Il Parlamento austriaco dichiarerà antisemita il movimento BDS

Tutti i principali partiti rappresentati nel Parlamento austriaco hanno deciso di appoggiare una risoluzione che condanna il movimento anti-israeliano per il boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS) come antisemita.

La misura invita il governo federale austriaco a combattere l’antisemitismo e l’antisionismo, e a rifiutare qualsiasi forma di sostegno finanziario e di altro tipo da parte di organizzazioni antisemite e sostenitrici dei principi del BDS.

La risoluzione sarà presentata alla Camera bassa del Parlamento, il Consiglio nazionale, a gennaio 2020. Si prevede che sarà approvata a larghissima maggioranza. Se le leggi anti-BDS sono state approvate a Vienna e a Graz – rispettivamente la più grande e la seconda città austriaca per numero di abitanti – questa è la prima volta che una misura del genere viene adottata a livello federale.

L’11 dicembre, i legislatori di tutti e cinque i principali partiti – compresi i Verdi di sinistra e il Partito della Libertà (Freiheitliche Partei Österreichs, FPÖ) di destra – hanno formalmente concordato di co-presentare la risoluzione promossa da Sebastian Kurz, ex cancelliere austriaco (e probabilmente il prossimo) che è anche leader del Partito popolare austriaco (Österreichische Volkspartei, ÖVP). La risoluzione afferma:

“L’antisemitismo esiste fin dall’antichità, sebbene il termine stesso non sia stato utilizzato fino al XIX secolo. L’essenza, tuttavia, era sempre la stessa: era – ed è – fomentare pregiudizi e l’odio verbale e nelle azioni contro gli ebrei. Nel corso della storia, sono stai vittime della violenza e dell’esclusione, che hanno raggiunto l’apice devastante nella crudeltà omicida del nazionalsocialismo e nell’obiettivo dichiarato della distruzione sistematica degli ebrei da parte del regime nazista.

“Complessivamente, più di sei milioni di ebrei, molti dei quali bambini, rimasero vittime della Shoah. Vennero uccisi nei campi di sterminio con gas tossici o altro. Ma anche questo genocidio crudele oltre ogni immaginazione e la sua memoria non hanno indotto molte persone a riflettere, e pertanto gli ebrei, anche oggi, sono esposti ancora una volta all’odio e ai pregiudizi, che nel peggiore dei casi culminano nella violenza.

“In un sondaggio, condotto dall’Agenzia dell’Unione Europea per i diritti fondamentali nel maggio-giugno 2018 su 16.500 ebrei europei di 12 Stati membri dell’UE, sono emersi dati molto allarmanti: nove intervistati su dieci hanno detto che l’antisemitismo si è intensificato, e un terzo ha espresso l’intento di emigrare.

“Il gruppo di lavoro sull’antisemitismo del Parlamento europeo ha già svolto un prezioso lavoro. Nel giugno del 2017, è stata approvata a larga maggioranza una risoluzione sull’antisemitismo. Il testo includeva la richiesta che tutti gli Stati membri dell’UE adottassero la definizione di antisemitismo formulata dall’Alleanza internazionale per la memoria dell’Olocausto (IHRA) e formassero la loro polizia e le autorità giudiziarie su come perseguire l’antisemitismo. L’Austria è stato uno dei primi Paesi membri dell’Unione Europea ad approvare questa definizione di antisemitismo proposta dall’IHRA con una risoluzione del Consiglio dei Ministri del 21 aprile 2017.

“La presidenza austriaca dell’UE ha approvato all’unanimità una dichiarazione sulla lotta all’antisemitismo e sullo sviluppo di un approccio comune alla sicurezza per le comunità e le istituzioni ebraiche durante il Consiglio Giustizia e Affari interni del 6 dicembre 2018. Il Consiglio europeo ha accolto con favore questa dichiarazione nelle sue conclusioni del 13 e 14 dicembre 2018. Questo percorso deve essere perseguito in modo coerente.

