Marocco: il reato di adulterio tra “tradizione” e “riforme”

venerdì 26 luglio 2019


L’Islam pone delle restrizioni alle relazioni sessuali dei suoi fedeli. Come ripetono molti Imam, anche della scuola di Sayed Mohamad Hussein Fadlallah, considerato un marjaʿal-taqlid, ossia un’altissima autorità (1935-2010): “La legge islamica proibisce qualsiasi episodio sessuale extraconiugale, perché l’oscenità colpisce la purezza dell’uomo, offusca la sua anima e lo devia dal cammino contraddicendo il suo interesse per la vita. Il matrimonio nell’Islam è l’unione della vita spirituale e materiale, non un semplice partenariato, non ha una vita contrattuale”. La Sura II Versetto 187, detta: “...esse sono una veste per voi e voi siete una veste per loro...”; questa è una delle regole coraniche, per le relazioni coniugali. Può sembrare semplice articolare gli atteggiamenti della vita di coppia regolarmente formalizzata, o no, tra versetti coranici, interpretazioni o più esattamente “non interpretazioni”, detti (hadeeth “El Bukhari”) e scuole di Diritto coranico, ma non tutto quello che è sancito è direttamente leggibile e applicabile e spesso la “pratica” differisce dalla “Teoria”.

 

Come esempio riporto il seguente Versetto riferito all’adulterio: “Se le vostre donne avranno commesso azioni infami [fornicazione o adulterio] portate contro di loro quattro testimoni dei vostri. E se essi testimonieranno, confinate quelle donne in una casa finché non sopraggiunga la morte o Allah apra loro una via d’uscita” (Corano 4,15). In questo caso “intercettare” un adulterio e supportarlo con quattro testimoni è oggettivamente improbabile, a meno che non venga permessa e riconosciuta la sua “costruzione”. Tuttavia, la fustigazione ed in alcuni casi la lapidazione, applicata spesso arbitrariamente ed impropriamente, stante le disposizioni shaaritiche, determinano la pena prevista per tali azioni contrarie alla Legge islamica (la reiterazione del reato può aggravare la pena). Molti Stati arabo islamici, come il Marocco (cito anche: Tunisia, Iraq, Siria, Algeria, Libano, Libia, ecc.), hanno da decenni “lavorato” per una laicizzazione delle normative riguardanti il diritto di famiglia in generale e delle donne in particolare. Le riforme giuridiche volte ad una laicizzazione complessiva del Marocco, sono state portate avanti, dopo il 1950, da Hassan II e dal figlio Moḥammed VI (ancora chiamati “amīr al-mu’minīn”, comandante dei credenti); questi sovrani, che potrei definire “illuminati”, hanno legiferato al fine di riformare, la Mudawwana (modificata profondamente fino al 2004, ma suscettibile di aggiornamenti) conosciuta anche come Codice di Statuto Personale Marocchino, inerente il diritto di famiglia. Il Codice, che “agisce” nel quadro della Scuola di Diritto Coranico Malikita, è una delle massime manifestazioni di laicità giuridica derogante la Sharia e concernente i diritti “al femminile”. Ciò premesso, il 7 luglio una nota attrice marocchina è stata presa in custodia, alle 9 del mattino, perché sospettata di adulterio, in quanto trovata in compagnia di un noto regista in un appartamento a Casablanca. Tale situazione ha creato profonda indignazione nelle associazioni femministe, visto che il Parlamento sta lavorando sulla revisione del Codice Penale.

Tayeb Adlouni Alami, avvocato dell’attrice afferma che la sua cliente è potuta ritornare a casa solo nel tardo pomeriggio, per l’assenza di procedimenti giudiziari e per la mancanza di prove. Anche il regista, ha subito lo stesso trattamento, ad anche in questo caso gli avvocati hanno esercitato azioni di tutela legale; di conseguenza in una fase dove è complesso e articolato sia recepire testimonianze circa l’adulterio, sia trovare “norme” chiare, il procuratore del Re, Moḥammed VI, l’11 luglio, ha optato di assegnare il “caso” alla polizia giudiziaria al fine di compiere “ulteriori indagini”.

È opinione dell’avvocato del regista che le accuse sono senza fondamento, dichiarando che secondo la legge marocchina, questo reato non può essere stabilito senza alcuna prova, visto che il Codice di Procedura Penale richiede flagranza di “delicto”, “che non è stato accertato al momento del fermo dell’attrice e del regista”.

I due arrestati, anche se trovati insieme, hanno affermato di non avere avuto rapporti sessuali e che il loro era un incontro di lavoro, nonostante che il marito dell’attrice, uomo d’affari spesso all’estero, sostenga il contrario e dichiari di essere in possesso di testimonianze, foto e video, attestanti l’adulterio. Al di là del “caso” di infedeltà che esula dalla mia sfera di interessi professionali, quello che ritengo utile sottolineare, che anche se il Codice Penale e “Procedure” collegate, è in fase di modifica e considerando che la società civile e le organizzazioni femministe hanno presentato una lista di “raccomandazioni” ai parlamentari della Commissione Giustizia e Diritti Umani, dichiarando che: “Abbiamo avuto l’ambizione di ristrutturare il Codice e la procedura penale affinché siano in armonia con le convenzioni internazionali firmate dal Marocco”, e lottino per le depenalizzazioni di tali reati (adulterio, art. 491.492 e sesso fuori del matrimonio art. 490-493), ai sensi del vigente Codice Penale, nel 2018, quasi 3mila persone sono state perseguite per adulterio. Quindi l’attrice ed il regista, se le testimonianze di relazione extraconiugale saranno accolte, rischiano fino a due anni di carcere.

Fouzia Assouli, presidente della Fondazione delle donne euromediterranee (Femf) e presidente onorario della Federazione della Lega democratica per i diritti della donna (Flddf), afferma che: “La criminalizzazione dell’adulterio è una violazione delle libertà individuali. Riguarda le relazioni individuali tra adulti responsabili. La legge non deve interferire a livello etico o morale. Questa legge è persino contraria alla Costituzione marocchina del 2011”. Inoltre Khadija Rougani, membro della coalizione “The Spring of Dignity”, sostiene che gli articoli 490 e 493, criminalizzano il sesso al di fuori del matrimonio: “Questi articoli giocano principalmente contro le donne”.

Quello che si evince da questo “caso” che può essere emblematico in quanto coinvolge due personaggi notissimi (non è la prima volta), è che se si scava più a fondo nei diritti che riguardano la donna, valutando gli importanti e peculiari sforzi dei Sovrani marocchini nel rendere egualitari i rapporti tra i sessi, ancora c’è molto da legiferare affinché si possa “incorporare” una “tradizione”. Tuttavia sembra che il percorso decennale sulla “via” della Mudawwana prosegua.

Il 18 luglio il Tribunale marocchino ha condannato a morte i tre principali “sospettati” dell’omicidio e della decapitazione delle turiste Louisa Vesterager Jespersen danese e della norvegese Maren Ueland, gli altri 21 uomini coinvolti nel massacro sono stati condannati all’ergastolo, una pena, in questo caso, “quasi” proporzionata all’orrendo reato commesso.


di Fabio Marco Fabbri