Castillo condannato a 18 mesi di carcere

venerdì 16 dicembre 2022


Pedro Castillo condannato a 18 mesi di carcere. La decisione riguardante la pena per l’ex presidente del Perù è stata presa dal Tribunale per le indagini preliminari, dopo aver accolto la richiesta della Procura generale del paese sudamericano. Tra le accuse imputate al politico, ribellione e tentato colpo di Stato. Dopo il processo, in cui il giudice Juan Carlos Checkley Soria ha ascoltato gli interventi dell’accusa e della difesa, lo stesso ha letto per quasi due ore tutti gli argomenti a sostegno della sua decisione di accettare la richiesta della procura, e quindi di condannare Castillo a un anno e mezzo di reclusione.

Il magistrato, riferisce La Repùblica, ha deliberato che l’ex capo di Stato dovrà restare in carcere fino al 6 giugno del 2024, una decisione contro cui si è scagliata la difesa, che ha annunciato ricorso. L’accusa della Procura generale pone le sue fondamenta su un discorso di Castillo alla Nazione avvenuto lo scorso 7 dicembre, che è stato considerato come un tentativo di colpo di stato. Nel suo intervento, l’ex presidente annunciò lo scioglimento del Parlamento e il conseguente avvio di un processo di riforma della Costituzione, accompagnato da un commissariamento di tutti gli organi giudiziari peruviani.

Intanto, continuano i disordini a macchia di leopardo in tutto il Paese. Nelle ultime ore, è aumentato il numero delle vittime causate dagli scontri, che raggiungerebbero quota 18 morti. Durante il settimo giorno di proteste e scioperi – e il primo dall’introduzione dello stato di emergenza – sarebbero stati segnalati nove morti nelle regioni di Apurímac, Arequipa, La Libertad e Ayacucho, frutto di scontri fra manifestanti e membri della polizia nazionale. La situazione è diventata così esplosiva che il governo ha decretato un coprifuoco per 15 province del paese, per almeno cinque giorni.

Nella giornata di ieri, ad Ayacucho, i manifestanti hanno messo a ferro e fuoco l’aeroporto, scontrandosi con la polizia e l’esercito per il controllo della zona. Il Governo della Regione, ieri sera, ha diffuso un comunicato in cui accusa l’attuale presidente in carica Dina Boluarte, i ministri dell’Interno e della Difesa per le vittime. Inoltre, la municipalità di Ayacucho chiede le loro “immediate dimissioni dall’incarico”. Nel documento si chiede inoltre il cessate il fuoco immediato e lo stop alla repressione da parte di forze armate e polizia.


di Edoardo Falzon