Brexit, è tardi per il “sì” formale a vertice Ue

Fino a ieri a Londra e a Bruxelles si respirava aria di svolta sulla Brexit. Oggi lo scenario sembra radicalmente mutato. Sembra troppo tardi per un “sì” formale all’accordo sulla Brexit nel corso del Consiglio europeo. Nel miglior scenario possibile si potrà dare un via libera politico all’intesa e tornarci sopra in un secondo tempo. Sono queste le notizie che giungono da fonti diplomatiche Ue alla vigila del summit dei leader europei. “D’altra parte – spiegano le stesse fonti – non sappiamo ancora se ci sarà un accordo. Non abbiamo visto il testo, e non sappiamo che possibilità ha di ottenere il via libera a Westminster”.

Eppure, per Leo Varadkar, “lo spiraglio per un possibile accordo c’è, ma vi sono ancora molte questioni da risolvere”. Il premier irlandese ha parlato al telefono oggi con Boris Johnson e con i vertici di Bruxelles da Dublino. Varadkar ha evocato “progressi”, ma è rimasto cauto sui tempi e ha ipotizzato apertamente un Consiglio europeo straordinario ulteriore, prima del 31 ottobre, se non si farà in tempo a chiudere un accordo entro il summit previsto domani e dopodomani.

Boris Johnson oggi ha incontrato la leader degli alleati unionisti nordirlandesi del Dup, Arlene Foster. L’obiettivo del premier britannico è cercare di garantirsi la copertura su alcune concessioni relative ai controlli doganali di fatto fra l’Ulster e il resto del Regno Unito. Nel pomeriggio Johnson aveva in programma una riunione del Consiglio dei ministri e un incontro a parte chiuse con i deputati del gruppo Tory alla Camera dei Comuni.

Intanto, il premier Giuseppe Conte, intervenendo al Senato in vista del Consiglio Ue, ha detto che “i negoziati sulla Brexit hanno registrato nelle ultime ore progressi rilevanti ma senza arrivare a una svolta decisiva. L’Italia è impegnata a evitare che i nostri concittadini paghino gli effetti del ‘No deal’. Poi lavoriamo per evitare sterili rimpalli di responsabilità. Serve ribadire unità dei 27, con un approccio negoziale pragmatico senza condizionamento ideologico. Ora ci sono due ostacoli, il veto nordirlandese e il regime doganale al confine”.

Aggiornato il 16 ottobre 2019 alle ore 18:48