Geopolitica senza regole

martedì 31 maggio 2022


Il ritorno della legge del più forte

Questo terzo decennio del XXI secolo vedrà il trionfo delle autocrazie e degli autocrati, alla Vladimir Putin e Xi Jinping? Sì, vinceranno loro. Per capire le cause di questa vittoria scontata, partiamo “fisicamente” dal terreno e da un osservatorio privilegiato, come è oggi quello ucraino, in cui si sta svolgendo uno scontro tra eserciti non dissimile da quelli tipici avvenuti durante le grandi guerre novecentesche. In questo campo antico ma recente, la Russia ha dimostrato tutta la forza di un tipico regime autocratico: il suo capo indiscusso (un vero Duce!), forte del sostegno morale della Chiesa ortodossa e del suo Patriarca, decide in solitario una guerra di aggressione in grande stile contro un Paese democratico, senza incontrare o, meglio, facendo terra bruciata di qualsivoglia opposizione o confronto interno.

Ma, allora, perché oggi Putin apre sui trasporti di grano ucraino? Per due motivi: l’Occidente e soprattutto l’Europa non possono rischiare rivolte in Africa e nel Medio Oriente, a causa dell’aumento stratosferico del costo del pane in Paesi sull’orlo della bancarotta, ma costretti a sovvenzionare in deficit la spesa alimentare della maggioranza dei loro cittadini sotto la soglia di povertà. La carestia provocherebbe tra l’altro un’ondata impressionante di migrazioni di massa dall’Africa e dal Maghreb, con conseguenze disastrose per la stabilità dei Paesi mediterranei della Ue, come Italia, Grecia e Spagna.

Quindi, anche Putin dà per scontato che, a questo punto, per l’Europa è meglio rischiare lo scontro navale con i russi, scortando le navi commerciali con le corazzate della Nato o, preferibilmente, di Paesi neutrali del Medio Oriente, già alleati storici di Mosca, come l’Egitto. Secondo motivo: mostrandosi generoso con l’apertura di corridoi umanitari internazionali per il trasporto delle derrate alimentari, Putin avvia un’offensiva di charme verso tutti quei Paesi africani che, o si sono astenuti, o hanno votato contro la condanna della Russia all’Assemblea dell’Onu.

Per Putin, cedere sul punto del trasporto del grano non è un problema, dato che anche nel teatro di guerra in corso comanda lui: comunque sia, prima o poi, l’Ucraina, o almeno una consistente parte di essa, deve ridiventare russa. Costi quel che costi in distruzioni e perdite umane. Attila vinceva così, facendo terra bruciata. Di conseguenza, si svuotino dunque gli arsenali russi di missili a testata convenzionale perché non resti in piedi un solo mattone delle case dei “ribelli”. E tutto questo è reso possibile dal fatto che a Mosca alti burocrati, oligarchi e generali sono come burattini nelle mani sapienti e (decisamente) criminali del Duce neozarista, che non è per nulla folle ma solo determinato a ridare le carte geopolitiche dei rapporti di forza nel mondo, visto che l’Europa (e lo abbiamo ancora una volta dimostrato!) è un gigante d’argilla!

Ma anche il resto dell’Occidente, alla fine, di sicuro lo accontenterà pur di riguadagnare la sua pace mercantile del “business as usual”, perché in fondo del sangue e della libertà perduta degli altri non sappiamo che farcene. In questo quadro illiberale putiniano, la Duma, i ministri, gli apparati amministrativi, militari e di sicurezza sono completamente asserviti e proni al volere dispotico del leader, arrivando a votare ed eseguire leggi che sopprimono il dissenso interno e cancellano l’opposizione dallo spazio politico dei media nazionali.

Grazie alla censura di regime, la disinformazione di Stato russa oscura totalmente i costi della guerra e le rilevanti perdite umane, giocando con i tasti ipersensibili del nazionalismo e del diritto (concetto molto popolare!) della Russia a riprendersi il ruolo di grande potenza, perduto con la fine della Guerra fredda. Nulla, come si è visto, né le suppliche, né le minacce e perfino nemmeno le sanzioni economiche sempre più dure possono indurre il moderno Duce a trattare, per trovare una soluzione diplomatica alla guerra in corso. E questo perché, da un lato, le sanzioni non servono a nulla se il tuo avversario può in ogni momento reciderti la carotide dello sviluppo economico, tagliando le forniture energetiche da cui colpevolmente dipendi (vero, cari Angela Merkel e Gerhard Schroeder?), dirottandole per di più da qualche altra parte sui mercati globali che tu Occidente hai fortissimamente voluto!

