la riproduzione in allevamenti illegali, alla rivendita a prezzi dimezzati rispetto al mercato e all’avviamento ai combattimenti clandestini, per un giro complessivo di affari che oscilla tra i 5 e i 7 milioni di euro. Da anni ormai la tecnologia è venuta in soccorso dei padroni più apprensivi e spaventati di fronte a questo fenomeno, mettendo a disposizione dei collari speciali che, sfruttando il sistema di posizionamento satellitare Gps, permettono di visualizzare in ogni momento sullo Smartphone dov’è localizzato il nostro migliore amico, con una precisione quasi millimetrica. Sembrerebbe un sistema perfetto per salvaguardare dai malintenzionati gli animali domestici ma purtroppo questa cautela potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio come hanno evidenziato recentemente gli esperti di cyber security della Kaspersky Lab.

Come per ogni dispositivo elettronico infatti, bisogna fare i conti con i pirati informatici, i cosiddetti hacker, che possono abilmente intercettare questi pet-tracker connessi alla rete e rubare così le informazioni relative alla posizione dell’animale tanto preziose per i loro padroni. E tutto questo non solo per eventualmente impossessarsi in maniera fraudolenta del cane: conoscere la posizione dell’animale domestico consente spesso di tracciare anche le abitudini del suo possessore, durante l’anno ma anche in tempo di ferie, per sapere quando il padrone ed il suo fedele amico sono partiti per le vacanze.

Ma non solo: tra i punti deboli rilevati in questi dispositivi, vi sarebbe anche la possibilità di risalire ad altri dati sensibili relativi al proprietario con esso connesso, quali il nome, l’indirizzo email e le comunicazioni che intercorrono tra i due dispositivi. Naturalmente, questi rischi riguardano tutti gli ambiti in cui questo tipo di localizzatori vengono utilizzati, ma considerando che dall’ultimo censimento canino pubblicato dal ministero della Salute qualche mese fa questi animali d’affezione, correttamente registrati, sfioravano i dieci milioni di unità. Riflettendo sul coinvolgimento emotivo suscitato dal rapporto con un cane, ben si può comprendere quanto questo fenomeno interessi un largo bacino di utenti, che dovranno così fare i conti con la consapevolezza di essere resi più vulnerabili proprio da quella tecnologia concepita per difendere il loro migliore amico.

Aggiornato il 07 agosto 2018 alle ore 12:05