La Turchia inonda l’Europa di migranti: la Grecia il crocevia

venerdì 18 ottobre 2019


La Grecia è tornata ad essere “l’epicentro” della crisi migratoria europea. Più di 40 mila migranti sono arrivati in Grecia durante i primi nove mesi del 2019 e più della metà di questi è giunta negli ultimi tre mesi, secondo i nuovi dati raccolti dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim).

L’impennata di arrivi in Grecia nel terzo trimestre del 2019 – 5.903 arrivi registrati a giugno; 9.341 ad agosto e 10.294 a settembre – è coincisa con le reiterate minacce da parte del presidente turco Erdoğan e di altri membri del suo governo di inondare l’Europa di migranti musulmani.

Sebbene il numero di arrivi dei migranti in Grecia sia ancora ben al di sotto del numero di sbarchi avvenuti nel pieno della crisi migratoria del 2015, quando più di un milione migranti provenienti da Africa, Asia e Medio Oriente si riversarono in Europa, la recente ondata di nuovi arrivi indica che le minacce di Erdoğan di riaprire le porta dell’immigrazione di massa stanno diventando una realtà.

Nel marzo del 2016, i funzionari europei negoziarono l’accordo sui migranti UE-Turchia, in cui l’Unione Europea ha offerto alla Turchia una serie di incentivi economici e politici in cambio dell’impegno da parte di Ankara di arrestare il flusso di migranti dalla Turchia alla Grecia.

I funzionari europei, negoziando in gran fretta, promisero alla Turchia più di quanto fossero in grado di mantenere – in particolare un controverso impegno a garantire la liberalizzazione dei visti d’ingresso nei paesi dell’Ue per tutti gli 80 milioni di cittadini turchi.

Dall’entrata in vigore dell’accordo, la Turchia e l’Unione europea si sono accusate a vicenda di non aver rispettato parti fondamentali dell’intesa ed Erdoğan ha ripetutamente minacciato di consentire a milioni di migranti di riversarsi in Grecia.

In pratica, l’accordo UE-Turchia ha sostanzialmente ridotto i flussi migratori dalla Turchia alla Grecia. Di conseguenza, le rotte migratorie si sono spostate verso ovest dalla Grecia all’Italia, che nel 2016 rimpiazzò la Grecia come principale punto di ingresso per coloro che cercano di raggiungere l’Europa.

Dopo che l’ex ministro degli Interni italiano Matteo Salvini annunciò nel giugno del 2018 una linea dura sull’immigrazione, il numero degli arrivi in Italia è diminuito drasticamente, passando da 119.369 nel 2017 a 23.370 nel 2018, registrando un calo dell’80 per cento, secondo l’OIM. 

A seguito di questo giro di vite sull’immigrazione illegale, i flussi migratori verso l’Europa si sono spostati più a ovest verso la Spagna, che nel 2018 ha sostituito l’Italia come porta principale per l’immigrazione clandestina. Più di 65 mila migranti sono arrivati in Spagna nel 2018, secondo le stime dell’OIM.

La ripresa dei flussi migratori dalla Turchia alla Grecia, tuttavia, ha riportato la Repubblica ellenica al suo precedente ruolo di principale porta europea per l’immigrazione di massa. Secondo i dati dell’OIM, nei primi nove mesi del 2019, in Grecia è sbarcato il doppio dei migranti rispetto alla Spagna.

Tra luglio e settembre, in Grecia sono arrivati più migranti – 25.538 – rispetto ai primi sei mesi dell’anno. I flussi migratori sono aumentati di quasi il 180 per cento, passando da una media di 100 arrivi al giorno nella prima metà del 2019 a una di 277 arrivi al giorno durante il terzo quadrimestre.

Il governo ellenico ha dichiarato che Erdoğan controlla personalmente i flussi migratori verso la Grecia e li attiva e disattiva per spillare più denaro e ottenere altre concessioni politiche dall’Unione Europea. Negli ultimi mesi, il governo turco ha ripetutamente minacciato di spalancare le porte all’immigrazione di massa verso la Grecia e, per estensione, verso il resto dell’Europa.

Il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis ha invitato la Turchia a smettere di “intimidire” la Grecia. “Il signor Erdoğan deve capire che non può minacciare la Grecia e l’Europa nel tentativo di ottenere maggiori risorse per gestire il problema dei rifugiati”, egli ha dichiarato. “L’Europa ha dato molti soldi, sei miliardi di euro negli ultimi anni, nel quadro di un accordo tra Europa e Turchia reciprocamente vantaggioso”.

