L’altoparlante “smart” chiama lo sceriffo

Una tecnologia sempre in ascolto può essere inquietante per la nostra privacy, eppure a volte può rivelarsi un fortunato salvavita. Negli Stati Uniti un altoparlante “smart”, categoria in ascesa di dispositivi sempre connessi che eseguono compiti dietro comando vocale degli utenti, ha evitato una tragedia chiamando la polizia. Ha ascoltato una lite tra due fidanzati degenerata in minacce fisiche. L’episodio è accaduto nel New Mexico: una coppia ha cominciato a discutere in casa, tra l’altro in presenza della figlia.

A un certo punto, come riporta il sito Abc News, la lite si è infiammata: l’uomo, Eduardo Barros, avrebbe minacciato di uccidere con un’arma da fuoco la sua compagna, chiedendole, probabilmente in tono provocatorio, “Hai chiamato gli sceriffi?” A quel punto il “maggiordomo” da salotto in ascolto avrebbe scambiato la domanda per un comando vocale e fatto partire la telefonata al 911. Un intervento salvifico, come riconosciuto dalle stesse forze dell’ordine, perché ha permesso alla polizia di intervenire e di mettere prima in salvo donna e bambina e poi di prendere in custodia l’uomo. In questo caso, ha affermato lo sceriffo Manuel Gonzales, la tecnologia ha giocato un ruolo inaspettato nell’evitare una tragedia. L’accaduto è anche un nuovo caso di cronaca che accende i riflettori sulla crescente importanza degli altoparlanti “smart”, gadget di tendenza su cui stanno investendo colossi come Google, Amazon, Apple e Samsung. Secondo alcuni analisti questi dispositivi sono candidati a diventare per i nostri salotti quello che gli smartphone sono nelle nostre tasche: onnipresenti e “tuttofare”. Con tanto di dubbi sollevati per le implicazioni sulla propria privacy.

Lo ha già dimostrato un altro caso di cronaca che ha visto l’assistente digitale di Amazon Echo, Alexa, chiamato a “deporre” in un caso di omicidio. A dicembre scorso una Corte dell’Arkansas ha chiesto ad Amazon le registrazioni delle comunicazioni fatte tramite il dispositivo in casa del presunto assassino. Richiesta inizialmente rifiutata con tanto di appello al primo emendamento della Costituzione americana che difende, fra l’altro, la libertà di parola. Amazon ha sostenuto che i comandi vocali dell’utente e le risposte dell’assistente virtuale erano protetti perché avrebbero potuto rivelare dettagli sugli interessi dell’utente, meritevoli di protezione dal governo.

Aggiornato il 11 luglio 2017 alle ore 13:37