Ieri la Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti d’America ha votato – all’unanimità (un voto solo contrario) – l’Uighur Act, che serve a porre misure e sanzioni contro i responsabili cinesi di torture e carceramenti di massa a danno degli uighuri, la popolazione musulmana che popola lo Xinjiang, la “colonia” che si trova nell’estremità nordoccidentale del fu Celeste Impero, dove risiedono gli uighuri, popolazione di lingua turca e di religione musulmana, che – così come i tibetani – combatte (anche col terrorismo) per la sua indipendenza. I cinesi hanno attuato politiche tipiche delle dittature (alla faccia del soft power): parliamo di un milione di uighuri rinchiusi, di torture, di pre-genocidio, attuato attraverso lo spostamento di masse di cinesi di etnia han in Xinjiang, dove vivono 22 milioni di residenti, in un territorio grande circa 5 volte l’Italia...

Sappiamo che qualche zombie tirerà fuori l’argomento: “Sì, ma sono anche terroristi”. Vero, vi sono uighuri che fanno parte di gruppi jihadisti, ma ciò non permette di torturare migliaia di persone e imprigionarne un milione su una popolazione di 22 milioni solo perché costoro reclamano indipendenza o autonomia. Reprimere è a volte necessario, ma non a questo livello e in questi casi.

Il solito zombie saputello poi tirerà fuori l’argomento degli Usa di Guantanamo, ignorando che in quel caso si trattava di centinaia di combattenti jihadisti, catturati in fronti di guerra. In ogni caso, non c’è licenza di uccidere usando l’argomento “Sì, ma tanto c’è già stato Caino”.

L’Uighur act è, insomma, un alto esempio di democrazia, non un caso di ingerenza negli affari interni di una dittatura, come è quella cinese. Certamente fa parte della strategia americana di contenimento delle politiche espansive di Pechino. La questione è però un’altra: una democrazia fa coincidere il bene della sua comunità nazionale col bene generale.

In questo senso – lo dico nel giorno in cui alcuni leader europei forse afflitti da cretinismo pongono il tema di fare a meno della Nato – gli Usa hanno quasi sempre fatto la cosa giusta. Come nel 1940, conviene seguire la linea degli Usa o piuttosto accodarsi alle lusinghe di Berlino? E oggi, sono forse democratiche Mosca, Teheran e Pechino? Finché la risposta a questa domanda non sarà positiva, converrà stare dalla parte della democrazia nata nel New England, e almeno gridare – a ragione – per la libertà del milione di uighuri imprigionati nei campi di concentramento, e per la libertà di tutti i cinesi. Converrà anche capire che è possibile fare politica senza scannarsi come cani e gatti.

Aggiornato il 04 dicembre 2019 alle ore 13:08