Hong Kong, la calma apparente dopo la rivolta

Dopo la rivolta sembra tornata la normalità. Hong Kong ha vissuto giorni di estrema tensione. I cartelli con la scritta “Retract” ieri hanno invaso il centro della città. L’obiettivo della protesta era il ritiro della legge sull’estradizione verso la Cina. Le strade di Admiralty ieri sono state occupate da decine di migliaia di giovani. In seguito è avvenuto lo sgombero della polizia.

Oggi l’assemblea legislativa ha deciso di sospendere i lavori. È quanto riportano i media locali a conclusione di una mattinata caratterizzata da segnali contrastanti sul tema. La contestata legge sulle estradizioni in Cina, accusata di rafforzare il controllo di Pechino su Hong Kong, resta in fase di stallo e il suo esame, nella seconda lettura, è ancora da definire.

Gli uffici governativi sono chiusi anche oggi in previsione di nuove manifestazioni e lo saranno fino a domani. Tutte le strade intorno alla sede del Parlamento sono state sgomberate da rifiuti, transenne e altri ingombri usati per le manifestazioni sfociate in una sorta di guerriglia urbana che ha causato ieri, secondo stime ufficiali, un totale di 72 feriti, mentre tra gli agenti di polizia ci sarebbero 21 feriti, di cui 9 soccorsi in ospedale.

Oggi, invece, sono stati segnalati soltanto pochi gruppetti di dimostranti nelle aree più a rischio, mentre i presidi in forza di polizia restano nei punti più strategici. Una vicina stazione resta chiusa a titolo precauzionale e altri servizi pubblici funzionano a singhiozzo. Nonostante il rinvio della discussione sulla legge deciso ieri, il governo ha ribadito la volontà di procedere alla discussione e all’approvazione della controversa legge.

Intanto, Pechino critica duramente l’Ue e giudica “irresponsabili” i giudizi espressi ieri da Bruxelles in merito alla legge sulle estradizioni in Cina in discussione a Hong Kong. È quanto ha detto il portavoce del ministero degli Esteri, Geng Shuang. L’Ue “condivide molte delle preoccupazioni” dei cittadini di Hong Kong sulla riforma dell’estradizione e “le ha comunicate al governo locale, ha riportato una nota del servizio per l’azione esterna (Eeas) guidato da Federica Mogherini, invitando le autorità “a impegnarsi in un dialogo coi cittadini”.

“Ho già detto molte volte che gli affari di Hong Kong sono semplicemente affari interni della Cina e che nessun Paese, organizzazione o individuo ha il diritto di intervenire”, ha aggiunto Geng. La Cina ha espresso “il suo forte disappunto e la sua risoluta opposizione per gli irresponsabili e sbagliati giudizi rilasciati dall’Unione europea. Chiediamo che la parte europea veda gli emendamenti proposti alla normativa in modo oggettivo e con equilibrio, sia cauta e smetta di interferire negli affari di Hong Kong e negli affari della Cina in ogni modo”, ha concluso il portavoce.

Il governo Tory britannico è preoccupato per la situazione che ha innescato la protesta in corso a Hong Kong, ex colonia di Londra restituita a Pechino nel 1997, e lancia un appello alla “calma” e a “un dialogo ponderato” fra le parti sui cambiamenti della legge sull’estradizione introdotti dalla Cina. Lo ha detto oggi alla Camera dei Comuni il sottosegretario agli Esteri Mark Field.

“Hong Kong è enormemente importante per il Regno Unito”, ha sottolineato Field, aggiungendo che il suo governo ha “ribadito” in queste ore la sollecitazione all’avvio di “un negoziato corretto e all’introduzione di misure di salvaguardia adeguate” nel testo della nuova legislazione cinese sull’estradizione. La ministra ombra degli Esteri laburista, Emily Thornberry, ha tuttavia chiesto iniziative più concrete. Ma Field ha replicato che la posizione dell’esecutivo è chiara, assicurando la fermezza del caso, anche nella denuncia “forte delle violazioni dei diritti umani” in Cina, al netto dei vasti interessi legati alle relazioni commerciali con Pechino.

Aggiornato il 13 giugno 2019 alle ore 17:38