Erdoğan, tuttavia, sembra prevalere in questa disputa. Il 29 agosto, ad esempio, secondo quanto riferito dal gruppo no-profit Aegean Boat Report, 16 imbarcazioni che trasportavano 650 migranti hanno raggiunto la spiaggia del villaggio greco di Skala Sykamineas, sull’isola di Lesbo. Tutti i natanti erano nuovi e sono arrivati nello stesso luogo in meno di un’ora, il che fa pensare che si sia trattato di un’operazione coordinata da bande di trafficanti di esseri umani, presumibilmente con la tacita approvazione del governo turco. È stato il più grande sbarco di massa a Lesbo e proveniente dalla costa turca, dalla crisi migratoria del 2015-2016.

Gli arrivi di massa in Grecia sono proseguiti senza sosta: 2.441 migranti sono sbarcati durante la prima settimana di settembre; 1.781, la seconda settimana; 2.609, durante la terza; e 3.463, la quarta settimana.

“Stiamo assistendo a enormi ondate di migranti che vengono portati [in Grecia] da trafficanti che utilizzano nuovi metodi e imbarcazioni migliori e più veloci”, ha dichiarato il ministro greco della Protezione civile Michalis Chrysochoidis. “Se la situazione dovesse continuare potrebbe ripetersi quanto accaduto nel 2015. Adotteremo misure per proteggere i nostri confini e saremo molto più rigorosi e molto più rapidi nell’applicarle”.

Il 30 settembre, il primo ministro Kyriakos Mitsotakis ha annunciato una serie di misure per far fronte ai flussi migratori. Ha detto che il suo governo intende rimandare in Turchia 10 mila migranti entro la fine del 2020. Il piano presuppone che Ankara li riporti indietro. Mitsotakis ha inoltre affermato che il governo rafforzerà i controlli alle frontiere, aumenterà il numero delle pattuglie navali nell’Egeo, chiuderà i centri per i migranti ai quali viene negato l’asilo e revisionerà il sistema di asilo.

I migranti che utilizzano le rotte del traffico di esseri umani che hanno origine in Turchia stanno raggiungendo anche altri paesi membri dell’UE, tra cui Bulgaria, Italia e Cipro, che hanno registrato un aumento del 700 per cento degli arrivi durante i primi nove mesi del 2019, rispetto allo stesso periodo del 2018, secondo i dati dell’OIM.

Il ministro degli Interni cipriota Constantinos Petridess ha dichiarato che l’ondata migratoria dalla Turchia è legata alle tensioni esistenti tra Ankara e Nicosia a causa delle attività di trivellazione turche per l’esplorazione di petrolio e di gas nella zona economica di Cipro.

La maggior parte dei migranti che arrivano a Cipro lo fanno via terra. Petrides ha spiegato che la Turchia ha firmato accordi sull’esenzione dell’obbligo del visto con numerosi paesi dell’Africa e dell’Asia, e che molti migranti riescono a entrare in Turchia senza restrizioni. Da lì, raggiungono, spesso con l’aiuto di trafficanti di esseri umani, per via aerea o marittima, la parte nord di Cipro occupata dalla Turchia. Vengono quini accompagnati alla cosiddetta “linea verde” delle Nazioni Unite e passano illegalmente nella Repubblica di Cipro, la parte meridionale grecofona dell’isola che è un paese membro dell’UE.

Parlando con i giornalisti a Bruxelles, Petrides ha precisato:

“La tendenza più recente è ancora più allarmante. Si registra l’arrivo di cittadini di Paesi terzi che giungono con un volo diretto dalla Turchia all’aeroporto occupato di Timvu [il suo nome greco] o Ecan [com’è conosciuto oggi in turco] e poi entrano a piedi nell’area controllata dal governo.

“Questo nuovo metodo di mandare profughi con aerei o a bordo di autobus non potrebbe funzionare senza la tolleranza, come minimo, delle autorità turche. E non è solo tolleranza. Ho menzionato le pratiche relative al regime di liberalizzazione dei visti, per quanto concerne tali politiche che incoraggiano l’esito positivo di questo fenomeno. È molto chiaro che abbiamo un traffico istituzionalizzato”.

Più di sei milioni di migranti sono in attesa nei paesi del Mediterraneo di raggiungere l’Europa, secondo un rapporto riservato del governo tedesco trapelato e finito sulle pagine del quotidiano tedesco Bild. Il report afferma che un milione di persone sono pronte in Libia; un altro milione in Egitto, 720 mila in Giordania, 430 mila in Algeria, 160 mila in Tunisia e 50 mila in Marocco. Più di tre milioni attendono già in Turchia.

(*) Gatestone Institute


di Soeren Kern (*)