Libano, esplode la rabbia: quasi 400 feriti a Beirut

La popolazione libanese contesta il peggioramento delle condizioni economiche nel Paese. La crisi politica ed economica che ha investito il Libano ha costretto alle dimissioni il premier Saad Hariri. Gli incidenti tra polizia e manifestanti si sono intensificati dopo che un gruppo di dimostranti a volto coperto ha tentato di entrare in Parlamento forzandone l’ingresso. I manifestanti hanno lanciato pietre, sbarre metalliche, rami e fuochi d’artificio contro gli agenti antisommossa. Dopodiché è andato in scena un gran dispiegamento di forze. Gli agenti hanno fatto ricorso agli idranti, cannoni d’acqua, lancio di petardi e ai gas lacrimogeni per disperdere i dimostranti. 

Il presidente Michel Aoun ha ordinato il dispiegamento di unità dell’Esercito dopo i violenti scontri che ieri hanno opposto manifestanti e forze di sicurezza a Piazza Nijmeh, vicino alla sede del Parlamento. Secondo fonti mediche, sono quasi 400 le persone rimaste ferite nella battaglia.

La popolazione è tornata a protestare dopo un periodo di pausa nelle contestazioni contro il governo. Ai nuovi contrasti ricominciati in settimana è stato dato il nome di “settimana di rabbia”. Le manifestazioni in Libano, iniziate lo scorso 17 ottobre, sono dovute anche alla mancata formazione di un nuovo governo in grado di rispondere alle esigenze, principalmente economiche, della popolazione. In dicembre il presidente libanese, generale Michel Aoun, ha incaricato il professore Hassan Diab di formare un nuovo governo, ma i diversi partiti ancora non sono giunti ad un accordo.

La presidenza libanese ha quindi reso noto – anche sul proprio account Twitter – che il presidente Aoun ha chiesto ai ministri della Difesa, dell’Interno e della Sicurezza “di proteggere l’incolumità dei manifestanti pacifici, evitare gli scontri, garantire la sicurezza della proprietà pubblica e privata e ripristinare l’ordine nel centro della Capitale”.

Aggiornato il 20 gennaio 2020 alle ore 13:23