Dall’altro lato, l’impotenza decisionale dell’Europa deriva dalla natura stessa delle Democrazie, dato che i responsabili dei rispettivi Governi sono costretti a confrontarsi quotidianamente con le proprie opinioni pubbliche interne e con i loro parlamenti. L’Occidente non è un monolite e, quindi, non ha (come Cina e Russia) una politica estera, un esercito, un Governo e un’Assemblea del Popolo comuni. Non solo in questa parte del mondo, afflitta da un disastroso deficit demografico, esistono molti Stati sovrani con altrettante politiche estere e interessi divergenti (se non spesso conflittuali), ma persino quei conglomerati ibridi retti da Trattati comuni, come l’Unione europea, non hanno né bilancio, né difesa, né governance in comune! Per cui il Vecchio Continente si ritrova ancora oggi a spendere per gli armamenti più di dieci volte di quanto sia effettivamente necessario, dovendo tenere in piedi ventisette eserciti e centinaia di sistemi d’arma, a causa delle gelosie e degli egoismi nazionali.

Sono proprio questi ultimi, infatti, a essere responsabili, in materia di difesa comune, della fortissima dispersione, parcellizzazione e ridondanza dei fattori produttivi, come risorse umane, standard produttivi e finanziamenti per la ricerca. Questo del resto è da settanta anni l’enorme sovrapprezzo (inutile) da pagare per mantenere in piedi l’orgoglio di piccole potenze, che da sole nulla possono contro l’insorgenza e la prepotenza di colossi super armati, come Russia e Cina, dato che non sono in grado di esprimere una volontà unica, né un’azione collettiva compatta e decisa, lasciando da soli gli Stati Uniti d’America a fronteggiare il nuovo nemico comune. Così, oggi l’Occidente non ha una sola voce per rispondere allo strapotere totalitario delle autocrazie che, come si è visto nel caso delle forniture energetiche russe e la globalizzazione dei mercati, si finanziano con i soldi dei sistemi economici liberali per tenere in piedi i propri regimi dittatoriali.

Inutile rinchiuderli una bolla di sicurezza, dato che Russia, Cina e India sono in grado di fare da soli, creando in pochi anni mercati chiusi sub globali che escludano gli scambi monetari denominati in dollari ed euro. Tutto questo avviene grazie alle persistenti e irriducibili divisioni occidentali sulle forniture di armi all’aggredito ucraino, e sull’uso della forza per rispondere alle minacce all’ordine mondiale, come quelle poste dalla violazione armata di Putin dei confini internazionali di un Paese democratico, senza che vi sia stata alcuna provocazione da parte di quest’ultimo. Ciò che sta accadendo fa capire perché il comando unificato di una grande nazione, o di un insieme di nazioni, sia la vera questione che, se non fosse risolta, nel corso di questo decennio farà pendere la bilancia a favore delle autocrazie.

Per capirlo ancora meglio, basta osservare che Putin non solo può ignorare la reazione dei russi per gli enormi costi umani e materiali della sua guerra, ma sta consolidando la conquista armata dell’Ucraina proprio puntando al logoramento interno all’Occidente attraverso il prolungamento del conflitto. Infatti, più quest’ultimo durerà, maggiori e crescenti saranno le difficoltà nel medio termine che causeranno gravissimi problemi all’economia dell’Unione europea, che non ha né una politica comune di approvvigionamento energetico, né tanto meno un esercito comune da mobilitare.

Ormai è chiaro a tutti: senza intervento diretto della Nato e senza la dichiarazione di No fly zone senza se e senza ma, il rafforzamento temporaneo (con nuove forniture di armi) della difesa ucraina potrà solo rinviare di qualche mese l’inesorabile esito della guerra. La Russia ha forze soverchianti, una popolazione quattro volte superiore e una opinione pubblica ipernazionalista come e più di quelle ucraina, e i generali russi sono da sempre favorevoli alla strategia della terra bruciata, arando un’intera nazione a cannonate pur di arrivare al loro scopo, decisi a usare fino in fondo la forza distruttiva del loro esercito. Rimarrà in piedi un solo muro: quello di gomma del pacifismo dogmatico.


di Maurizio Guaitoli