Ursula von der Leyen è stata eletta alla presidenza della Commissione europea. Ma l’esito del voto ha provocato l’ennesima spaccatura tra il Carroccio e i pentastellati. Matteo Salvini, infatti, il cui gruppo all’Europarlamento fa parte dei sovranisti di Identità e Democrazia, ha detto di votare “no” alla delfina di Angela Merkel. D’altro canto, i grillini, “ammaliati” dalle aperture dell’ex ministra tedesca al “salario minimo”, hanno votato “sì”. Alla fine, la von der Leyen ce l’ha fatta per soli nove voti: 383 i voti favorevoli, 327 i contrari. Da qui, lo scontro all’interno del governo gialloverde. Infatti, sono risultati decisivi i 14 eurodeputati del M5s, non organici alla maggioranza a Strasburgo.

In favore di Ursula si è espresso lo schieramento delle forze pro-europee rappresentato dal gruppo dei Popolari, di cui fa parte la tedesca, dai Socialisti e democratici e da Renew Europe, i liberal-centristi di Macron, ma in maniera tutt’altro che compatta. Tra i tre gruppi sono infatti mancati oltre una settantina di europarlamentari, fra franchi tiratori, che hanno cercato di impallinare la candidata, e schede bianche. Nel luglio del 2014 Jean-Claude Juncker fu eletto con una maggioranza ben più comoda: 422 sì e 250 contrari.

La von der Leyen, subito dopo l’ok di Strasburgo, si è detto “molto onorata. La fiducia che riponete in me la riponete nell’Europa, un’Europa forte e unita da est a ovest, da nord a sud, pronta a combattere per il futuro invece che contro sé stessa”. Domani si dimetterà dal suo incarico di ministro della Difesa in Germania.

“Il compito che dovrò affrontare pesa su di me ed il mio lavoro comincia adesso”, ha aggiunto, ringraziando tutti i membri del Parlamento europeo che l’hanno eletta. Tra i punti del suo programma la lotta al cambiamento climatico, con la presentazione di una svolta verde per l’Europa nei primi cento giorni del suo mandato, un nuovo patto sui migranti ma con l’obbligo dei salvataggi in mare e la promessa di un salario minimo in tutti i Paesi Ue.

Nel discorso fatto in mattinata, l’ultimo sforzo per convincere l’emiciclo di Strasburgo, von der Leyen aveva esordito ricordando la figura di Simone Veil, prima donna eletta presidente del Parlamento Ue, chiedendosi come oggi si possa perpetuare la sua visione. “Chi vuole indebolire questa Europa troverà in me una dura nemica”, ha poi avvertito, insistendo al contrario su un rafforzamento dell’Europa. Poi si è detta disposta a garantire una proroga della Brexit, “nel caso fosse necessario più tempo per motivi validi”, ricordando infine che sarà sua cura garantire la parità di genere nella sua Commissione.

“Adesso – ha detto il presidente del Parlamento europeo David Sassoli – inizieremo l’esame dei commissari, quando von der Leyen ce li presenterà secondo delle procedure precise. Lei ha caratterizzato la sua presidenza con un tono politico molto diverso dagli altri e ha fatto anche degli appelli ai governi dicendo che i commissari dovranno rispettare le linee programmatiche che lei ha indicato. E anche questo mi sembra un tono politico molto interessante”.

Per Joerg Meuthen, capo della componente dell’Afd, alternativa per la Germania, “i leghisti italiani restano nostri alleati, come avete visto hanno votato assieme a noi”. Intervistato dal Messaggero risponde a una domanda sulla posizione negativa mantenuta dalla Lega nel voto sulla nuova presidente della Commissione Ue. Quanto annunciato dalla von der Leyen su immigrazione, cambiamenti climatici e parità di genere, “conferma la nostra convinzione che lei è del tutto inadeguata come presidente della Commissione”.

Meuthen aggiunge: “Siamo vicini alla Lega per le decisioni sull’immigrazione: è un problema che va affrontato con decisione e coerenza. Quando Matteo Salvini ha preso ad agire con determinazione sui porti eravamo e siamo d’accordo con lui rispetto alla necessità d’intervenire. Anche per cambiare l’Europa”. La nuova presidente della Commissione, secondo Meuthen, “promette alla sinistra e ai liberali nominali un’azione più severa contro la Polonia e l’Ungheria, e ai conservatori e i riformatori l’esatto opposto. Insomma, più che un politico coerente sembra più un dottor Jekyll e mister Hyde, una trasformista”. Cosa avrebbero dovuto fare tutti questi partiti? “Evidentemente si sono fatti incantare. Sia chiaro, comunque, ho assoluto rispetto della persona. Io la ritengo solamente un avversario politico”, conclude.

La capo delegazione del Movimento 5 stelle, Tiziana Beghin, in un’intervista alla Stampa, rivendica il peso dei voti grillini nell’elezione di von der Leyen. “Avete visto? Siamo l’ago della bilancia”, dice raggiante e sulla scelta della Lega di votare contro la nuova presidente della Commissione Ue aggiunge “non aiuterà l’Italia”.

Il voto di ieri “dimostra che in Parlamento non c’è una maggioranza stabile. Noi cercheremo di incidere pesantemente sulle scelte che verranno prese di volta in volta in Aula”, continua Beghin e spiega che alla base del sì del M5S a von del Leyen c’è “la sua idea generale dell’Ue e il suo volersi fare portavoce di sensibilità diverse. Sia chiaro: noi non diamo un mandato in bianco. Però possiamo dire che rappresenta un’idea di Ue che ci piace”. A piacere al Movimento – continua Beghin – sono “il salario minimo, la revisione di Dublino, la centralità del Parlamento, il fatto che l’economia deve essere a servizio dei cittadini e non viceversa”. Infine, aggiunge, “ci sono tutti i presupposti perché diventi la Commissione del cambiamento”.

Secondo il capogruppo di Id e responsabile Esteri della Lega Marco Zanni, “è stato un errore madornale del M5s mettere il bollino su una presidente di Commissione debole, che probabilmente non farà gli interessi dell’Italia. E questo lo vedremo in autunno. Quindi anche il M5s dovrà negoziare e concordare tutti quei punti del governo che anche il Movimento ha sottoscritto. Vediamo se la presidente della Commissione darà appoggio al taglio delle tasse o a misure per la crescita”.

Per Zanni, “la domanda che ci facciamo è come farà questa commissione a portare avanti un programma coerente, c’è il rischio di un’impasse istituzionale. Ieri c’è stata la dimostrazione concreta che i populisti sono stati fondamentali per l’elezione e lo saranno per ogni file legislativo. Siamo consapevoli che torneranno a bussare alla nostra porta e che i nostri voti saranno fondamentali ma con il nostro share del 10 per cento siamo pronti a bloccare una commissione che sembra vada a sinistra e che probabilmente sarà sotto scacco dei Verdi”.

Per il capogruppo democratico alla Camera Graziano Delrio, il voto della von der Leyen rappresenta “l’ennesima spaccatura del governo: Lega e M5S si dividono sull’elezione di Ursula von der Leyen alla presidenza della Ue. Per la gioia degli altri sovranisti l’Italia è sempre più isolata e indebolita”.

Aggiornato il 17 luglio 2019 alle ore 14:12