Ambasciatore dell’Azerbaigian: il futuro è nel buon vicinato

mercoledì 16 marzo 2022


L’Azerbaigian ritorna al centro dell’attenzione mediatica italiana ed europea grazie alle abbondanti riserve di idrocarburi, all’affidabile fonte di petrolio e gas per l’Europa e in particolare per l’Italia (nel 2021 l’Azerbaigian è stato al primo posto nella fornitura di petrolio e, grazie al Tap, al terzo nella fornitura di gas naturale in Italia), e alle nuove dinamiche geopolitiche, che vedono il Paese da sempre vicino all’Italia e alle istituzioni occidentali. Nonostante la cessazione del conflitto tra l’Armenia e l’Azerbaigian, negli ultimi giorni si osservano nuovi incidenti tra i due Paesi. Estremamente importante è comprendere la realtà della regione caucasica, per capirne l’importanza anche nel Mediterraneo, per le dinamiche economiche del nostro Paese e per evitare eventuali atti che possano danneggiare gli sforzi compiuti per assicurare pace e stabilità durature nella regione. Nel tentativo di approfondire le ultime evoluzioni dell’area e in particolare cosa sta accadendo tra Azerbaigian e Armenia, intervistiamo l’ambasciatore della Repubblica dell’Azerbaigian, Mammad Ahmadzada.

Ad oltre un anno dalla fine del conflitto tra Armenia e Azerbaigian, ultimamente si susseguono notizie di tensioni tra gli eserciti dei due Paesi. Cosa sta accadendo e qual è il perché di questi incidenti?

La causa di quanto avviene sono le provocazioni commesse dall’Armenia. Questo sta accadendo sia sul confine di Stato tra Armenia e Azerbaigian, sia nei territori dell’Azerbaigian, dove sono temporaneamente dispiegate le forze di pace russe. Le provocazioni sul confine sono usate dall’Armenia per giustificare le sue precondizioni per la delimitazione dello stesso. La posizione dell’Azerbaigian sul processo di delimitazione dei confini tra i due Stati è chiara. La questione di delimitazione e demarcazione deve essere risolta nell’ambito di una commissione Armenia-Azerbaigian e non sono accettabili precondizioni per l’avvio del lavoro di tale commissione poiché tale processo deve basarsi sul rispetto del diritto internazionale e dei confini internazionalmente riconosciuti. Se l’Armenia vuole compiere seri progressi su questo tema, non deve imporre alcuna precondizione, ma assumere una posizione costruttiva, basata sul diritto internazionale. Invece, le tensioni nei territori dell’Azerbaigian, dove sono temporaneamente dispiegate le forze di pace russe, sono legate alla continua violazione da parte dell’Armenia dei termini della Dichiarazione Tripartita. Secondo quanto sottoscritto il 9/10 novembre 2020, parallelamente al dispiegarsi delle forze di pace russe, l’esercito dell’Armenia doveva essere ritirato da quei territori dell’Azerbaigian. Ciò che invece sta accadendo è che non solo l’esercito dell’Armenia non ha completamente lasciato i territori, ma si osserva anche periodicamente la costruzione di fortificazioni, che hanno lo scopo di migliorare le posizioni dell’esercito dell’Armenia. È inaccettabile che ciò avvenga sul territorio dell’Azerbaigian e abbiamo ripetutamente avvertito la parte armena. Ma l’esercito armeno agisce con provocazioni, a cui le forze armate dell’Azerbaigian rispondono adeguatamente. Come è stato più volte affermato, l’esercito dell’Azerbaigian eliminerà qualsiasi minaccia alla sua integrità territoriale e alla sicurezza della popolazione.

Recentemente, il 10 marzo, il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione. Cosa dice e qual è il suo commento in merito?

