La Cina e le fake news sul salmone della Norvegia

giovedì 18 giugno 2020


I supermercati e i mercati di Pechino lo hanno eliminato dagli scaffali, gettando intere confezioni di salmone norvegese affumicato nella spazzatura. Alcuni ristoranti lo hanno tolto dal menù. La Cina, scrive il South China Morning Post, ha sospeso le importazioni di salmone dai fornitori europei. Gli ispettori cinesi dichiarano di aver trovato quaranta campioni di virus nel mercato dove si è sviluppato il nuovo focolaio di Pechino, uno di questi su un tagliere di legno dove veniva trattato il salmone importato, e la diffusione di questa notizia ha fatto sì che alcune catene di supermercati abbiano ritirato il salmone dai propri banchi, mentre negozi e ristoranti lo abbiano eliminato tra le proprie offerte. Norway Royal Salmon e Bakkafrost, due delle aziende che vendono una quota importante di salmone in Cina, hanno annunciato di aver interrotto tutte le vendite.

La Norvegia ha affermato che il suo salmone non è stato la causa dell’epidemia di coronavirus che si è verificata nei giorni scorsi a Pechino, che ha portato allo stop delle vendite. “Il caso è in fase di risoluzione”, ha dichiarato il ministro della pesca Odd Emil Ingebrigtsen. “Stiamo lavorando ai dettagli e posso confermare che la questione sembra essere stata risolta”. Intanto, molti cinesi credono che il colpevole sia il salmone. Alcuni si chiedono perfino se non fosse colpa del pesce anche nel mercato di Wuhan.

La Cina pur di giustificare le proprie inefficienze e incrementare il controllo, la repressione e lo sguardo arrabbiato verso l’Europa è pronta ad accusare un’eccellenza della Norvegia: il salmone. Assurdità che sono smentite dalla nostra realtà commerciale. L’Italia importa il salmone direttamente dalla Norvegia, dove i controlli sono severissimi. Gli allevatori infatti devono ottenere una licenza dal Direttorio della Pesca, dopo che il Ministero della Pesca abbia verificato l’assoluto rispetto delle norme igieniche, conseguenti ad appropriate ispezioni ed analisi di laboratorio. Inoltre, il salmone viene imballato fresco tra 0 e 4 gradi o surgelato a -35°, pesce per pesce, ad appena due ore dalla raccolta dalle vasche d’allevamento.

Questa rapidità e il tipo di imballaggio sono garanzia di qualità ed igiene. La Norvegia è, infatti, il più grande esportatore al mondo di salmone. Seguono Svezia e Canada. Gli allevamenti scandinavi sono tra i più tecnologici al mondo e quindi tra i più sicuri. Il salmone norvegese è molto ricco di omega 3, degli acidi grassi utili nella prevenzione delle malattie cardiovascolari, di vitamina D e vitamina B3, utile per il sistema nervoso. La carne di salmone è particolarmente digeribile, anche se viene consumato affumicato. Nel 2016 la Norvegia ha prodotto il 54% del salmone proveniente dalle acque atlantiche e ne ha esportate 1,1 milioni di tonnellate per un valore di 61,3 miliardi di corone (circa 6,5 miliardi di euro). Ricordiamo che in Norvegia il pesce tipico del Mare del Nord, amato per i suoi valori nutrizionali presenti nelle sue carni, è arrivato a valere più di un barile di petrolio.

I norvegesi non si sono persi d’animo neanche durante l’emergenza sanitaria e la crisi petrolifera e hanno puntato le loro attenzioni sulla pesca, un business già importante nel paese scandinavo che ora sta superando anche le più rosee aspettative.

Grazie agli allevamenti e alla moltiplicazione dei centri di produzione, il salmone è oggi presente in tutti i mercati. Le importazioni dalla Cina nel corso dell’ultimo anno risultano in aumento, ma si tratta soprattutto di salmone norvegese che viene preparato in filetti e congelato, successivamente, in Cina. Marine Harvest, colosso norvegese del salmone e della trota affumicata, ha programmato nel 2019 l’apertura di una catena di fast food con 2mila punti vendita al di là della Grande Muraglia. Non dovrebbero essere le fake news cinesi a fermare le eccellenze e la correttezza commerciale della Norvegia.


di Domenico Letizia