Nel Vicino Oriente l’idea del “colpo di Stato” serpeggia spesso. Storicamente, nell’area, gli avvicendamenti “pseudo-democratici” da un governo ad un altro non sono previsti, anzi quelle rare volte che si verificano sono caratterizzati da una instabilità cronica, come se queste alternative governative fossero continuamente alla ricerca di un nuovo equilibrio, sempre però con il rischio di collassare. Così, ogni opinione espressa in contrasto con la “linea” di governo, che sia presieduto da un presidente, un dittatore, un re o un emiro, è considerata cospirazione.

Ciò è accaduto sabato 3 aprile quando 104 alti ufficiali turchi, tra i quali alcuni ammiragli, tutti in pensione, hanno inviato una lettera di critica al Governo. Tutti sono stati accusati di golpismo a causa di opinioni in contrasto con quelle del presidente Recep Tayyip Erdogan. Tanto è bastato ad Erdogan per far arrestare, all’alba di lunedì 5 aprile, dieci di questi ammiragli, perché ritenuti cospiratori per avere espresso critiche al governo e quindi considerati organizzatori di un complotto “volto a commettere un crimine contro la sicurezza dello Stato e l’ordine costituzionale”. Tra questi c’è il contrammiraglio Cem Gürdeniz, l’ideatore dell’ambiziosa dottrina nota come “la Patria blu”, che anticipava il controllo turco su vaste aree del Mediterraneo orientale. Appena pubblicata la lettera di critica al Governo, è stata immediatamente convocata una riunione dei membri dell’esecutivo al palazzo Bestepe ad Ankara e aperta un’inchiesta giudiziaria contro tutto il gruppo.

Come detto il fenomeno del “colpo di Stato politico” o la sua fobia, è ricorrente in Turchia. Menziono brevemente: colpo di Stato nel 1960, 1971, 1980, per non parlare del semi-colpo di Stato del 1997 e del presunto tentativo di colpo di Stato del 2016, che ha provocato 250 morti e ha aperto la strada a infinite epurazioni e alla deriva di quel poco di laico che era rimasto della “tradizione politica” di Erdogan. Da questa circostanza, per la prima volta, i soldati turchi hanno iniziato a “rompere i ranghi” denunciando, con coraggio, le azioni presidenziali.

Ma quale è l’ennesima questione che rende Erdogan preoccupato per il suo “posto”? Essenzialmente sono due i punti di rottura tra gli ufficiali ed il presidente: il primo è il progetto di bypass sul Bosforo proposto dall’aspirante sultano che prevede l’abbandono della Convenzione di Montreux, ed il secondo è la denuncia fatta dagli ufficiali in congedo sulla crescente islamizzazione dell’istituzione militare.

La lettera dei “104” avverte che l’uscita della Turchia dalla Convenzione di Montreux – sottoscritta nel1936 – che è un trattato internazionale che regola la navigazione attraverso lo stretto del Bosforo e dei Dardanelli, tra il Mar Mediterraneo e il Mar Nero, minerebbe una serie di equilibri economici e diplomatici a livello internazionale e non agevolerebbe l’economia turca. Il progetto faraonico di Erdogan, stimato in oltre 25 miliardi di euro, in parte finanziati dal Qatar, prevede l’apertura di un canale di navigazione artificiale lungo 45 chilometri, chiamato “Kanal Istanbul”, che collegherebbe il Mar Nero con il Mar di Marmara. A questo progetto si accompagna un piano per costruire una nuova città su entrambi i lati di questo canale. Proprio Mustafa Sentop, presidente del Parlamento, la scorsa settimana, dopo che l’Assemblea ha approvato il progetto, ha affermato che, una volta completato il canale, Erdogan non si sarebbe più sentito condizionato dalla Convenzione di Montreux e potrebbe quindi svincolarsi.

Molti dubbi sorgono su questa operazione, come quello se c’è domanda di un aumento di tonnellaggio navale sul canale, o se il mercato ha bisogno; o comunque se l’economia del Mar Nero può assorbire questi volumi aggiuntivi. Altra incertezza economica è se il nuovo canale sarebbe soggetto a precedenza; oggi la navigazione nello stretto del Bosforo è pericolosa, ma il traffico è gratuito e non costa nulla agli armatori, ai sensi della Convenzione di Montreux. Dubbi anche sui progetti di gasdotti nella regione, che potrebbero essere ostacolati. Inoltre, c’è anche chi valuta l’impatto sulla natura e i servizi: si prevede un enorme disboscamento con un conseguente danno all’ambiente e agli equilibri ecologici, oltre il rischio per l’approvvigionamento idrico di Istanbul che sarà isolata dalla Tracia a causa del canale.

Infine, i militari hanno avanzato anche un rischio diplomatico. La Convenzione di Montreux garantisce il libero passaggio delle navi civili nello stretto del Bosforo e dei Dardanelli, sia in tempo di pace che di guerra. Tuttavia, il trattato impone restrizioni al passaggio attraverso gli stretti turchi di navi da guerra non appartenenti a Paesi che si affacciano sul Mar Nero. Il Progetto fu annunciato dieci anni fa, in questo decennio il presidente turco ha assunto posizioni politiche molto biasimate sia a livello nazionale che internazionale; tali atteggiamenti lo hanno tendenzialmente isolato, accrescendogli l’ego. Per Erdogan detto progetto, probabilmente, oggi ha assunto una dimensione simbolica.

Nel 2023 ricorre il centenario della nascita della Repubblica di Turchia nel ricordo del più illustre e laico presidente turco Mustafa Kemal Atatürk. Sembra che Erdogan voglia fare di tutto per sovrastare la figura di Atatürk, magari trasformando Istanbul con un progetto ritenuto, dai liberi, folle e inutile. Il tentativo di de-laicizzare l’esercito e la magistratura, che ancora resistono faticosamente sulla linea laica dettata da Ataturk, se gli riuscisse completerebbe quell’opera di distruzione ideologica avviata già a metà anni Novanta quando, sindaco di Istanbul, pronunciò la frase: “La democrazia è come un tram, sali e ti fai portare dove vuoi arrivare, poi scendi”. Ma oggi molti turchi sperano che, per lui, sia arrivata quella fermata per “scendere dal tram”.

Aggiornato il 08 aprile 2021 alle ore 10:11