L’annientamento dei cristiani: dov’è l’indignazione in Occidente?

lunedì 13 maggio 2019


“Dov’è la solidarietà per i cristiani dello Sri Lanka?” si è domandato lo studioso britannico Rakib Ehsan, un musulmano.

“Le differenze di tono e di natura tra le condanne degli attacchi di Christchurch e dello Sri Lanka sono sorprendenti. Dopo Christchurch, non vi è stata alcuna esitazione nel dichiarare le origini religiose delle vittime e nel convogliare le emozioni verso le comunità musulmane. I politici non hanno avuto alcun problema a definire quanto accaduto a Christchurch come terrorismo.

“Al contrario, le parole ‘terrorismo’ e ‘Cristianesimo’ non sono ancora apparse in gran parte della reazione agli attacchi nello Sri Lanka.

“È chiara la riluttanza a definire lo sfondo religioso dei cristiani uccisi nello Sri Lanka, ma anche l’assenza di una sincera solidarietà con le comunità cristiane che continuano a subire gravi forme di persecuzione a causa della loro fede.”

Rakib Ehsan ha posto la domanda giusta. Ma potrebbe essere riformulata così: Dov’è la solidarietà occidentale per i cristiani assassinati dello Sri Lanka?

Questo è un dramma in tre atti. Il primo atto è costituito dai cristiani e da altre popolazioni autoctone non musulmane che vengono violate e uccise. Il secondo atto è costituito da estremisti musulmani che creano questo genocidio. E il terzo atto è costituito dall’Occidente indifferente, che guarda altrove.

Il numero delle vittime uccise negli attacchi jihadisti della domenica di Pasqua, 21 aprile, nello Sri Lanka, è troppo terribile anche il solo pensarlo: 253 morti. Tra le vittime, 45 bambini uccisi. I loro piccoli volti e le storie sono iniziati a emergere. I terroristi islamici sapevano che c’erano molti bambini nelle tre chiese e deliberatamente li hanno colpiti con le loro bombe. Il video mostra uno degli attentatori che accarezza sulla testa una bambina prima di entrare nella chiesa di San Sebastiano, a Negombo, dove “tutti hanno perso qualcuno”.

La famiglia Fernando aveva scattato una fotografia al battesimo del loro terzo figlio, Seth. A Negombo sono stati tutti sepolti insieme. Padre, madre e tre figli di 6, 4 anni e 11 mesi. Secondo il New York Times: “Fabiola Fernando, 6 anni, era un’alunna della scuola elementare. In una foto postata sulla pagina Facebook di sua madre, sfoggiava una medaglia d’oro, un piccolo sorriso sul viso. Leona Fernando, 4 anni,la figlia di mezzo, stava imparando a leggere, e nella foto c’era una copia di La Bella Addormentata. Seth Fernando, 11 mesi, era l’ultimo nato della famiglia Fernando. È stato sepolto accanto ai genitori e alle due sorelle”.

Il silenzio del mondo intellettuale occidentale e dei media è particolarmente assordante. La nuova coscienza umanitaria sembra vedere solo due gruppi: quelli che hanno diritto alla compassione e alla protezione della comunità internazionale e quelli, come i cristiani, indegni di aiuto o solidarietà.

L’omicidio intenzionale di un bambino di 8 mesi, Matthew, in una chiesa dello Sri Lanka, sembra non aver turbato o raggelato l’Occidente, non è diventato virale sui social media, non è diventato un hashtag, non ha spinto gli europei ad affollare le piazze, non ha spinto il mondo islamico a fare un esame di coscienza, non ha indotto i politici e gli opinionisti occidentali a riflettere seriamente su chi ha ucciso quel bambino o su coloro che fomentano e finanziano l’odio anticristiano islamista.

Sudesh Kolonne stava aspettando fuori dalla chiesa di San Sebastiano quando ha sentito l’esplosione. È corso dentro per cercare la moglie e la figlia. Gli ci è voluta mezz’ora per trovare i loro corpi.

Gli attacchi hanno ucciso tre figli di un miliardario danese. Un’altra donna ha perso la figlia, il figlio, il marito, la cognata e due nipoti. Un padre britannico ha dovuto scegliere quale dei suoi due figli salvare. Un’altra famiglia britannica è stata distrutta. Per aggiungere orrore all’orrore, la moglie incinta di uno dei terroristi, quando la polizia ha fatto irruzione nella sua casa, ha fatto detonare un giubbotto suicida, uccidendo i suoi stessi figli.

