Egitto, la sepoltura al Cairo dell’ex presidente Morsi

Mohammed Morsi è stato sepolto nel cimitero di Nasr City, alla periferia orientale del Cairo. È quanto ha annunciato il suo legale Abdul-Moneim Abdel-Maqsoud. In precedenza, i familiari di Morsi avevano partecipato ai funerali nella moschea del carcere di Tora, dove Morsi era detenuto. Al cimitero si è registrato un imponente dispositivo di sicurezza. Il governo, nelle ore successive alla scomparsa di Morsi, ha decretato lo stato d’emergenza, temendo manifestazioni dei Fratelli musulmani, che sono stati messi al bando nel Paese.

Soltanto la famiglia dell’ex presidente egiziano ha assistito alla preghiera funebre in carcere e poi alla sepoltura nel cimitero della periferia del Cairo, dove riposano le spoglie di importanti esponenti della Fratellanza musulmana. Uno degli avvocati dell’ex presidente morto ieri ha riferito anche che le forze di sicurezza egiziane avevano rifiutato la richiesta che Morsi fosse seppellito nel cimitero di famiglia nella sua città natale, nella provincia di Sharqia.

La sepoltura di Morsi è avvenuta “all’alba, in seguito a un ordine della Procura generale di seppellirlo dopo che la commissione di medicina legale ha terminato la propria missione”: lo hanno riferito fonti della sicurezza al Cairo. Alle esequie hanno partecipato “dieci componenti della sua famiglia” e “un gran numero di forze di sicurezza hanno impedito a giornalisti e fotografi” di entrare al cimitero “Ewi Wafaawa Amal” del distretto Nasr City alla periferia est del Cairo, hanno riferito ancora le fonti. “È stata allestita una guardia permanente alla tomba”, viene aggiunto. Ieri un comunicato della Procura generale aveva annunciato la formazione di un “alto comitato di medici legali” per stilare un rapporto sul decesso di Morsi al fine di dare un permesso alla sepoltura. La circostanza aveva lasciato pensare a tempi lunghi che poi non ci sono stati e che sarebbero stati in contrasto con i precetti islamici che impongono una sepoltura dei morti il prima possibile. La forma privata dei funerali ha risolto un problema di ordine pubblico che si sarebbe potuto creare in caso di esequie pubbliche con afflusso di militanti della Fratellanza musulmana, dichiarata terrorista nel dicembre 2013 per una deriva di alcune sue frange. Peraltro una draconiana a legge anti-manifestazioni varata nel novembre di quell’anno ostacola i raduni comminando sette anni di reclusione a chi la viola.

Intanto, Tahrir, la piazza del Cairo, epicentro di tutte le rivolte egiziane, stamattina era calma e trafficata come al solito, e con una presenza di forze dell’ordine nettamente inferiore ad altri giorni considerati tesi, sebbene sia stato sepolto Morsi. A differenza ad esempio del 25 gennaio, anniversario dell’inizio della rivoluzione che spodestò il presidente Hosni Mubarak nel 2011, stamattina non si notavano blindati dell’esercito o un particolare dispiegamento di mezzi della polizia, sebbene ieri fosse stata annunciata “un’allerta massima” per timori di manifestazioni della Fratellanza musulmana, di cui Morsi era tra i massimi esponenti. Peraltro, già il 25 gennaio scorso il presidio della piazza era stato poco appariscente. La tivù di Stato intanto ha ribadito che l’ex capo di Stato è morto ieri per una “crisi cardiaca improvvisa”.

Il portavoce del ministero degli Esteri di Teheran, Abbas Mousavi, sulla morte dell’ex presidente egiziano destituito ha detto che “rispettando i punti di vista della grande e coraggiosa nazione egiziana, la Repubblica islamica dell’Iran offre le sue condoglianze al popolo egiziano, alla famiglia e ai sostenitori di Morsi”. Durante il periodo di Morsi al potere, le relazioni tra Egitto e Iran erano migliorate e l’allora presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad si recò in visita al Cairo.

Cerimonie di commemorazione si svolgeranno oggi nelle moschee della Turchia per l’ex presidente egiziano destituito Morsi, morto ieri dopo un malore in tribunale. Le preghiere sono state indette in via ufficiale dalla direzione per gli Affari religiosi di Ankara (Diyanet), che gestisce le attività nei luoghi di preghiera islamici del Paese. Il suo massimo responsabile, Ali Erbas, dirigerà la preghiera nella moschea Haci Bayram di Ankara. Ieri il presidente Recep Tayyip Erdogan, molto legato alla Fratellanza Musulmana, ha definito Morsi un “martire” e un “nostro fratello”.

L’ufficio stampa del governo egiziano ha replicato in maniera circostanziata alle accuse di Human Rights Watch (Hrw) circa un “orribile” presunto “maltrattamento” dell’ex presidente egiziano attuato in carcere con “anni di insufficiente accesso a cure mediche”. In un comunicato, il servizio di informazioni dello Stato (Sis) sostiene che Morsi “presentò la sua ultima richiesta alla corte circa le proprie condizioni di salute il 19 novembre 2017, chiedendo di essere curato a proprie spese e la Corte approvò la sua domanda”. “Un rapporto ufficiale” che fu pubblicato nel giugno di due anni fa, smentendo l’ultima denuncia di Hrw sulle condizioni di Morsi, affermò che l’ex presidente “era in buona salute e soffriva solo di diabete”, sostiene inoltre il comunicato. Il Sis sostiene che i tweet con cui la responsabile per il Medio Oriente e il Nord Africa di Hrw, Leah Whitson, ha denunciato già ieri e “senza fornire alcuna prova” le mancate cure a Morsi come causa della sua morte sarebbero solo “un tentativo di giungere a conclusioni con intenzioni politiche”.

La scomparsa di Morsi, esponente della Fratellanza musulmana messa al bando in Egitto come terrorista, viene riportata dal principale quotidiano egiziano (Al Ahram) solo in cronaca a pagina 4 col titolo “Decesso di Mohamed Morsi dopo uno svenimento durante il processo per cospirazione”. Nel sottotitolo dell’articolo senza foto si evidenzia che “Il procuratore generale ordina di esaminare il corpo del deceduto e di porre sotto sequestro le telecamere di sorveglianza dell’aula del tribunale”. Gli altri due maggiori quotidiani governativi egiziani, Al Akhbar (con piccola foto) e Al Gomhuria (senza), riportano la notizia entrambi a pagina 3: il primo con una breve in fondo e il secondo con un richiamo a un articolo pubblicato in sesta.

Aggiornato il 18 giugno 2019 alle ore 15:23