“Il caso Thailandia”: ecco come la nuova potenza asiatica ha affrontato la pandemia

La Thailandia è una della nazioni asiatiche meno colpite dagli effetti della pandemia da Covid-19. A partire dal 18 maggio ha registrato solo 3 nuovi casi, 56 i morti complessivi su un totale di poco più di 3mila contagiati (su una popolazione di circa 70 milioni di abitanti). Numeri davvero diversi da quelli che purtroppo hanno travolto l’Europa e gli Stati Uniti: il Regno di Thailandia conferma dunque, anche dal punto di vista dell’organizzazione sanitaria, di essere la potenza regionale emergente del continente asiatico. Il Nodo di Gordio ha voluto analizzare da vicino “il caso Thailandia” attraverso le parole di Issara Sereewatthanawut, esponente della nuova classe dirigente thailandese, membro della Camera dei Rappresentanti e Segretario generale aggiunto del Partito Democratico.

Vista dall’Europa, anche nell’emergenza sanitaria la Thailandia ha confermato l’immagine di uno Stato efficiente e molto ben organizzato all’interno delle sue strutture pubbliche.

La Thailandia si è giovata di tre fattori fondamentali per affrontare il Covid-19: il primo è senza dubbio la grande professionalità del personale medico, in particolare di quelli che hanno contribuito alla scelta dei processi decisionali. Il secondo riguarda l’atteggiamento delle organizzazioni pubbliche e private: tutti hanno seguito con grande scrupolo le direttive emanate dal Governo. Sono stati avviati progetti in tempi rapidi per fornire mascherine e cibo alle persone, per fornire coperture mediche e strumentazioni agli ospedali. Io stesso ho avviato il progetto “MiniMask”: abbiamo distribuito centomila mascherine di alta qualità e di dimensioni adeguate per i bambini. Infine il terzo aspetto: il popolo thailandese è abituato a rispettare rigorosamente le regole, questo ha permesso di mantenere le distanze sociali e di monitorare i soggetti sintomatici. Anche per gli stranieri che risiedono ancora in Thailandia abbiamo messo a disposizione tutto ciò di cui avevano bisogno. Questo è lo “stile thailandese” di cui siamo molto orgogliosi.

Nello specifico quali sono state le misure del governo per combattere l’espansione del virus? In Europa e nel mondo, le nazioni hanno operato in modo molto diverso l’una dall’altra. In alcuni casi, pensiamo all’Inghilterra, hanno anche radicalmente cambiato la propria strategia durante la crisi.

Il governo thailandese ha predisposto alcune misure chiave per contenere la pandemia. La prima di tipo sanitario: il blocco e i divieti di volo in entrata e in uscita dal Paese. Dal punto di vista sociale ha “protetto” tutte le fasce di lavoratori tramite dispense in contanti ai lavoratori temporanei, ai lavoratori autonomi e ai cittadini non coperti dal sistema di sicurezza sociale. Inoltre, abbiamo chiesto al settore finanziario di allentare quasi tutti i tipi di condizioni sui prestiti al dettaglio e aziendali. La politica ha concordato reciprocamente di dare priorità al benessere, alla salute e alla sicurezza della nostra gente.

Maggioranza e opposizione si sono divise o sono state compatte nel sostenere il governo?

Il nostro sistema parlamentare prevede 35 commissioni permanenti, metà dei presidenti proviene dai partiti della maggioranza e un’altra metà dai partiti d’opposizione. I membri di ciascun comitato sono la combinazione di maggioranza e di opposizione. 150 parlamentari scelti dai partiti hanno monitorato la situazione nelle diverse aree di competenza, si sono presi cura delle esigenze delle popolazioni locali e hanno lavorato a stretto contatto con le entità pubbliche territoriali. Ciò che abbiamo notato è che tutti, indipendentemente dalla loro parte politica, hanno rispettato le scelte politiche nazionali.

Quante risorse finanziarie sono state stanziate dal vostro Paese per affrontare la crisi sanitaria?

Le rigorose misure di blocco sono state considerate la migliore via d’uscita possibile. Oltre al budget nazionale di 1,4 miliardi di dollari utilizzato dal Ministero della sanità pubblica, il governo ha anche chiesto la collaborazione delle imprese thailandesi sia per la lotta contro il Covid-19 sia per il rilancio dell’economia. La maggior parte di esse ha già annunciato i propri piani manifestato la disponibilità per supportare il Paese.

La Thailandia ha un sistema sanitario che può vantare eccellenze anche in campo internazionale. La pandemia incoraggerà ulteriori investimenti, pubblici e privati, nel settore della salute e della ricerca?

Fortunatamente il nostro sistema sanitario è molto sviluppato grazie soprattutto alle intuizioni di re Rama V, egli ha sempre avuto una enorme attenzione per questa materia. Ha contribuito a scrivere norme e regolamenti per innovare la sanità pubblica. Suo figlio, che in seguito fu il padre del re Rama IX, il principe Mahidol di Songkla è considerato il “padre della medicina moderna e della salute pubblica della Thailandia”. Uno dei suoi insegnamenti è ancora alla base dei nostri principi politici: “Lascia che la considerazione del guadagno personale occupi il secondo posto per il beneficio generale dell’umanità”. Qualche anno fa, la Thailandia aveva già identificato il “turismo della salute” come una delle dieci industrie strategiche per l’economia futura del Paese. Abbiamo attualmente diverse strategie di promozione in questo settore, saranno fondamentali per rafforzare sia l’istruzione sia il commercio.

