Armenia: democrazia in dubbio e il mistero dell’ambasciata in Vaticano

martedì 23 giugno 2020


Nonostante il dibattito sia del tutto assente dalla stampa nazionale italiana, gli organi d’informazione internazionali e del Caucaso pongono molta attenzione su ciò che sta accadendo in Armenia, con la diffusione della pandemia sanitaria e il comportamento della propria classe dirigente. Le ultime settimane sono state caratterizzate da un susseguirsi di dimissioni da parte di funzionari degli organi dirigenti delle forze dell’ordine, come il capo dello stato maggiore delle forze armate armene, il capo del servizio di sicurezza nazionale e il capo della polizia armena.

Ad aggravare la situazione sono le notizie sulle persecuzioni in corso, da parte del primo ministro Nikol Pashinyan, nei confronti dei suoi avversari, nonché le recenti news sulle attività commerciali illecite che Pashinyan e sua moglie Anna Hakobyan sembra stiano svolgendo. Ricordiamo che ad inizio giugno, il primo ministro dell’Armenia, ha annunciato che lui e la sua famiglia sono risultati positivi al test per il coronavirus. Il leader del governo armeno ha dichiarato che probabilmente è stato contagiato durante una riunione quando una persona, poi risultata positiva al coronavirus, gli ha versato un bicchiere d’acqua senza indossare i guanti. Al 21 di giugno, in Armenia, venivano registrati 20.588 casi di coronavirus e 360 vittime. Una situazione che risulta allarmante, la peggiore tra i Paesi del Caucaso Meridionale. Pashinyan, noto alle cronache internazionali, per aver condotto la rivoluzione di velluto nella primavera del 2018, riuscendo a rovesciare il regime militare, aveva creato aspettative nella comunità internazionale per un futuro del Paese all’insegna di una vera democrazia. Tuttavia, dopo le elezioni parlamentari del dicembre 2018, uno dei primi passi compiuti come nuovo primo ministro del Paese è stato l’avvio di persecuzioni su larga scala dei suoi rivali politici. Sotto le istruzioni dirette di Pashinyan, sono stati avviati procedimenti penali contro il secondo e il terzo presidente dell’Armenia, rispettivamente Robert Kocharyan, poi arrestato, e Serzh Sargsyan. Anche i parenti di Sargsyan sono stati presi di mira. Hayk Sargsyan, nipote dell’ex presidente, è stato accusato di tentato omicidio, acquisizione e possesso illegale di armi.

Inoltre, sono state avviate indagini penali contro un altro nipote dell’ex presidente, Narek Sargsyan e contro il fratello Levon Sargsyan e i suoi nipoti. Una situazione nazionale interna molto particolare, che vede protagonista indiretta anche l’ambasciata d’Armenia in Vaticano. Il procedimento penale maggiormente oggetto di discussione nel Paese caucasico è quello legato a Michael Minasyan, genero di Sargsyan, già ambasciatore di Armenia in Vaticano. L’Ambasciatore è stato inserito nella lista ufficiale dei criminali internazionali ricercati dal Paese. Ufficialmente non è conosciuta la sua posizione attuale, ma secondo fonti non ufficiali della comunità armena in Italia, il diplomatico sembra nascondersi proprio nel nostro Paese. Minasyan è accusato di frode, riciclaggio di denaro e dichiarazione illecita di dati economici. Minasyan ha accusato il primo ministro Pashinyan di corruzione e di tradire gli interessi del Paese. Secondo Minasyan, il primo ministro Pashinyan e sua moglie Anna Hakobyan sono protagonisti di un traffico internazionale illecito legato allo smaltimento di 50mila tonnellate di metalli industriali. Minasyan ha accusato Pashinyan anche di traffico internazionale di armi e traffico illecito di diamanti. Entrate e fondi sottratti alle casse pubbliche dell’Armenia. Ricordiamo che da inizio pandemia le notizie che riguardano l’Armenia e la sua presidenza in rapporto ai traffici internazionali illegali iniziano ad essere numerose. Secondo i media armeni, a fine aprile, il servizio di sicurezza della Federazione Russa, ha fermato un aereo, a Krasnodar, a bordo del quale le autorità armene trasportavano 40 tonnellate di sigarette per il mercato nero. Una quantità enorme di sigarette illegali sono state sequestrate, sempre secondo le stesse modalità, anche nella regione di Voronezh.

I partiti di opposizione armeni hanno chiesto al governo di chiarire la questione e come risposta hanno ricevuto l’intensificarsi dei processi e della repressione. Su richiesta della Procura Generale, il 16 giugno, il Parlamento armeno ha revocato l’immunità parlamentare di Gagik Tsarukyan, presidente del partito “Armenia Prospera” e uomo d’affari locale, che ha accusato inoltre Pashinyan di mentire al popolo, nascondere alla popolazione la reale situazione economica, sociale e sanitaria del Paese, oltre a non aver organizzato correttamente la lotta contro la pandemia. Tsarukyan ha affermato che la composizione del governo deve essere completamente variata, poiché Pashinyan non ha attuato cambiamenti rivoluzionari. Nonostante i deputati che rappresentano i partiti dell’opposizione “Armenia Prospera” e “Armenia luminosa” hanno boicottato tale decisione, i voti dei deputati che rappresentano l’attuale maggioranza sono stati sufficienti per l’approvazione della revoca di immunità di Tsarukyan.

La polizia ha disperso violentemente una manifestazione di suoi sostenitori, trattenendo almeno 250 manifestanti. Tsarukyan, che è stato sottoposto ad inchiesta, è stato accusato di causare 62 milioni dollari di danni allo stato a causa di attività commerciali illegali. Infine, il 22 giugno, il parlamento armeno ha adottato dei discutibili emendamenti alla Costituzione sui poteri del presidente della Corte costituzionale e degli altri membri. I partiti di opposizione, che hanno boicottato la seduta straordinaria, sostengono che l’adozione di tali emendamenti implichino il rovesciamento del sistema costituzionale e l’usurpamento del potere da parte di Pashinyan. Il primo ministro, dopo aver acquisito il potere, ha cercato di neutralizzare i personaggi politici e pubblici usando la persecuzione politica in nome della democrazia. Attualmente, la peggiore situazione di pandemia da coronavirus nel Caucaso meridionale è in Armenia. I partiti di opposizione armeni, così come le organizzazioni pubbliche, invitano il governo a dimettersi, constatando che le misure adottate dal governo sono inefficaci e la situazione appare completamente fuori controllo.

Una situazione che deve preoccupare anche la comunità internazionale. Sono in corso picchetti di gruppi di attivisti davanti all’ambasciata americana e alla delegazione dell’Ue, come protesta contro il “silenzio” sull’arresto di centinaia di persone legate all’opposizione politica e sulle recenti accuse di riciclaggio e traffico illecito internazionale, nei confronti dell’attuale classe dirigente armena. Finalmente ciò ha suscitato l’interesse e la disapprovazione del presidente del Partito Popolare europeo Donald Tusk, che ha espresso preoccupazione per gli eventi che stanno avvenendo nel Paese caucasico e ha invitato il governo dell’Armenia a porre fine agli arresti ingiustificati dei membri dell’opposizione politica.


di Domenico Letizia