Sahel: la Francia smobilita, arriva la Russia

Mentre la Francia ha iniziato a ridurre la sua presenza militare in Mali, con la parziale liquidazione della “Operazione Barkhane”, i mercenari russi della Wagner iniziano ad entrare in azione. Il 20 settembre Florence Parly, ministro delle Forze armate francese, dopo l’incontro a Bamako, capitale del Mali, con il colonnello Sadio Camara, suo omologo maliano, ha assicurato che “La Francia non lascerà il Mali”. La strategia francese, per un alleggerimento del suo impegno antijihadista nel Sahel, si basa su un maggiore coinvolgimento degli esercita degli stati saheliani, con i quali ha profondi legami e numerosi vincoli sia economici che politici. Infatti, Florence Parly, dopo una serie di incontri con i capi di Stato della regione, ha individuato nel Niger, la chiave di volta della strategia militare francese nell’area, in previsione della ridistribuzione tattica dell’operazione Barkhane. Mentre i dettagli del parziale ritiro francese continuano a destare preoccupazione tra le diplomazie saheliane, Parigi rassicura che anche se con uno staff ridotto, proseguirà la sua strategia di attacchi mirati contro i capi jihadisti, come è avvenuto con l’annichilimento di Abu Walid al-Sahraoui, l’emiro dello Stato Islamico nel Grande Sahara (Eigs). Emmanuel Macron ha anche assicurato che Barkhane rimarrà “la spina dorsale” del futuro meccanismo antijihadista.

Non dimenticando cosa è accaduto con l’uscita Usa dall’Afghanistan, che ha permesso ai talebani di ricreare l’emirato, è trapelata la notizia delle trattative, nemmeno tanto occulte, tra il governo del Mali e l’agenzia russa Wagner. Il possibile arrivo di mercenari russi, già presenti in molti scenari africani, ha scatenato le proteste di Parigi e Bruxelles, che ritengono la loro presenza “incompatibile” con quella delle truppe europee. L’area dei tre confini, “Mali, Burkina Faso, Niger” resta la zona calda del Sahel; il G5 Sahel, la FAMa, forze armate maliane, la task force europea Takuba, restano il fronte antijihadista. Ma quella che possiamo definire “la sinfonia africana di Putin” è già una realtà indispensabile per alcuni equilibri in Sudan, nella Repubblica Centrafricana, da Khartoum a Bamako, passando per Bangui e Tripoli. I Wagner operano immersi nei sotterranei del “mondo mercenario”, con una presenza “segreta” nel Sahel, questa compagnia di sicurezza privata, non ufficialmente legata al capo del Cremlino è sempre più attiva nel continente africano.

Ma come i Wagner sono diventati onnipresenti in Africa? Brevemente, nel settembre 2017, la Francia offrì alle forze armate centrafricane milleseicento Kalashnikov confiscati, tempo prima, dalla sua marina ad un cargo intercettato a largo delle acque della Somalia. Dato che la Repubblica Centrafricana è sotto embargo delle Nazioni Unite, anche sulle armi, la vendita francese al Centrafrica, doveva essere approvata dal Consiglio di sicurezza dell’Onu. Come sappiamo Mosca, che ha diritto di veto, si oppose all’offerta francese. Per sbloccare la situazione, Parigi chiese al Capo dello Stato centroafricano, Faustin-Archange Touadéra, di sostenere la propria causa con Vladimir Putin. In ottobre, il Presidente centrafricano incontrò a Sochi il ministro degli Esteri, Sergey Lavrov.

Il Cremlino accettò di revocare il suo veto, “ottimizzando la concessione” per fare un ingresso grandioso nella spinosa questione centrafricana. Ovviamente, le clausole dell’accordo allora non vennero rese pubbliche, ma oggi è chiaro che la Russia creò una compagnia mineraria nella Repubblica Centrafricana, la Lobaye Invest e costruì un aeroporto nella regione di Ouadda. Inoltre fornì alla Repubblica Centrafricana oltre seimila kalashnikov, quasi mille pistole automatiche Makarov, 280 lanciarazzi e almeno 20 cannoni antiaerei in meno di due mesi, senza contare un cospicuo numero di “consiglieri” politico-militari, oltre l’ingresso della società Sewa Security Services, controllata dalla Lobaye. Da quel momento in poi, il controllo russo è quasi totale; il generale Oleg Polguev e lo staff di Wagner decidono spesso per il ministro della difesa di Bangui. Il Centrafrica fu sicuramente un canale strategico per la penetrazione della sicurezza russa nel continente, e probabilmente, Parigi memore dell’esperienza sudafricana, è ora timorosa e guardinga sul fascino che il Mali sta nutrendo verso i Wagner russi.

Aggiornato il 25 settembre 2021 alle ore 16:52