L’Iran, il virus e gli attacchi all’Oms

Continua ad incrementarsi l’emergenza pandemia nella Repubblica Islamica dell’Iran, così come continua ad incrementarsi la poca trasparenza delle istituzioni iraniane nei confronti della comunità internazionale. Il 2 aprile la Reuters ha reso noto che alcuni hacker al servizio del governo iraniano hanno tentato di infiltrarsi negli account di posta elettronica del personale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), mostrando così che anche le organizzazioni di spicco impegnate nella lotta contro il Covid-19 siano un bersaglio. Gli attacchi dei pirati informatici si registrano dal 2 marzo 2020 con tentativi di phishing volti a imitare i servizi Web di Google sugli account personali del personale dell’Oms.

Gli indirizzi di partenza degli attacchi provengono dall’Iran, ma le autorità locali hanno rigettato ogni responsabilità sostenendo invece che l’Iran è stato vittima di un hacking. A gennaio, a seguito dell’attacco americano che ha ucciso Qassem Soleimani, l’ex comandante della forza Quds del Corpo dei Guardiani della Rivoluzione islamica (Irgc), l’apparato di sicurezza statunitense aveva avvertito che eventuali ritorsioni iraniane avrebbero potuto consistere in attacchi informatici offensivi contro il settore pubblico e privato degli Stati Uniti.

Mentre l’Iran chiede sanzioni e rifiuta le offerte incondizionate di assistenza umanitaria degli Stati Uniti, sta contemporaneamente lanciando attacchi informatici contro le stesse organizzazioni, come l’Oms, che stanno aiutando la Repubblica islamica ad arginare la pandemia. Campagne di diffamazione internazionale che la Repubblica Islamica utilizza per incrementare l’odio politico al proprio interno. Nessuna sanzione da parte degli Stati Uniti impedisce che beni umanitari, soprattutto medicinali e dispositivi medici, vengano venduti o trasferiti in Iran o a organizzazioni umanitarie iraniane. Ma la campagna di disinformazione del regime guadagna credibilità grazie ad alleati come la Russia e la Cina, così come l’Unione europea che fanno eco alla richiesta di Teheran di ottenere concessioni statunitensi. Le accuse di Teheran sono familiari agli osservatori internazionali e ricordano come menzogne simili siano state lanciate contro l’amministrazione Obama e l’Unione europea prima dell’avvio dei negoziati che hanno portato al Piano (Jcpoa). Ad esser sottovalutata è la determinazione del regime nel continuare a spendere miliardi per finanziare il terrorismo attraverso alleati e soci. Nei giorni scorsi, le milizie appoggiate dall’Iran hanno lanciato missili contro le forze della coalizione in Iraq e hanno minacciato le forze statunitensi nella regione senza dimenticare i droni intercettati da Israele. Per fortuna, lo stato di Israele è recentemente riuscito ad avviare con successo il sistema di difesa Arrow-3. L’Arrow-3 è un intercettore progettato per identificare e colpire missili balistici a medio raggio durante la loro fase di volo extra-atmosferico, evitando di farlo nella fase di rientro in cui aumentano la velocità diventando più difficili da raggiungere. Versione potenziata dell’Arrow-2, presenta capacità maggiori in termini di raggio (fino a 2400 km) e altezza, tanto che per molti analisti potrebbe avere capacità di contrastare i missili balistici intercontinentali. Si compone di due stadi, il secondo dei quali manterrebbe capacità di manovra, oltre che di detonazione, in ambiente spaziale.

Nel momento che l’Iran, sperperando le proprie capacità economiche in piena emergenza sanitaria, continua a dare spazio a manifestazioni di capacità di offesa, immediata è la presentazione delle capacità di difesa di Tel Aviv. Scenari che surriscaldano il quadro geopolitico del Medio Oriente.

Le sanzioni statunitensi esistenti nei confronti dell’Iran sono redatte in modo da includere un’ampia discrezionalità, nonché eccezioni di carattere umanitario, per evitare che i cittadini iraniani non siano presi di mira. Il governo degli Stati Uniti ha collaborato con la Svizzera per stabilire l’accordo commerciale umanitario svizzero, che ha elaborato ed effettuato la prima transazione pilota nel gennaio 2020. Qualunque scarsità di medicinali esista è causa dalla corruzione e dall’abbandono del regime iraniano. Il capo dello staff del presidente iraniano nell’estate del 2019 ha dichiarato la scomparsa di 1,12 miliardi di dollari assegnati per l’importazione di medicine e beni essenziali.

L’Iran è il Paese mediorientale più colpito dalla pandemia, ma le autorità temono fortemente che le misure per limitare la vita pubblica per contenere il virus rovinino un’economia già colpita dalle sanzioni. Per tali ragioni, in piena emergenza, il Paese ha deciso lo stesso che le attività economiche “a basso rischio” riprenderanno dall’11 aprile in quasi tutto l’Iran. Scelte politiche estere ed interne che danneggiano l’intero Medio Oriente.

Aggiornato il 09 aprile 2020 alle ore 11:20