Vorrei rispondere a questa domanda citando quanto menzionato nella dichiarazione della commissione per le relazioni internazionali e i rapporti interparlamentari del Parlamento della Repubblica dell’Azerbaigian su tale risoluzione del Parlamento europeo. Il Parlamento della Repubblica dell’Azerbaigian ha chiarito come la risoluzione si basi interamente su false informazioni fornite dall’Armenia e dalla lobby armena, distorcendo la realtà conseguente da trent’anni di occupazione delle terre dell’Azerbaigian, compresi gli atti di vandalismo da parte dell’Armenia nei confronti del nostro patrimonio culturale situato in quelle aree. Tale vandalismo è completamente negato dalla risoluzione, quando invece la sua portata è inimmaginabile e ha coinvolto tutto il nostro patrimonio, incluse 65 moschee su 67, così come le altre chiese cristiane, distrutte da parte dell’Armenia con l’unico obiettivo di cancellare completamente le tracce della nazione azerbaigiana da quelle terre. Inoltre, durante il periodo di occupazione, l’Armenia ha impedito le visite nei territori occupati per la valutazione dello stato del nostro patrimonio da parte dell’Unesco e di altre entità internazionali specializzate, nonostante le ripetute sollecitazioni dell’Azerbaigian. Tutto ciò costituisce una grave violazione, da parte dell’Armenia, delle leggi umanitarie internazionali, inclusa la Convenzione dell’Aia del 1954 e i suoi protocolli. Fa davvero riflettere che il Parlamento europeo, che fa più volte riferimento all’Unesco nella sua risoluzione, nega gli atti di vandalismo citati e accusa l’Azerbaigian di ostacolare la missione Unesco, non abbia mai sollevato la questione delle conseguenze dell’occupazione da parte dell’Armenia nei territori dell’Azerbaigian e il vandalismo a cui è stato sottoposto il nostro patrimonio. La risoluzione del Parlamento europeo non è solo in contraddizione con il diritto umanitario internazionale, ma è anche in contrasto con i principi adottati dalla stessa Unione europea, che si oppongono alla distruzione dei monumenti culturali e religiosi. Un altro fatto che va menzionato è l’accordo per l’invio di una missione dell’Unesco in Azerbaigian e in Armenia, raggiunto nell’incontro online del 4 febbraio 2022, a cui hanno partecipato il presidente della Repubblica dell’Azerbaigian Ilham Aliyev, il presidente francese Emmanuel Macron (che presiede l’Unione europea), il presidente del Consiglio dell’Ue Charles Michel e il primo ministro della Repubblica di Armenia Nikol Pashinyan. Tale disposizione è la prova della necessità di determinare la condizione del patrimonio culturale della nazione azerbaigiana, situata all’interno del territorio dell’Armenia. Eppure, il Parlamento europeo non menziona in alcun modo questa questione. È impossibile trovare un’unica espressione che denoti l’eredità dell’Azerbaigian in qualsiasi parte della risoluzione. Allo stesso tempo, la risoluzione distorce il contenuto della sentenza del dicembre 2021 della Corte internazionale di giustizia, in quanto cita integralmente le pretese avanzate dall’Armenia dinanzi alla Corte, ma da quest’ultima in definitiva respinte. La risoluzione non accenna neppure al fatto che oggi, nel periodo del dopoguerra, l’Azerbaigian ha avviato una fase di restauro e di ricostruzione su larga scala nei territori liberati. Questa risoluzione invita a mettere in discussione l’integrità territoriale e la sovranità dell’Azerbaigian, contraddice completamente la recente buona volontà e gli sforzi della leadership dell’Unione europea per mantenere la pace, la stabilità e la sicurezza nel Caucaso Meridionale, contiene allo stesso tempo, una serie di elementi pericolosi e getta un’ombra sugli sforzi dell’umanità, volti a sradicare la discriminazione e l’intolleranza religiosa e razziale. Contrariamente all’Armenia monoetnica, l’Azerbaigian è un paese multiculturale e tollerante, dove da secoli rappresentanti di religioni e nazioni diverse vivono in pace, dignità e atmosfera amichevole, come testimoniato dalla tutela statale dei beni delle varie religioni. Detto tutto questo, la recente risoluzione del Parlamento europeo non oscurerà gli elevati valori nazionali, morali e culturali del popolo azerbaigiano.

L’Azerbaigian come immagina il futuro con l’Armenia?

Nella convivenza pacifica e nel buon vicinato, che sono le politiche portate avanti dall’Azerbaigian nei confronti di altri suoi vicini, da cui tutti hanno tratto vantaggio. Nonostante i passi intrapresi dal nostro paese per normalizzare le relazioni tra Azerbaigian e Armenia, e le dichiarazioni di più alto livello, di ormai un anno fa, sulla nostra disponibilità a firmare un accordo di pace, l’Armenia non ha dato nessuna risposta. Come passo successivo, alcuni giorni fa, una proposta dell’Azerbaigian è stata presentata all’Armenia tramite mediatori, con un elenco di principi per l’instaurazione delle relazioni tra i due Paesi. Questa proposta riflette i seguenti cinque principi di base per la normalizzazione delle relazioni tra i due Paesi: 1) Riconoscimento reciproco del rispetto della sovranità, dell’integrità territoriale, dell’inviolabilità dei confini internazionalmente riconosciuti e dell’indipendenza politica degli Stati vicendevolmente.

2) Conferma reciproca dell’assenza di pretese territoriali l’uno contro l’altro e assumersi gli obblighi giuridicamente vincolanti di non sollevare tale pretesa in futuro.

3) Obbligo di astenersi reciprocamente nelle relazioni interstatali dal minare la sicurezza, dalla minaccia o dall’uso della forza sia contro l’indipendenza politica che contro l’integrità territoriale e in qualsiasi altro modo non coerente con gli scopi della Carta delle Nazioni Unite.

4) Delimitazione e demarcazione del confine di Stato e instaurazione delle relazioni diplomatiche.

5) Sblocco dei trasporti e di altre comunicazioni, costruzione di altre opportunità di comunicazioni e instaurazione di una cooperazione in altri campi di reciproco interesse. Riteniamo che sulla base di questi principi i due Stati possano concludere un accordo di pace bilaterale attraverso negoziati intensi, sostanziali e orientati ai risultati. Ci aspettiamo che l’Armenia dia una risposta concreta su questa proposta e avvii un processo di normalizzazione dell’area, di cui potrà anche beneficiare.


di Domenico Letizia