Venezuela: si dimette ambasciatore di Maduro in Italia

L’ambasciatore del Venezuela in Italia si è dimesso. Isaías Rodríguez, fedelissimo di Nicolás Maduro, lascia l’incarico dichiarando di “condividere la causa” del controverso presidente venezuelano. Sostiene che le ragioni dell’abbandono siano da ricercare nelle troppe difficoltà, soprattutto di natura finanziaria, dovute alle sanzioni americane, appoggiate dal sistema bancario italiano. È complicato comprendere se si tratti di un “ammutinamento diplomatico” o di un vero passo indietro dovuto all’impossibilità di pagare i dipendenti e l’affitto della sede.

In una lunga lettera diffusa attraverso i social, l’ambasciatore chiarisce a Maduro che “essa non deve essere accolta o respinta, perché è definitiva”. Sempre rivolto al capo dello Stato, Rodríguez spiega che “la sua causa è la mia, mi ha trattenuto come un campo magnetico, come una calamita. Con una fede assoluta mi sono aggrappato al chavismo, come fosse una tavola nell’oceano di contraddizioni che circonda il suo governo”. Fra i motivi della sua rinuncia l’ambasciatore cita anche quello di volersi dedicare ad “essere nonno”, specificando che lascia l’incarico “senza rancori e senza denaro; mia moglie ha appena venduto i vestiti che gli aveva regalato il suo precedente marito per poter sopravvivere di fronte all’embargo nordamericano. Sto cercando di vendere l’auto che ho comprato quando sono arrivato in ambasciata – prosegue la missiva – e come lei sa non ho un conto bancario perché i ‘gringos’ mi hanno sanzionato e la banca italiana mi ha chiuso le porte”.

Poi Rodríguez annuncia di volere “raccontare e scrivere le storie di questo periodo, vissuto dal 1998 alla data in cui sottoscrivo questa lettera”. E ancora: “La fede, presidente, è una lezione, ma anche una scelta. Non ho nulla da rimpiangere: sono stato felice di regalarmi una delle più belle cause della vita, la libertà del mio paese. Volevo essere un compagno fedele e non un adulatore dilettante e timoroso”.

Alcuni giorni fa l’ambasciatore aveva fatto sapere di non aver potuto pagare tre mesi di affitto per la sede diplomatica, sostenendo che undici dipendenti dell’ambasciata non percepivano più stipendio da quattro mesi.

Intanto, ieri Maduro ha proposto all’opposizione di accettare lo svolgimento di elezioni anticipate per l’Assemblea nazionale (An, presieduta dall’autoproclamato presidente ad interim Juan Guaidó) “per vedere chi ha i voti, per vedere chi vince”. In un discorso rivolto davanti al palazzo presidenziale di Miraflores a molte migliaia di militanti del Partito socialista unito del Venezuela (Psuv) che avevano marciato per festeggiare il primo anno del suo secondo mandato, Maduro ha sostenuto che “l’unica istituzione che ancora non si è rilegittimata è l’Assemblea nazionale”. La proposta appare come una sfida a Guaidó che attraverso “l’Operazione Libertà” ha proposto la fine “dell’usurpazione” del potere da parte di Maduro, un governo di transizione ed elezioni presidenziali anticipate.

Ma Guaidó è passato al contrattacco. Il leader dell’opposizione venezuelana ha annunciato che nella sessione di oggi dell’Assemblea nazionale (An) si voterà “una risoluzione di rigetto dei brogli commessi il 20 maggio 2018” e sfociati nel secondo mandato del presidente Nicolás Maduro. Via Twitter, Guaidó ha ricordato che “il nostro impegno è stato di affrontare in Assemblea i principali problemi che fanno soffrire i venezuelani, presentando soluzioni. Continueremo a essere presenti per il Venezuela, avanzando nell’uscita dalla crisi e preparandoci per la ricostruzione nazionale”. Guaidó ha pubblicato l’ordine del giorno della sessione che propone il “Progetto di risoluzione in rigetto dei brogli elettorali del 20 maggio 2018 che mantengono immerso nella crisi più grande della sua storia il popolo venezuelano”. E ancora: “Dibattito sulla scarsezza di combustibile in Venezuela”.

Aggiornato il 21 maggio 2019 alle ore 13:58