In che modo i leader palestinesi incoraggiano il terrorismo

lunedì 13 maggio 2019


Il presidente dell’Autorità palestinese (Ap) Mahmoud Abbas ha di recente ribadito il suo impegno di lunga data a mantenere finanziariamente le famiglie dei palestinesi detenuti in carcere o che sono rimasti uccisi durante attacchi terroristici compiuti contro gli israeliani. “Dal 1965 paghiamo i familiari dei detenuti e dei martiri”, Abbas ha detto ai ministri degli Affari Esteri della Lega Araba durante una riunione d’emergenza tenuta al Cairo il 21 aprile.

L’ostinazione del leader di Ap a versare milioni di dollari alle famiglie dei palestinesi che uccidono o tentano di uccidere gli ebrei, è costata cara ai palestinesi. Negli ultimi due mesi, il governo di Abbas non è stato in grado di pagare gli stipendi interi ai suoi 200 mila dipendenti. Il motivo? Israele ha iniziato a detrarre dalle entrate fiscali che raccoglie per conto dei palestinesi lo stesso importo che il governo dell’Ap versa ogni mese alle famiglie dei detenuti e dei “martiri”.

Di fronte a una grave crisi finanziaria, il governo dell’Autorità palestinese afferma di essere stato costretto a pagare ai suoi dipendenti solo il 50-60 per cento dei loro salari perché Israele detrae ingenti somme di denaro che dovrebbero andare alle famiglie dei detenuti e dei terroristi che hanno compiuto attacchi contro gli israeliani. Nel suo discorso davanti ai ministri degli Esteri arabi, Abbas ha esortato i Paesi arabi a fornire ai palestinesi un aiuto finanziario per evitare il crollo dell’Ap. Riferendosi all’opposizione di Israele ai pagamenti versati ai terroristi palestinesi e ai loro familiari, Abbas ha spiegato: “Li paghiamo dal 1965 perché sono morti o perché sono stati incarcerati oppure feriti ai fini dell’interesse nazionale e non per motivi personali. È nostro dovere prenderci cura delle famiglie”. Il presidente dell’Autorità palestinese ha inoltre affermato che Israele, negli ultimi due mesi, ha detratto più di 100 milioni di dollari dalle entrate fiscali.

Secondo un rapporto pubblicato dalla Wafa, il bilancio annuale complessivo dell’Autorità palestinese è di 5 miliardi di dollari. L’importo che sostiene finanziariamente i detenuti è di 155 milioni di dollari, di cui 147 milioni vengono impiegati per trasferirli ai detenuti. Questi trasferimenti di denaro includono i “salari” di 5 mila detenuti in carcere, il pagamento di multe israeliane per 1.200 detenuti, le sovvenzioni destinate a 1.500 detenuti dopo il loro rilascio, i sussidi a 1.200 ex detenuti disoccupati, i salari di 5.500 ex detenuti e importi non specificati versati a ex detenuti che hanno trascorso più di dieci anni in prigione.

Il bilancio dell’Ap per sostenere finanziariamente le famiglie dei “martiri” e i feriti è di 185 milioni di dollari, ha osservato la Wafa. Questa somma viene utilizzata per garantire che 24 mila famiglie di “martiri” ricevano un assegno mensile.

In un altro esempio di “ordinaria amministrazione”, i ministri della Lega Araba hanno prontamente rilasciato una dichiarazione impegnandosi a versare all’Autorità palestinese 100 milioni di dollari al mese per compensare i fondi trattenuti da Israele. Sulla base delle esperienze passate, tuttavia, la probabilità che questa promessa sia soddisfatta è quasi nulla. I Paesi arabi sono straordinariamente generosi con i palestinesi in fatto di belle parole. Ma quanto a riempire le casse palestinesi, i palestinesi, negli ultimi 25 anni, non hanno ricevuto nessun aiuto reale da parte dei loro fratelli arabi.

L’incapacità dei Paesi arabi di venire in aiuto ai palestinesi è tutt’altro che una novità. In effetti, i palestinesi si lamentano da tempo che il mondo arabo ha voltato loro le spalle. Meno comprensibile è la disponibilità di Abbas a sacrificare i mezzi di sostentamento di decine di migliaia di famiglie dei dipendenti pubblici per sostenere finanziariamente i terroristi palestinesi. Le parole pronunciate da Abbas alla riunione della Lega Araba al Cairo e altre dichiarazioni espresse negli ultimi mesi dimostrano la sua preferenza per il benessere dei terroristi rispetto alla capacità dei lavoratori solerti di sfamare le loro famiglie. Negli ultimi mesi, il presidente dell’Ap ha indicato esplicitamente le sue priorità più urgenti – e in cima alla lista ci sono i potenziali assassini degli ebrei. Secondo Abbas, le famiglie dei terroristi dovrebbero essere le prime a ricevere gli stipendi dal governo. Queste famiglie, a suo dire, hanno diritto di precedenza nella fila di coloro che attendono di ricevere i salari.

Il 23 luglio 2018, durante una cerimonia a Ramallah in onore dei terroristi palestinesi, Abbas ha definito i detenuti e i “martiri” come “pionieri” e “stelle nel cielo della lotta della popolo palestinese che hanno priorità assoluta in tutto”. Il leader dell’Ap ha dichiarato“Noi non ridurremo né tratterremo i sussidi delle famiglie dei martiri, di coloro che sono detenuti nelle prigioni e di quelli che sono stati rilasciati, come alcuni vogliono che noi facciamo; se avessimo un solo centesimo lo verseremmo alle famiglie dei martiri e dei detenuti”.

Ad Abbas è rimasto molto più di un centesimo, perché Israele ha trattenuto solo una piccola percentuale delle entrate fiscali e doganali che raccoglie per conto dei palestinesi. La misura di Israele non mira a punire l’intera popolazione palestinese quanto invece è finalizzata a inviare un messaggio ai leader palestinesi affinché la smettano di finanziare i palestinesi per uccidere gli ebrei. Come ha espressamente affermato Abbas, la leadership palestinese di fatto effettua tali pagamenti dal 1965. Con queste parole forse avrebbe voluto insinuare che ciò rende una simile politica morale? Questi pagamenti ai terroristi e ai loro familiari sono al centro dell’incitamento palestinese al terrorismo che alimenta il conflitto israelo-palestinese.

Se qualcuno punisce collettivamente i palestinesi, quello è lo stesso Abbas. Egli priva decine di migliaia di famiglie dei salari integrali, impedendo loro di acquistare il cibo per i propri figli o di pagare varie spese, tra cui l’affitto e le tasse universitarie. Un dipendente della pubblica amministrazione civile palestinese che manda suo figlio all’università non percepisce uno stipendio intero. Un palestinese il cui figlio si propone di uccidere un ebreo ha diritto a uno stipendio pieno e guadagna più rispetto dai leader palestinesi.

Quale messaggio invia Abbas al suo popolo? Che quelli che desiderano mangiare farebbero meglio a passare al terrorismo. I familiari dei dipendenti pubblici che ora non sono in grado di pagare le spese alimentari e l’affitto guardano con invidia le famiglie dei terroristi. Devono dire a se stessi: “Siamo fessi perché non abbiamo mandato i nostri figli ad accoltellare un ebreo!”. Questo è l’insegnamento che i leader palestinesi impartiscono dal 1965.

(*) Gatestone Institute

Traduzione a cura di Angelita La Spada


di Bassam Tawil (*)