Il Sahel tra anarco-jihadismo e vene aurifere (video)

L’area del Sahel potremmo definirla oggi come l’El Dorado africano. La sua collocazione geografica la inserisce nella complessa area subsahariana, che si estende dalla Mauritania al Sudan, conferendole caratteristiche di grande interesse antropologico, geopolitico, sociologico, naturalistico, economico. Oggi quest’area attrae attenzioni essenzialmente da due punti di vista: quello socio-geopolitico ed economico. Il primo aspetto concerne la presenza in questa “regione” di vari gruppi jihadisti con tendenze anarchiche, quindi ancora più incontrollabili di altri gruppi estremisti organizzati, l’altro aspetto riguarda la recente scoperta di un filone aurifero che unisce la Mauritania al Sudan. La scoperta della vena aurifera ha condotto gli Stati della sub-regione sahariana ad inserirsi tra i maggiori produttori mondiali di oro, ma è anche l’area dove i movimenti jihadisti proliferano maggiormente attratti soprattutto dalla possibilità dello sfruttamento illegale delle miniere aurifere.

Inoltre la presenza dello Stato islamico nel Grande Sahara (Isgs), che ha raccolto le ceneri dell’Isis, coordina vari gruppi jihadisti, tra cui il Gruppo di Sostegno all'Islam e ai Musulmani (Gsim) e Al-Qaeda, solo per citare i più organizzati, con un rapporto particolare con il gruppo salafita-jihadista nigeriano di Boko Haram

In questo articolato scenario le vittime sacrificali sono le centinaia di migliaia di autoctoni disperati, in buona parte bambini, che vengono sfruttati nella ossessiva ricerca del metallo prezioso, sia dal sistema legale di estrazione, ma soprattutto da quello illegale che considera questi poveri “merce sacrificale” per la “divinità” gialla.      

Aggiornato il 29 aprile 2021 alle ore 11:30