Non uccidere la vita

Il fenomeno che stiamo vivendo si presenta con due possibilità evidentissime, proseguire il conflitto in modi accrescitivi, rischiosi, cataclismatici oltre ogni limite fino a raggiungere la guerra mondiale, o troncare di netto e cercare la pace con le inevitabili compromissioni. Disgraziatamente le circoscritte conquiste russe sull’Ucraina, rilevanti, favoriranno l’accrescimento del conflitto. Sembra quasi che si voglia il predominio momentaneo della Russia, ritenendolo momentaneo, in vista di conflitti peggiorativi e determinanti. Se questo il fine dello scontro, vuol dire che vi è un disegno nella vicenda. Innanzi tutto spezzare in maniera centenaria il rapporto tra Russia ed Europa. I rapporti tra Russia ed Europa furono eccellenti, non vi era disturbo vicendevole, per nulla, piuttosto complementarietà economica, culturale, ora sconquassata chi sa per quanto tempo.

È un primo risultato, posto che sia uno scopo voluto o non voluto, è comunque un risultato effettuale. Ulteriore effetto, l’Europa deve cercare altrove appropriate economie e pare che ci si volga all’Africa, l’Africa non è del tutto affidabile sia perché demograficamente devastante per noi, sia perché in ogni caso troveremo concorrenza della Cina, della Russia, e scontri tra gli stessi paesi africani e tra i paesi europei. Si vedrà. Certo fare dell’Africa l’alternativa alla Russia credendo di reperire condizioni più vantaggiose e politicamente non pericolose sembra una ripetizione di quanto accaduto con la Cina, credevamo di colonizzare e abbiamo favorito la colonizzazione della Cina sull’Occidente. Ancora qualcuno non ha percepito che il mondo non è quello di un tempo.

In ogni caso, l’alternativa alla Russia è l’Africa. Dovrebbe essere l’Africa. Ulteriore effetto della guerra: certamente vi sarà scompiglio all’interno dell’Europa. Non tutti gli stati sono d’accordo su questa rottura con la Russia, non tutti gli stati avranno vantaggi, soprattutto il rapporto con gli Stati Uniti ne risentirà, non tutti sono dell’idea che bisogna obbedire assolutamente alle strategie statunitensi e che vi sia piena identità di interessi. Entriamo nel terreno della crisi economica, scopo prefisso degli Stati Uniti nei confronti della Russia. Sanzioni e guerra avrebbero tale evenienza a raggiungimento. La Russia avrà senza dubbio problemi ma è certissimo che li avranno anche le controparti occidentali. Al dunque, che vogliamo raggiungere? Una guerra di gran lunga superiore a quella presente piuttosto sconclusionata? Perché questo tendere, minacciare, accrescere palesa che gli Stati Uniti non hanno altra soluzione alla crisi che l’ampliamento della guerra.

È il dramma della situazione. Si ha l’impressione di un paese potentissimo il quale però non ha altra alternativa che la vittoria militare e manca di fiducia nella vittoria economica e politica. Come se gli Stati Uniti fossero “ridotti” alla guerra estrema perché hanno perso fiducia nella loro capacità di vittoria economica e politica. In tal caso la guerra non sarebbe la prosecuzione della politica ma un atto disperato di chi non sapendo proseguire la politica trascina nel diluvio gli altri con se stesso. Se muoio io, muoiano tutti. Gli Stati Uniti sono in questa condizione, disperati per il loro futuro e vogliono coinvolgere in questa disperazione l’umanità? Sarebbe dolorosissimo che questa enorme potenza democratica occidentale ritenesse che soltanto una guerra estrema la salverebbe e le ridarebbe evenienza di predominio.

Siamo a questo livello di argomentazione. Discutiamo di guerra mondiale come possibilità, precisamente come possibilità che dia agli Stati Uniti rinnovellato “controllo”. Ribadisco, se il controllo costasse la guerra planetaria addirittura nucleare qualche meditazione potrebbe servire. Ma vi è una deviazione in questa semplificazione tragica esposta. Che le parti si minaccino di accoltellarsi in forme ritualistiche come avviene tra gli animali, spesso. Uno mostra i denti, l’altro mostra i denti, tafferuglio, uno mostra la gola, si dichiara vinto e l’altro avendolo a disposizione non lo azzanna. Questo avviene tra i cani. Gli uomini, gli Stati mostrano i denti aspettando segnali di resa, la gola scoperta dello sconfitto. Disgraziatamente l’uomo non ha un codice di comportamento così nettamente ritualizzato. Inoltre pur non volendo pervenire al conflitto estremo basta un atto malinteso, una provocazione e viene lo scuotimondo.

Sarebbe il sommo dei crimini essere dei criminali involontari. Insomma, stiamo giocando al duello rituale senza rassicurarci di rimanere nel duello rituale. Uno scopre fino alle gengive un missile canino. L’altro scopre un missile molare, uno un drone incisivo capace di stanarti perfino a gabinetto. Razzi, carri armati, bombe, vi sono tutte le manifestazioni dell’aggressività “rituale”. Una esposizione sarebbe preferibile essere animali e restare nel duello rituale. Ma siamo uomini e non osserviamo categoricamente processi ritualizzati. Siamo dotati di libero arbitrio. Si narra. Potremmo scegliere tra guerra, e, incredibile, anche pace. Sì, vi è anche la possibilità della pace. Che ha un costo. Forse la guerra ne ha maggiore, di costo. In ogni caso, sembra che l’uomo mantenga la capacità di scelta.

Sosteneva qualche pensatore esistenzialista che l’uomo è obbligato ad essere libero, a scegliere, al “possibile”. Diamogli ragione. Guerra? Anche pace. Non guerra? Soltanto guerra. Perché questa negazione del possibile? Persino le bestie scelgono. Una giovane, bella donna, in braccio un piccolo che la cinge con braccini e manine gonfietti, il capo abbandonato nel sonno fiducioso, un passaggio di amoroso calore nel contatto, felice la madre di sentire il contatto carnale del figlio, il figlio il corpo della madre. Fulminei, a terra, sangue, e nel morire la madre copre il figlio, morto, con mano lenta che cede. Stanno uccidendo la vita.

Aggiornato il 30 maggio 2022 alle ore 17:07