Il Piano Marshall del Lussemburgo

Nessuno avrebbe pensato al modello-Lussemburgo, in questa drammatica emergenza sanitaria. Già, perché il Granducato, dov’è concentrata l’80 per cento della finanza dell’Unione, era conosciuto fino ad oggi per la sua enorme capacità di attrazione degli investimenti, un elevato benessere diffuso fra la popolazione e un mercato immobiliare in una costante bolla al rialzo. Si tratta anche di un Paese europeo fino al midollo: tra i fondatori dell’Unione europea e sede della Banca europea degli investimenti (Bei) e della Corte di Giustizia dell’Unione europea (Cgue). Questa volta, tuttavia, si deve registrare una reazione all’emergenza ben diversa dall’inconcludenza tipica di un’Europa sopraffatta dai tecnicismi di una burocrazia invadente e pericolosa.

Qui si è deciso, da subito, il fil rouge da seguire: “Si tratta di una situazione eccezionale e straordinaria, mai verificatasi in Lussemburgo. L’economia e la finanza non valgono più delle vite umane. Per questo motivo, non ci preoccupiamo dei costi per le casse dello Stato: questa crisi ci costerà quanto ci costerà”, ha affermato perentorio il primo ministro del Granducato, Xavier Bettel. La determinazione del premier ricorda molto, nell’enfasi, il “Whatever it takes” pronunciato da Mario Draghi nel luglio 2012 a difesa dell’euro. Tutto il necessario, appunto. Così, sabato 22 marzo, la Camera ha approvato, all’unanimità, lo stato di crisi, previsto dall’articolo 32.4 della Costituzione, per la durata massima prevista di tre mesi. Ciò consentirà al Governo di prendere decisioni senza l’avallo del Parlamento, ma quest’ultimo non viene sciolto, visto che la Camera potrà in qualsiasi momento sospendere o revocare lo stato di Crisi. Con i giorni, l’emergenza rischia di dilagare, e i morti aumentano. Ad oggi è stata superata la soglia dei duemila positivi, con annessi 23 morti.

Così il Governo, che al 27 marzo aveva disposto ben 14mila tamponi, ha acquistato 5 milioni di mascherine dalla Cina e 4 macchinari all’avanguardia per lo screening del virus destinati agli ospedali; infine, sono stati creati 4 presidi di accoglienza territoriale per il filtraggio dei malati e costruito un nuovo ospedale per fronteggiare l’emergenza. Con l’evolversi dell’epidemia, l’assistenza sanitaria è fondamentale, perché salva vite umane. Con questa convinzione, il Governo ha utilizzato massicciamente gli hotel per dare ospitalità a 330 operatori sanitari transfrontalieri e alle loro famiglie finché la situazione lo richiederà. L’emergenza sanitaria, si sa, porta con sé quella economica e un problema devastante di tenuta sociale del Paese. “Il Paese vive una situazione di crisi paragonabile a quella della II guerra mondiale.

Ci potrà essere bisogno di un Piano Marshall “alla lussemburghese”, ripeteva Mars di Bartolomeo, relatore socialista del progetto di legge sullo stato di crisi. Il Piano Marshall è arrivato. Approvato lunedì 30 marzo. Il ministro delle Finanze, Pierre Gramegna, ha evidenziato come gli obiettivi del “Piano di stabilizzazione” siano tre: fornire liquidità immediata alla imprese; rafforzare la loro patrimonializzazione e garantire la loro capacità di contrarre finanziamenti al fine di superare la crisi e ripartire. Il Piano prevede uno stanziamento di 8,8 miliardi, e si compone di tre parti essenziali: il differimento delle scadenze fiscali; le misure per le imprese; l’accesso al credito. Quanto alle scadenze, per i primi due trimestri 2020 vengono azzerate, temporaneamente, le imposte dirette, quelle indirette e i contributi sociali.

Ma sono gli altri due punti ad essere centrali e d’impatto diretto sull’insieme delle 35mila piccole e medie imprese del Paese, gli autonomi e le piccolissime imprese con meno di 9 dipendenti. Viene erogato un “aiuto forfettario unico” pari a 5mila euro, non tassabili, a tutti gli autonomi e le piccolissime imprese con meno di 9 dipendenti che ne facciano richiesta. La somma viene erogata in tempi molto stringenti, entro un massimo di 15 giorni dalla presentazione della domanda. I requisiti per ottenere il contributo risultano semplici e di facile adempimento: l’esibizione della licenza dell’attività; lo stato di chiusura dell’attività a causa dell’emergenza; un volume d’affari 2019 di almeno 15mila euro. Costo per le casse dello Stato: 50 milioni. Per tutte le altre imprese in difficoltà finanziaria, viene stanziato un budget da 300 milioni, con la possibilità di erogare fino a 500mila euro per impresa in difficoltà. Contro la disoccupazione, il Governo ha poi stanziato 1 miliardo di euro per permettere alle imprese di pagare l’80 per cento dei redditi dei propri dipendenti e ha accantonato ben 200 milioni di euro al mese per il congedo familiare.

Infine, ma non per importanza, c’è il capitolo dell’accesso al credito. Lo Stato, in misura pari all’85 per cento e per un importo pari a 2,5 miliardi di euro, si fa da garante per i prestiti contratti o da contrarre ad opera delle imprese del Granducato. Il restante 15 per cento delle garanzie sarà fornito dalle banche. Sei banche locali (Bcee, Bgl-Paribas, Bil, Ing, Banque de Luxembourg e Raffeisen) concederanno il rinvio di almeno 6 mesi sul pagamento degli interessi e del capitale prestato. Al centro del Piano Marshall alla lussemburghese, c’è la Societè Nationale de Credit et d’Investissement (Snci), una banca di diritto pubblico corrispondente per larghi tratti alla nostra Cassa depositi e prestiti. Sarà quest’istituzione a far da garante, in nome dello Stato, per i crediti delle imprese. Ma non solo. Sotto preciso indirizzo del Governo, è stata incaricata di sostenere i finanziamenti dei mutui e prestare denaro alle imprese in difficoltà o che abbiano bisogno di finanziamenti per ripartire.

Pensare che il Lussemburgo, appena il 15 marzo scorso, aveva ricevuto il riconoscimento di una incredibile solidità patrimoniale da parte di Fitch, che gli aveva assegnato una Tripla A. Ma adesso sta combattendo una guerra più grande, quella per la sopravvivenza. Consapevole però, più che mai, che la tutela della salute è inscindibilmente legata al rilancio del Sistema-Paese. Lottare per la salute, oggi, significa garantire il benessere di domani. È proprio quello che Lex Delles, ministro della classe media del Granducato, va ripetendo: “Vogliamo soluzione rapide, non complicate né tantomeno burocratiche. Il Paese ha bisogno dei negozi, dei ristoranti, degli artigiani e degli autonomi”. Adesso, l’accorato appello del Governo lussemburghese: “Restez chez vous! Restez à la maison!”, assume un senso diverso. Una prospettiva di rinascita, da lontano, si intravede concreta.

Aggiornato il 01 aprile 2020 alle ore 18:17