Cfa francese, il tramonto

La questione della valuta di matrice francese, il Franco delle Colonie Francesi d’Africa, Fcfa, applicata dal 1945 in quattordici Stati africani più le Comore, è oggi al centro di intensi dibattiti sia all’interno del panorama economico africano legato alla Francia, sia a livello internazionale. Un’importante settimanale, le Jeune Afrique, stampato in Francia ma fondato a Tunisi, che si occupa prevalentemente di temi economici riguardanti l’Area dell’Africa centrale francofona e l’area del Magreb, ha recentemente aperto un filone d’inchieste relative alle opinioni di accreditati politici ed economisti africani, circa l’utilità di continuare a usare detta valuta o iniziare a “batterne” una propria. Tale iniziativa di ricerca economico-sociologica, nasce anche dallo stimolo suscitato da alcune pubblicazioni fatte da l’éditions “La Dispute”, che viene creata con l’obiettivo di diffondere, con prospettive di emancipazione sociale, la conoscenza di fattori legati all’economia che influenzano le comunità africane e non solo; inoltre, in questo momento storico, estremamente “dinamico”, in detto periodico, si evidenzia l’anacronismo di avere nell’Africa francofona una valuta non legata alla realtà antropologica e sociologica ed inoltre costosissima nell’utilizzo. Non soffermandomi sulle varie Comunità create per un libero scambio e per l’abbattimento delle barriere doganali, tra i paesi ex colonie transalpine (più una spagnola ed una portoghese), come il Cemac (Comunità economica degli Stati dell’Africa centrale) o la Waemu (Unione economica e monetaria ovest-africana), ricordo che gli Stati aderenti hanno l’obbligo di depositare oltre il 50% delle loro riserve, nelle riserve del Tesoro francese, tale “pedaggio alla stabilità economica” e politica, viene giustificato, dalla Francia, come costo per "conto operativo", nel quale sono coinvolte la Banca Centrale degli Stati dell’Africa Occidentale (Bceao), la Banca degli Stati dell’Africa Centrale (Beac) e la Banca Centrale degli Stati dell’Africa Centrale e Comore.

Tale “cooperazione monetaria coatta”, ad oggi, con tutte le riserve sul metodo tendenzialmente “piratesco”, garantisce una convertibilità stabilita e garantita nel tempo, dei franchi Cfa rispetto all’euro, tuttavia, le polemiche su tale “sistema” sono roventi ed anche elemento di campagna elettorale in quei pochi Stati dove si vota regolarmente, ed in quelli dove le tornate elettorali sono sporadiche, ma il consenso “popolare” deve essere mantenuto. Recentemente, Idriss Déby Itno, presidente del Ciad dal dicembre 1990, ha manifestato pubblicamente profonde contrarietà al franco Cfa; ma anche in questo caso si può notare che nonostante il potere acquisito in quasi trenta anni di governo, il presidente, non ha mai ufficialmente preso concrete iniziative in merito; verosimilmente la presenza del Cfa è anche una determinante “tutela politica” e di sicurezza nazionale. In questo dibattito sul franco Cfa entra in ruolo anche l’Italia, che da alcuni mesi, tramite personaggi politici più o meno di spicco, ma anche con articoli pubblicati su questa Testata, ha contestato alla Francia un compulsivo attaccamento alle sue ex colonie, rifiutando e osteggiando il taglio dell’ultimo legame che possa permettere una completa decolonizzazione, impedendo o frenando uno sviluppo autonomo dei quindici paesi africani, “legati” alla Francia, ormai aperti ad interessi ed ad “affari” globali. Sui media francesi l’atteggiamento italiano non è passato inosservato, infatti il senso d’indignazione e l’offesa di “lesa Maestà”, accompagnano le risposte transalpine all’“ardita” presa di posizione politica italiana. A seguito di tali accuse il presidente Emmanuel Macron ha adottato una posizione difensiva, dichiarando la propria disponibilità e “generosità” nei riguardi dei governanti africani, offrendosi di accompagnarli ed aiutarli nel riformare il loro sistema monetario e apparato connesso. Inoltre va detto che i popoli africani interessati accusano in ogni occasione la Francia di sfruttamento, contrariamente a quanto i transalpini dichiarano appoggiandosi ai principi e agli effetti della loro “ideologia morale”. Va anche rammentato che la Francia ha adottato sempre una politica di informazione mirata all’esaltazione della “missione civilizzatrice”, ruotante intorno al franco Cfa. È proprio ricordando l’“opera” di Dominique Marie François René Galouzeau de Villepin, nato a Rabat, primo ministro nel 2005, il quale esaltava, nei suoi dibattiti, i "benefici della colonizzazione" compiuti in ambito amministrativo, nella sanità, nell’istruzione e nello sviluppo delle infrastrutture. Ma le critiche all’“ideologia morale” colonizzatrice a volte provengono anche dall’interno; è proprio del 2017 l’ultima pesante affermazione, forse sfuggita o fatta ad hoc, espressa da Macron in visita in Algeria, nella quale definisce un “crimine” la colonizzazione; in questo caso per i sostenitori dell’ideologia coloniale, in gioco non c’è più la”concezione del mondo”, ma la la grandeur e l’onore della Francia che deve trascendere le divisioni politiche.

La scorsa settimana ad Abidjan in Costa d’Avorio, i Ministri delle finanze degli Stati interessati e i governatori delle banche centrali dell’Area, hanno adottato una decisione la quale è stata presentata sabato 29 giugno ad un vertice ad Abuja, in Nigeria. In questo contesto i leader della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Ecowas), hanno ufficialmente presentato il programma di sostituzione del Franco Cfa con una valuta “autoctona”  negli otto  Paesi dell’Unione economica e monetaria dell’Africa occidentale (Uemoa) e anche negli altri sette Stati del Cemac, tra cui la naira nigeriana e il cedi del Ghana; è stato scelto ed assunto il nome, già noto,  di "Eco" per il loro “progetto” di moneta unica che sarà creata ed entrerà in corso a partire dal 2020.

 

Sono circa trent’anni che i 15 Paesi dell’organizzazione discutono sulla creazione di una moneta unica, ad oggi il legame monetario con la Francia, ha garantito una stabilità economica in due importanti sottoregioni africane; inoltre la convertibilità fissa con l’euro rappresenta una prerogativa determinate per gli scambi finanziari internazionali, nei quali “navigano” le più importanti potenze economiche mondiali. L’Eco sarà comunque un passo avanti per l’Africa Ecowas, anche se ad una completa analisi degli eventuali sviluppi, questa autonomia monetaria è verosimilmente una scommessa rischiosa, ma il piano assumerebbe, dal punto di vista politico, una valenza simbolica rivoluzionaria. Intanto il Senegal ha già dichiarato di predisporre l’inaugurazione della carta d’identità Ecowas.

Aggiornato il 01 luglio 2019 alle ore 11:50