Il duca di Cambridge, il principe William, ha appena visitato i sopravvissuti musulmani dell’attacco alle moschee di Christchurch, in Nuova Zelanda. Perché la stessa compassione non ha spinto la famiglia reale inglese a fermarsi nello Sri Lanka, la loro ex colonia, per incontrare i sopravvissuti cristiani, prima di tornare in Gran Bretagna? Intere famiglie cristiane sono state decimate nell’attacco.

Dov’è lo sdegno in Occidente per l’annientamento dei cristiani e della vita cristiana? Sembra che non ci sia indignazione, solo silenzio, interrotto da bombe e dal grido “Allahu Akbar”. I libri di storia del futuro non perdoneranno questo tradimento. Se l’Occidente avesse preso sul serio le persecuzioni dei cristiani, ora la campana non suonerebbe per la morte della presenza cristiana – non solo nelle terre storiche del Cristianesimo, ma anche per l’Occidente. Gli estremisti islamici hanno visto che l’Occidente non si è mobilitato per impedire loro di reprimere i cristiani, come se inconsciamente ci fosse una strana convergenza tra il nostro silenzio e il progetto di pulizia etnica dello Stato islamico, volto a cancellare i cristiani.

La giornalista britannica Melanie Phillips ha definito questa persecuzione dei cristiani come “il nostro segreto colpevole”.

“La libertà religiosa, il valore centrale della civiltà occidentale, viene distrutta in gran parte del mondo. Ma l’Occidente, negando miopicamente questa guerra religiosa, distoglie lo sguardo dalla distruzione del suo credo fondazionale in Medio Oriente e dal tentativo di sradicarlo altrove. Pertanto, non sorprende che, di fronte alle barbarie jihadiste all’estero e alle invasioni culturali in patria, il mondo libero si stia dimostrando così inefficace”.

L’attacco jihadista nello Sri Lanka non è stato solo “il più letale attacco ai cristiani nell’Asia meridionale degli ultimi tempi”. È stato anche il più grande massacro di bambini cristiani. Ma nessun giornale ha lanciato una campagna per sensibilizzare l’opinione pubblica europea, non è sorto alcun movimento di solidarietà filo-cristiana, nessun leader della chiesa occidentale ha avuto il coraggio di segnalare i colpevoli chiamandoli per nome, nessun sindaco occidentale ha appeso le fotografie dei 45 bambini fatti a pezzi, nessuna piazza riempita a migliaia dicendo “Je suis chrétien”.

Qualche anno fa, al culmine della crisi migratoria in Europa, una foto conquistò l’opinione pubblica occidentale. Era la famosa immagine del bambino siriano di tre anni, Aylan Kurdi, annegato sulla costa di Budrum, in Turchia. Quel piccolo migrante scosse l’Occidente. La sua immagine divenne virale. Il New York Times titolò “L’Europa di Aylan Kurdi“.

“Per ragioni storiche, Angela Merkel aveva paura delle immagini di poliziotti armati che affrontano i civili al confine”, ha scritto Robin Alexander, giornalista di punta di Die Welt, nel suo libro Die Getriebenen. Se le foto dei piccoli profughi hanno spinto i leader europei ad aprire i loro confini, le immagini dei bambini cristiani uccisi – come i 45 nello Sri Lanka – pare che li abbiano lasciati indifferenti.

L’appello lanciato dalle figlie di Asia Bibi per aiutare sua madre ha trovato un Occidente sordo. Il Regno Unito si è rifiutato di offrire asilo a questa famiglia cristiana pakistana e di accogliere i cristiani perseguitati.

“È con indifferenza che assistiamo a una catastrofe senza precedenti di civiltà”, ha scritto lo studioso e storico francese Jean-Francois Colosimo, commentando la distruzione del Cristianesimo orientale. Nessuna religione, nessuna comunità è oggi più perseguitata dei cristiani. Perché, allora, questo silenzio da parte dell’Occidente? Siamo diventati così estranei a noi stessi, alle nostre radici e alla nostra storia, che possiamo contemplate questa esplosione di violenza jihadista senza battere ciglio? O siamo così miopi che speravamo di comprare la “pace” con gli estremisti musulmani al costo di abbandonare quei cristiani? La stessa ideologia jihadista che ha ucciso i bambini cristiani nello Sri Lanka, ha colpito i bambini a Nizza, a Manchester e a Barcellona.

Lo Sri Lanka dopo il massacro jihadista dei cristiani non è solo una terribile successione di madri che piangono e di piccole bare. Purtroppo, ci dice molto anche sullo stato sconfortante dell’Occidente.

(*) Gatestone Institute

(**) Nella foto il funerale di una delle vittime dell’attacco della domenica di Pasqua, 21 aprile, nello Sri Lanka.


di Giulio Meotti (*)