Siete voi ad averci dichiarato guerra

Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, firma il decreto per l’invio di ulteriori armi all’Ucraina. Non si tratterà di altri mitra, obici, missili o bombe. Ma di armi molto più potenti, capaci di fare la differenza e di mettere la resistenza ucraina nelle condizioni di sbaragliare le truppe russe, proprio ora che infuria la battaglia nel Donbass. La Casa Bianca, infatti, dopo gli iniziali tentennamenti, è tornata sulle sue posizioni ed è pronta a inviare a Kiev i famosi lanciarazzi multipli (modello M142 e M270), superando il timore che possano essere usati per colpire il territorio russo. Per chi si intende di armamenti, è tra i dispositivi più potenti e avanzati in dotazione alle Forze Armate dei Paesi più progrediti, capaci di colpire con una pioggia di fuoco obiettivi fino a trecento chilometri di distanza.

Alla decisione di Biden fanno eco le dichiarazioni di pochi giorni fa della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, la quale al Forum economico di Davos – in cui è intervenuto sulla questione della guerra anche un Henry Kissinger più cinico che mai e rattrappito più dal suo proverbiale indifferentismo morale che non dalla vecchiaia – ha detto esplicitamente che l’Unione europea sosterrà l’Ucraina fino alla vittoria. E che è disposta a tutto per fare in modo che la guerra di Vladimir Putin si riveli un fallimento strategico.

La reazione del Cremlino non si è fatta attendere. Il ministro degli Esteri russo, il fedelissimo segugio di Putin, Sergej Lavrov, ha commentato all’agenzia di stampa Tass che, con queste scelte, l’Occidente ha dichiarato una guerra totale al mondo russo. Sappiamo benissimo che la Russia abbia un suo mondo: non inteso come una sfera d’influenza geopolitica ma come una realtà parallela. Di conseguenza, è ovvio che Mosca percepisca le decisioni occidentali come una dichiarazione di guerra e che sia davvero convinta del fatto che, in questa storia, le vittime siano loro. Siccome, però, che noi viviamo in questo mondo, in questa realtà, non possiamo fare a meno di sottolineare che, da parte nostra, non c’è nessuna dichiarazione di guerra alla Russia, ma la scelta di difendere quello che è nostro, quello che ci appartiene, i nostri valori e i nostri principi. Ad averci dichiarato guerra, semmai, è stata proprio la Russia.

Sono anni che Mosca cerca di destabilizzare le democrazie liberali attraverso la disinformazione e l’aiuto – finanziario e propagandistico – alle forze demagogiche e sovraniste, al fine di mandare in frantumi l’Unione europea, la Nato e di trasformarci in delle “democrature” sul modello ungherese o in degli Stati satellite asserviti al Cremlino, come la Bielorussia. Non è questo un atto di guerra? L’unica differenza tra quello che Putin sta facendo all’Ucraina e quello sta facendo a noi da anni è nel metodo. Con noi ha scelto di non usare tank e missili – perché sarebbe stato un suicidio – ma di usare un’arma ancora più potente e sulla quale i russi sono di gran lunga molto più ferrati di noi: la “disinformatia”, la propaganda e i continui tentativi di interferire nei processi democratici. Una guerra più subdola, ma comunque una guerra.

In secondo luogo, è da lungo tempo che la Russia continua a minacciare l’Occidente, paventando una guerra che ora ha deciso di scatenare, laddove questa parte di mondo avesse pensato di estendere ulteriormente la sua sfera d’influenza. Sì, una minaccia non è un attacco, ma la dice lunga su chi abbia intenzioni aggressive e chi solo difensive. Quello che in Russia non si vuole capire – perché non fa comodo, ovviamente – è che l’Occidente non estende la sua sfera d’influenza: sono i popoli liberi che vogliono restare tali a esigere specifiche garanzie di sicurezza che solo sotto l’ombrello occidentale possono trovare e sotto il quale liberamente scelgono di rifugiarsi. La paura della Russia ha spinto i Paesi dell’Est Europa nella Nato, ha spinto Svezia e Finlandia a intraprendere l’iter per l’adesione all’Alleanza Atlantica, ha indotto la Moldavia a presentare una richiesta analoga. Il ricordo dei crimini e della violenza russa spingerà, un giorno, anche l’Ucraina a diventare dei nostri. Se una nazione spaventa così tanto i suoi vicini, c’è ovviamente una ragione: e quella ragione è la sua politica estera aggressiva, invadente, imperialista. Gli Stati che dichiarano guerra non sono quelli democratico-liberali, ma quelli autocratici: i primi non credono nella coercizione, se non come “male necessario” – come quando bisogna difendersi – per i secondi, invece, è il principio della loro esistenza e della loro sopravvivenza.

Ancora, è Mosca ad aver dichiarato guerra all’Occidente nel momento in cui ha inviato le sue truppe in Ucraina – e, prima ancora, le sue spie nel Donbass per fomentare la guerra civile – per riportare coattivamente sotto la sua sfera d’influenza un Paese che aveva scelto di intraprendere un percorso del tutto diverso e di avvicinarsi al mondo liberal-democratico. Nel momento in cui la Russia ha imboccato questa strada, ha dichiarato guerra ai nostri valori e ha creato un pericoloso precedente. Non siamo stati noi ad aggredire la Russia o qualche Stato sotto la sua “protezione”. Non siamo stati noi a inviare carri armati e soldati oltre i confini Nato. Né abbiamo fatto nulla per obbligare qualcuno a unirsi a noi. La propaganda russa può inventare tutte le storie che vuole su Euromaidan, sul Governo ucraino asservito agli interessi americani o sul tentativo di far entrare l’Ucraina nella Nato per poter piazzare dei missili nucleari ai confini russi (che la Russia aveva già piazzato molto prima a Kaliningrad, nel cuore dell’Europa occidentale): i fatti smentiscono puntualmente queste fantasiose ricostruzioni. E ci dicono molto chiaramente che è la Russia ad aver cercato di impedire in ogni modo, anche nel più estremo, come la guerra, che l’Ucraina diventasse un Paese occidentale, che comunque già lo era e che sta dimostrando di essere respingendo i russi in nome della libertà.

La causa di questa guerra è il disprezzo della Russia nei riguardi del nostro mondo e dei valori che lo sorreggono. Nel suo delirio “psicotico”, il patriarca Kirill ha involontariamente detto una cosa vera: quella della Russia è una guerra metafisica contro l’Occidente, perché non ha nulla a che vedere con gli interessi economici o geopolitici – sebbene questi vengano sempre messi avanti per giustificare una simile iniziativa – ma con ragioni etiche e culturali. Non siamo noi a essere “russofobi”, ma i russi a odiare e disprezzare noi e il nostro mondo, la nostra democrazia, la nostra libertà, la nostra cultura dei diritti. L’Occidente non è ostile al mondo russo ma alla deriva autocratica, illiberale e oscurantista che ha intrapreso negli ultimi anni: il nostro problema è col putinismo, anche se i russi dovrebbero porsi qualche domanda sul motivo per cui sono così invisi alla Comunità internazionale. Non siamo russofobici più di quanto gli angloamericani e i sovietici non fossero germanofobici in altri tempi, quando il pericolo era rappresentato dai nazisti. Tale accusa non reggeva allora e non regge nemmeno oggi che la tirannia è risorta a Est. E minaccia di fare altrettante vittime e di commettere le stesse iniquità.

Aggiornato il 30 maggio 2022 alle ore 10:07