In Europa, e nel resto del mondo, i governi stanno pianificando misure monetarie e fiscali straordinarie per gestire gli effetti devastanti causati dal blocco dell’economia. Come supporterete l’economia, le aziende e la domanda interna?

Il Governo ha emesso un decreto che stanzia 31 miliardi di dollari per rilanciare l’economia: 19 miliardi di dollari per alleviare la sofferenza delle persone per 6 mesi, aiutare gli agricoltori e sostenere i servizi sanitari pubblici, 12 miliardi di dollari prevedono invece un piano per dare impulso allo sviluppo delle infrastrutture locali. Inoltre, un altro decreto esecutivo autorizza la Bank of Thailand (BoT) a concedere prestiti agevolati per aiutare le imprese, in particolare le Pmi. Ci sono poi diversi programmi offerti dalle banche commerciali per aiutare le imprese a superare la crisi.

Quali sono le previsioni relative ai principali indicatori dell’economia thailandese per il 2020 e il 2021?

L’economia thailandese si è fortemente affidata al turismo e al commercio, la pandemia di Covid-19 ha cessato per lungo tempo le attività in questi settori. Il Consiglio nazionale di sviluppo economico e sociale (Nesdc) ha annunciato per il Pil 2020 una contrazione dal 5 al 6 per cento. Tuttavia, con i piani di rilancio dell’economia sopra citati è prevista una ripresa già nel terzo e quarto trimestre dell’anno. Con il recente allentamento delle restrizioni, la maggior parte delle aziende ha già ripreso le operazioni: la nostra crescita del Pil sarà sicuramente positiva per il 2021. Il mese scorso il Fondo monetario internazionale ha fornito le proiezioni per la crescita del Pil nel 2021 tra i Paesi dell’Asean: la Thailandia al 6,1 per cento, il Vietnam al 7 per cento, le Filippine al 7,6 per cento, l’Indonesia all’8,2 per cento e la Malesia al 9 per cento.

Molte aziende europee e internazionali stanno ridefinendo le proprie catene di produzione: la Thailandia, per la sua stabilità istituzionale e per la costante crescita economica rappresenta, come affermano molti uomini d’affari, uno degli Stati più efficienti nel contesto asiatico. Disponete di progetti specifici per attrarre investimenti esteri diretti nei prossimi mesi?

La Thailandia da decenni è un target per gli investimenti esteri diretti (Ide): oggi sono un elemento importante per il nostro sviluppo economico e sociale. Nel 2018, i flussi di Ide sono aumentati a 10,49 miliardi di Usd (Rapporto sugli investimenti mondiali Unctad 2019), mentre i flussi di Ide nei primi tre trimestri del 2019 sono aumentati del 69% rispetto allo stesso periodo del 2018 a 6,7 ​​miliardi di Usd (Board of Investment della Thailandia). Manifattura, finanza e assicurazioni attraggono quasi il 70% di tutti gli afflussi di Ide; gli investimenti in immobili, commercio, informazione e comunicazione hanno mostrato comunque una tendenza al rialzo. Ormai da alcuni anni il Board of Investment struttura pacchetti di incentivi davvero impressionanti in tecnologie avanzate, attività innovative e ricerca e sviluppo attraverso l’Investment Promotion Act e l’Eastern Economic Corridor (EEC) Act. Con la crisi Covid-19 è diventato chiaro che l’approvvigionamento alimentare è vitale e i punti di forza dell’economia tailandese risiedono principalmente nell’agricoltura. Sono fermamente convinto che il governo sarà molto interessato ad attirare investitori stranieri desiderosi di portare le proprie basi di produzione alimentare in Thailandia offrendo incentivi interessanti.

Le sue esperienze politiche ed accademiche le hanno permesso di coltivare notevoli relazioni all’interno di molte istituzioni internazionali, anche con l’Oms. Che idea si è fatto di come è stata gestita l’emergenza sanitaria in Europa?

Il Covid-19 ha portato sconvolgimenti senza precedenti nel mondo. Purtroppo non esiste un manuale valido per gestire in modo uguale tutte le situazioni. C’è però una regola d’oro per combattere l’epidemia: condividere le informazioni a livello scientifico tra i vari Paesi e all’interno della popolazione, anche tra i più giovani. Per questo ho collaborato con l’Oms, assieme a Kaihuaror Cartoon, al progetto “KnowCovid”: un veicolo informativo per spiegare le buone prassi di salute pubblica attraverso i cartoni animati.

Infine, dal punto di vista delle relazioni internazionali: secondo lei gli effetti economici e geopolitici di questa pandemia sono in grado di modificare alcuni rapporti forza nel continente asiatico?

È troppo presto per dirlo, penso che ciò che sta accadendo ora sia in molti aspetti abbastanza contraddittorio. Sicuramente per sconfiggere il virus è richiesta una maggiore cooperazione internazionale, in termini di assistenza medica e DI condivisione delle ricerche. L’economia nei Paesi potenti sembra però essere colpita più duramente di quelli piccoli e ciò potrebbe diminuire il loro ruolo di “grandi direttori” dell’economia e della geopolitica mondiale. Questo scenario potrebbe trasformarsi in grandi opportunità per l’Asean e contribuire a rafforzare la nostra cooperazione economica e commerciale.

(*) Il Nodo di Gordio

Aggiornato il 22 maggio 2020 alle ore 12:24