“Inoltre, nel 2018, il presidente del Consiglio nazionale, Wolfgang Sobotka, ha commissionato uno studio per comprendere il livello dei sentimenti antisemiti in Austria. Il risultato di questo studio è che il 10 per cento degli austriaci è palesemente antisemita e il 30 per cento lo è in modo latente. Le percentuali sono incredibilmente più alte tra i turcofoni e gli arabofoni che sono nati in Austria o vivono fra noi da più di dieci anni.

“Secondo la definizione di antisemitismo formulata dall’IHRA e adottata dall’Austria, lo Stato di Israele, che è inteso come un collettivo ebraico, potrebbe essere bersaglio dell’ostilità antisemita, come il rifiuto di accettare il diritto del popolo ebraico all’autodeterminazione, la responsabilità collettiva degli ebrei delle azioni dello Stato di Israele, o i paragoni tra l’attuale politica israeliana e le politiche naziste.

“Il movimento ‘per il boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS)’, che ha preso sempre più piede in Austria negli ultimi anni, ricorre a questo modello antisemita: questo movimento invoca il boicottaggio dello Stato ebraico, dei prodotti e delle aziende israeliane, degli artisti, degli scienziati e degli atleti israeliani. Demonizza e valuta Israele con disparità di criteri, rende gli ebrei austriaci corresponsabili della politica israeliana e chiedendo il diritto al ritorno dei profughi palestinesi e di tutti i loro discendenti mette in discussione il diritto dello Stato ebraico di esistere.

“Per l’Austria, il diritto di esistere di Israele non è negoziabile, e qualsiasi forma di antisemitismo, incluso l’antisemitismo legato a Israele, è inaccettabile e deve essere duramente condannata. Ovviamente, si devono consentire le critiche oggettive alle singole misure adottate dal governo di Israele.

“Il Consiglio nazionale condanna fermamente ogni forma di antisemitismo, incluso l’antisemitismo legato a Israele e invita il governo federale a far fronte con determinazione e di conseguenza a queste tendenze.

“Al governo federale viene inoltre richiesto:

  • di sviluppare una strategia olistica per prevenire e contrastare ogni forma di antisemitismo, con uno stretto coinvolgimento di tutti gli organi competenti, come parte delle sue strategie per prevenire il razzismo, la xenofobia, la radicalizzazione e l’estremismo violento;
  • di condannare fermamente il movimento BDS e i suoi obiettivi, in particolare l’esortazione a boicottare i prodotti, le aziende, gli artisti, gli scienziati o gli atleti israeliani;
  • di non fornire locali e infrastrutture a organizzazioni e associazioni che utilizzano la retorica antisemita o mettono in discussione il diritto di esistere di Israele;
  • di non sostenere, finanziariamente o meno, gli eventi organizzati dal movimento BDS o da gruppi che perseguono obiettivi simili;
  • di mantenere il ruolo dell’Austria come luogo eccellente per il dialogo e gli scambi internazionali”.

La risoluzione austriaca, una delle più forti dichiarazioni europee a sostegno di Israele fino ad oggi, fa parte di una crescente reazione negativa al movimento BDS.

Il 14 novembre 2019, l’amministrazione comunale di Graz, la seconda città più grande dell’Austria, ha approvato una risoluzione contro l’antisemitismo e il movimento anti-israeliano BDS. La giunta comunale ha dichiarato che è “fermamente contraria a ogni forma di antisemitismo e condanna la campagna BDS e l’esortazione a boicottare lo Stato ebraico come chiaramente antisemita”. Il consiglio ha affermato che “nessuna organizzazione che mette in discussione il diritto di esistere di Israele dovrebbe essere sostenuta finanziariamente”. E ha aggiunto:

“I progetti che invitano a boicottare o a sostenere il movimento BDS non devono essere sostenuti finanziariamente. Inoltre, a seguito della decisione, il Consiglio comunale di Graz non fornirà più spazio urbano alle campagne del BDS o ai suoi eventi futuri”.

