Luce dalla pellicola

lunedì 14 maggio 2018


Può una pellicola di plastica diventare un pannello solare? È la difficile sfida raccolta da un gruppo di ricercatori di Milano, che nel marzo del 2016 ha dato vita a Ribes tech, giovane startup tecnologica che lavora nell’ambito del fotovoltaico.

L’idea di base è creare una pellicola fotovoltaica di piccole dimensioni, e vari colori, capace di trasformare le radiazioni solari e artificiali in elettricità. Il fotovoltaico tradizionale è un campo maturo, che vanta decenni di ricerca e oltre trent’anni di applicazioni tecniche e commerciali, ma si appoggia sul silicio, un materiale pesante e con un certo impatto architettonico, estetico e ambientale. Ora le cose stanno cambiando.

Come ci spiega Antonio Iacchetti, Ceo di Ribes Tech: “Grazie all’utilizzo del processo nanotecnologico siamo in grado di prendere dei materiali conduttori, di manipolarli a livello molecolare e renderli quindi simili a un normale inchiostro che viene poi stampato su pellicola. Quando l’inchiostro si asciuga, le nanoparticelle mantengono le loro proprietà e possono trasformare la luce in energia”.

Rispetto ai pannelli solari tradizionali, i vantaggi sono tanti. In primis la dimensione: essendo creata dalla classica macchina da stampa rotativa, la pellicola può avere qualsiasi forma desiderata, dal rettangolo alla stella. Un altro vantaggio è rappresentato dai colori dei pannelli che possono cambiare a seconda dell’utilizzo, interno o esterno. Ogni inchiostro infatti può veicolare l’elettricità in modo diverso; ad esempio il rosso è consigliato per l’indoor perché assorbe meglio la luce artificiale.

Infine la pellicola, assolutamente flessibile, è interamente costituita di plastica e quindi, finita la sua vita, può essere riciclata come una qualsiasi bottiglietta d’acqua in un impianto di riciclaggio per la plastica. I tempi di produzione variano a seconda della grandezza delle celle prodotte. Ad oggi per produrre mezzo km di celle fotovoltaiche, occorre un’ora di lavoro. Ma la velocità di produzione è migliorabile nel tempo permettendo un grande risparmio a livello economico. Il progetto è partito dal Center for Nano Science and Technology di Milano in collaborazione, con l’azienda Omet srl di Lecco che è diventata socia del progetto, apportando gli investimenti ed i macchinari necessari per la stampa delle celle.

Ma quali sono i possibili utilizzi di questi pannelli? A tal proposito, Iacchetti ha le idee chiare: “Stiamo cercando di sfruttare le celle dove i vantaggi sono più sensibili senza però dover competere con i grandi colossi del fotovoltaico. Le applicazioni che abbiamo trovato più interessanti sono due: la più immediata, sul quale stiamo lavorando, è utilizzare questa pellicola per alimentare dispositivi elettronici wireless. Ricopriamo i sensori elettronici degli impianti domotici in modo tale che la loro superficie diventi una fonte di energia più continua e duratura rispetto alle classiche batterie che hanno un tempo di vita limitato. Questa idea vorremmo poi applicarla, in un futuro prossimo, anche all’elettronica portatile, usando i vestiti come tramite per generare l’energia necessaria per ricaricare i cellulari”.

I prototipi sono già stati creati e forniti ai clienti della startup ma il fine ultimo è la commercializzazione su larga scala. Tenetevi forti quindi perché il futuro è alle porte!


di Cristina De Palma