Gerusalemme Capitale eterna dello Stato di Israele

Le ultime elezioni in Israele hanno messo in evidenza quanto tutti partiti presenti alla Knesset siano divisi su molti temi tranne che sul futuro della loro Capitale. Gerusalemme, ribadiscono i leader israeliani, non si tocca.

Il governo che si profila, sicuramente di unità nazionale con il Likud, il partito blu e bianco e la formazione di Liberman, ribadirà come primo punto del programma l’unità e l’indivisibilità di Gerusalemme. Una posizione granitica che non potrà mai essere scalfita neanche con le più fantasiose formule alchemiche della diplomazia. Nel panorama politico nazionale la questione non è in discussione e non entrerà mai a far parte del tavolo negoziale con i palestinesi.

Per capire da dove nasce questa forma di attaccamento occorre andare indietro nel tempo per comprendere il legame indissolubile che lega il popolo mosaico alla città.

Diciotto volte distrutta e diciotto volte ricostruita, luogo fisico della nascita di due grandi religioni monoteiste, l’ebraica e la cristiana, simbolo dell’ascesa della fede musulmana, Gerusalemme è uno dei pochi siti in cui culture diverse in tutto il loro valore si sovrappongono, si confrontano, vivono l’una accanto all’altra. Magicamente sospesa tra storia, tradizione e mito, teatro nel corso dei secoli di guerre sanguinose e di lotte di potere, oggi più che mai Gerusalemme costituisce il fulcro religioso, storico e nazionale con l’ebraismo.

Un filo d’oro lega questa città alle vicende di una nazione che per millenni ne ha fatto la residenza dei propri sogni e delle proprie aspirazioni. Elevata al rango di Capitale da Re David nel 1013, la città venne scelta perché non apparteneva a nessuna delle dodici tribù ebraiche e poteva candidarsi ad essere il punto di riferimento del popolo mosaico.

“Dieci parti di bellezza sono scese dal Cielo sulla terra, nove ne ha prese Gerusalemme”.

Nelle preghiere, nei salmi, nei libri dei profeti, la Capitale dello Stato di Israele è menzionata ripetutamente come simbolo di rinascita nazionale. Dopo la guerra dei sei giorni nel 1967, Israele è riuscita finalmente a garantire, con il controllo della parte orientale della città, il rispetto di tutti i culti. Ogni comunità religiosa dopo anni di vessazioni ha potuto così liberamente acquisire la propria facoltà spirituale.

Il muro occidentale che sotto il dominio giordano era stato trasformato in una latrina, è stato ripristinato con la dignità che meritava. Ed oggi il cuore e la mente di ogni ebreo è rivolta a quel muro. Un muro che rappresenta un ponte tra l’uomo e Dio.

Gerusalemme è la luce dell’identità ebraica. La decisone del presidente Donald Trump di spostare l’Ambasciata americana a Gerusalemme orientale, seguita anche da altri Paesi, costituisce la consapevolezza della storia della nazione ebraica che non può essere disgiunta dalla propria Capitale, unica e indivisibile.

Teddy Kollek, sindaco della città per molti anni e sincero sostenitore del dialogo con gli arabi ma anche convinto assertore dell’unità della Capitale dello Stato ebraico, una volta disse: “Le arti della diplomazia non sono mai riuscite, né mai riusciranno a fermare il corso della storia.

Aggiornato il 24 settembre 2019 alle ore 09:57