Il 27 giugno 2018, il consiglio comunale di Vienna ha approvato all’unanimità una risoluzione anti-BDS, in cui si afferma:

“La città di Vienna condanna fermamente la diffusione dell’antisemitismo in tutto il mondo, si oppone alla campagna antisemita del BDS, non fornirà spazi urbani per campagne o eventi del BDS, mostre o manifestazioni che perseguono obiettivi del BDS, e non fornirà alcun altro sostegno per gli eventi del BDS”.

Il 17 maggio 2019, il Parlamento tedesco ha approvato una risoluzione che condanna il movimento BDS come antisemita e si impegna a tagliare i finanziamenti a qualsiasi organizzazione che appoggi attivamente il BDS. La risoluzione, approvata da un’ampia alleanza interpartitica, sancisce quanto segue:

“L’appello globale al boicottaggio nel suo radicalismo porta al marchio dei cittadini israeliani di fede ebraica. Ci sono dichiarazioni e azioni da parte del movimento BDS che cercano di mettere in dubbio il diritto di esistere dello Stato di Israele. Gli appelli al boicottaggio ricordano le posizioni antisemite del nazionalsocialismo, sono inaccettabili e fortemente condannabili”.

Il partito conservatore anti-establishment, Alternativa per la Germania (AfD), ha affermato che la risoluzione presenta delle carenze e chiede il divieto totale delle attività del BDS in Germania. Ha osservato che il movimento BDS “affonda le sue origini nelle iniziative antisemite e antisioniste dei gruppi arabi che erano già attivi prima della nascita dello Stato di Israele e che tra il 1933 e il 1945 erano in stretto e amichevole contatto con il governo nazionalsocialista tedesco”.

Il 22 ottobre 2019, la Camera dei Deputati ceca ha approvato una risoluzione non vincolante che invita il governo a “rifiutare il sostegno finanziario offerto da questi organizzazioni a tali movimenti, organizzazioni nell’Unione Europea, nelle Nazioni Unite e altre istituzioni e associazioni internazionali che chiedono di boicottare lo Stato di Israele”.

Il 23 luglio 2019, la Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti ha approvato a larga maggioranza una risoluzione bipartisan che respinge la campagna del BDS contro Israele. Il disegno di legge – formalmente noto come Risoluzione 246 della Camera dei Rappresentanti – è stato approvato con 398 voti a favore, 17 contrari e 5 astensioni. Al progetto di legge si sono opposti un repubblicano e 16 democratici, tra cui le prime due donne musulmane elette al Congresso: le rappresentanti Rashida Tlaib del Michigan e Ilhan Omar del Minnesota.

La misura si “oppone al movimento globale per il boicottaggio, il disinvestimento e le sanzioni (BDS) contro Israele, compresi gli sforzi per colpire le aziende statunitensi impegnate in attività commerciali che sono legali ai sensi della legge degli Stati Uniti, e a tutti gli sforzi per delegittimare lo Stato di Israele”.

Nella Risoluzione inoltre si afferma che la campagna del BDS “mina la possibilità di una soluzione negoziata al conflitto israelo-palestinese, chiedendo concessioni a sola una parte e incoraggiando i palestinesi a rifiutare i negoziati a favore delle pressioni internazionali”.

Risoluzioni anti-BDS sono state approvate in 27 Stati USA: Alabama, Arizona, Arkansas, California, Colorado, Florida, Georgia, Illinois, Indiana, Iowa, Kansas, Kentucky, Louisiana, Maryland, Michigan, Minnesota, Nevada, New Jersey, New York, North Carolina, Ohio, Pennsylvania, South Carolina, Tennessee, Texas, Virginia e Wisconsin.

(*) Gatestone Institute

Traduzione a cura di Angelita La Spada

 

Aggiornato il 08 gennaio 2020 alle ore 11:57