La Google Car va in pensione, Mountain View punta su Chrysler

Google manda in pensione la "lucciola", la piccola auto con cui finora ha sperimentato il suo sistema di guida autonoma. La macchinina, una sorta di microcar che ha macinato quattro milioni di chilometri lungo le strade americane, finisce nei musei, sostituita da veicoli più pratici e confortevoli. Auto normali - i minivan Chrysler Pacifica di Fca con cui la internet company ha stretto una partnership un anno fa - grazie a cui i cittadini potranno iniziare a testare la guida senza pilota. L'annuncio di Waymo, la società di Google dedicata alle auto, arriva nello stesso giorno in cui Apple, per bocca del suo amministratore delegato, ammette apertamente, per la prima volta, il proprio interesse nel settore automobilistico. "Ci stiamo concentrando su sistemi autonomi di guida", ha detto Tim Cook in un'intervista.

Sia per Google che per Apple, quindi, l'intenzione non è quella di produrre un'auto in "scocca e telaio", ma di creare la tecnologia di guida autonoma, cioè il cervello con cui equipaggiare i veicoli sfornati dalle aziende tradizionali come Fca. Dall'esordio del 2014 la Google Car, ribattezzata "Firefly" (lucciola) dai dipendenti, "era pensata come una piattaforma per sperimentare e apprendere, non per la produzione di massa", spiega Waymo. "Ora che siamo passati alla prossima fase - lasciando usare ad alcuni cittadini le nostre auto nella loro quotidianità - siamo pronti a ritirare la flotta di Firefly e a concentrarci sull'integrazione della nostra tecnologia in veicoli come la Pacifica".

Focalizzata sulla guida autonoma è anche Apple. "È una tecnologia fondamentale che riteniamo molto importante", ha affermato Cook a Bloomberg. "La vediamo come la madre di tutti i progetti di intelligenza artificiale e probabilmente è uno dei progetti di intelligenza artificiale più difficili a cui lavorare". Apple e Google sono due delle compagnie hi-tech impegnate da anni nella rivoluzione della mobilità su quattro ruote, un settore che vede coinvolte anche Uber con Volvo, la cinese Baidu, Tesla, oltre a una serie di case automobilistiche da Audi e Bmw a Ford e General Motors. Obiettivo è accaparrarsi una fetta di un mercato, quello della guida autonoma, che secondo gli analisti di McKinsey varrà 6.700 miliardi di dollari nel 2030. La diffusione della tecnologia richiederà però una buona accoglienza da parte dei consumatori che al momento non è così scontata, almeno in Italia. Stando a un sondaggio Aci, infatti, solo il 48 per cento degli italiani è disposto a provare l'auto senza conducente, mentre il 25 per cento non ci salirebbe mai.

Aggiornato il 14 giugno 2017 alle ore 15:56