Grecia, trionfa Nea Dimokratia, finisce l’era di Syriza

 

I conservatori sbancano nelle elezioni greche. Il 51enne Kyriakos Mitsotakis, leader di Nea Dimokratia, ha giurato da nuovo premier sulla Bibbia. Ha pronunciato la formula davanti al capo della chiesa ortodossa greca Ieronimos II. Si tratta di una tradizione interrotta nel 2015 dal predecessore Alexis Tsipras, il grande sconfitto di questa tornata elettorale. L’ex premier ha perso la maggioranza, ma la sua è una disfatta definitiva. Rispetto al 23 per cento delle Europee di maggio il rimbalzo è importante. La distanza dal primo partito c’è, ma non è enorme. Il divario tra Nea Dimokratia, che ha ottenuto il 39,8 per cento dei voti e Syriza, che ha riportato il 31,5 è superiore agli otto punti percentuali. Ma un fatto è evidente: è finita l’era della sinistra radicale al governo del Paese.

Il premier incaricato ha percorso a piedi i pochi metri che separano il palazzo presidenziale dal Megaro Maximou, l’edificio dove si trova l’ufficio del primo ministro. È stato accolto sulla porta da Tsipras. I due si sono stretti la mano e sono poi entrati per il passaggio di consegne ed un colloquio riservato.

Mitsotakis domani dovrebbe presentare la lista dei ministri. Con 158 seggi in Parlamento su 300, il politico conservatore potrà governare senza mediazioni, affrontando i problemi che ancora affliggono la Grecia anche dopo la fine dei programmi di aiuti, con i numerosi e stringenti obiettivi di bilancio costantemente monitorati dai creditori. Oggi a Bruxelles, alla riunione dei ministri delle Finanze dell’Eurozona, la Grecia con il prossimo governo di centrodestra sarà tra gli argomenti all’ordine del giorno. Mitsotakis ha promesso agli elettori di rinegoziare l’avanzo primario richiesto dai creditori per alleggerirlo e usare i fondi in surplus per tagliare le tasse a partire dal 2020.

“La Grecia – ha detto Mitsotakis – rialzerà di nuovo la testa con orgoglio”. Mitsotakis, figlio dell’ex premier Konstantinos Mitsotakis, ha sottolineato che le elezioni gli hanno dato un forte mandato per il cambiamento, aggiungendo però che sarà il primo ministro di tutti perché i greci sono “troppo pochi per restare divisi”.

L’ex ministro delle finanze greco, Giorgos Papakonstantinou, in carica dal 2009 al 2011, intervistato dal Corriere della Sera, sostiene che Mitsotakis abbia “buone credenziali per far bene, ma molto dipenderà dalle decisioni di Bruxelles. È personalmente un riformatore. Non sappiamo però se riuscirà a guidare il suo partito Nuova Democrazia sulla strada delle riforme. Il nuovo premier, in campagna elettorale ha promesso di abbassare le tasse e di rinegoziare il target del 3,5 per cento di surplus annuale con i creditori”.

Questo però, secondo Papakonstantinou dipende “da come andranno i negoziati con i partner europei. Certo possono essere ottime misure per far ripartire l’economia e incontrerà la fiducia degli investitori per andare avanti, ma per quanto durerà?”. Sul governo Tsipras, il suo giudizio è negativo. “La cosa migliore che posso dire è che ha voluto restare nell’ euro, rendendosi conto degli errori fatti in precedenza. Il suo inizio è stato disastroso e ha perso metà del Pil del 2015 in poco tempo” ha continuato l’ex ministro delle finanze concludendo che la Grecia “avrebbe potuto uscire prima dal programma di aiuti, ma in questi anni Tsipras ha pensato solo a far cassa e non alle riforme necessarie”.

L’economista Lorenzo Bini Smaghi, membro del Consiglio direttivo della Bce quando Atene si trovò sull’orlo del baratro finanziario, in un’intervista alla Stampa sul risultato elettorale greco, afferma che “la leadership di Nuova Democrazia è cambiata. Ha un programma di riforme e un atteggiamento costruttivo con l’Europa. Gli elettori greci, evidentemente sono pronti a cambiare opinione, anche perché i primi mesi di Tsipras, che avevano portato al confronto con le istituzioni comunitarie, hanno aggravato la crisi e ritardato il percorso di ripresa economica”.

Per Bini Smaghi, i mercati “scommettono sulla collaborazione del nuovo governo greco con l’Europa e un programma fatto soprattutto di riforme strutturali, per favorire la crescita”. Bini Smaghi non è sorpreso dal fatto che lo spread greco sia sui livelli italiani. “Parte di questo premio sul rischio lo si deve di fatto alla ristrutturazione del debito di Atene concesso dall’Europa”. 

Aggiornato il 08 luglio 2019 alle ore 15:05