I Mondiali di calcio in Qatar e le immense problematiche ambientali

I Mondiali di calcio in Qatar sono stati caratterizzati dallo scandalo corruzione delle istituzioni europee e da una serie di proteste e manifestazioni per chiedere il rispetto dei diritti umani, rimarcando la violazione delle libertà personali e sessuali che avvengono costantemente nel Paese. Accanto a tali tematiche, emerge anche l’impatto ambientale che gli eventi e l’organizzazione stanno compiendo a danno del territorio. Prima dell’avvio dei campionanti, il Qatar aveva promesso un torneo a zero emissioni di carbonio, ma la necessità di mostrare al mondo la modernità sfavillante del Paese ha consentito di edificare e costruire nuove infrastrutture, alberghi extralusso, rilanciare una gestione capillare della mobilità dei calciatori e dei vari staff e la stessa gestione e conduzione delle partite di calcio ha consegnato una progettualità completamente differente. In questo piccolo stato del Golfo persico, la tematica della sostenibilità ambientale è al centro dell’attenzione della comunità internazionale poiché il Paese è fortemente dipendete dai combustibili fossili e con l’inizio degli eventi la situazione è peggiorata.

La Fifa ha dichiarato che il torneo produrrà circa 3,6 milioni di emissioni di gas serra e la cifra supera le 1,5 milioni di tonnellate registrate in Russia durante i Mondiali di calcio del 2018. Nonostante l’immenso sforzo delle istituzionali nazionali e l’immagine pubblica diffusa con le nuove infrastrutture a basso impatto ambientale, al centro del monitoraggio da parte delle organizzazioni ambientaliste ritroviamo gli otto stadi all’aperto. Sette stadi sono stati costruiti per l’occasione, mentre il Khalifa International è stato oggetto di ristrutturazioni e manutenzione pubblica. Gli stadi sono realizzati con materiali riciclabili e riutilizzabili ma gli enti predisposti per la certificazione green e sostenibile non appaiono parziali e credibili. L’ente che ha autorizzato la certificazione è una società immobiliare inserita all’interno dello stesso circuito finanziario del fondo sovrano del Qatar. Sostanzialmente, gli organizzatori hanno istituito un nuovo sistema di controllo, denominato Global Carbon Council, innescando considerevoli preoccupazioni internazionali in merito alla trasparenza e alla tracciabilità delle analisi condotte. Altro aspetto da non sottovalutare è quello legato alla gestione delle zone desertiche con la creazione di enormi vivai e tappeti erbosi che dovrebbero assorbire le emissioni di anidride carbonica generate durante gli eventi sportivi. Una progettualità mastodontica che tenta di apparire come green e sostenibile ma che in realtà sta facendo vivere al Qatar un inquinamento quasi trenta volte maggiore rispetto alle normali attività quotidiane.

D’altronde, attualmente il Paese risulta tra i primi al mondo per le emissioni pro-capite e soltanto il 2 per cento dell’energia prodotta proviene da fonti rinnovabili. Un’altra grande problematica per il Paese è quella dell’accesso sostenibile e sicuro alle fonti idriche. Alcune piazzole verdi sono state collocate accanto agli impianti idrici e delle acque reflue e al momento non è ancora chiaro se tale edificazione infrastrutturale possa generare ulteriori problematiche per l’accesso idrico della popolazione locale in una zona caratterizzata da desertificazione e sistematica mancanza di acqua potabile. Secondo gli esperti, ogni metro quadrato di verde generato esige di almeno 80mila litri d’acqua al giorno, generando un impatto idrico considerevole e non sostenibile. In conclusione, sono molte le organizzazioni non governative e le associazioni ambientaliste che, attraverso analisi concrete, bollano le promesse del Qatar sui Mondiali di calcio come espressioni di greenwashing, confutando le analisi dell’Investment Promotion Agency Qatar che ha valutato il progetto dei Mondiali di calcio come un modello di economia circolare e ad emissioni zero.

Aggiornato il 19 dicembre 2022 alle ore 11:02