La regia di Putin sulla Libia, tra Haftar e Seif al-Islam Gheddafi

La Libia, dopo la deposizione di Muammar Gheddafi, ha incrementato gli stimoli per analisi geopolitiche, spesso anche complesse a causa delle articolate e naturalmente “segrete” operazioni di strategia diplomatica esercitate, per interessi globali, da Nazioni prevalentemente “predatrici. La Libia oltre ad essere stata la seconda vittima della “Seconda Questione d’Oriente”, dopo l’Iraq di Saddam Hussein, ha subito anche la poca lungimiranza politica del suo “storico” Rais Gheddafi. L’errore principale dell’ex leader libico è stato quello di appoggiarsi, nei momenti cruciali della crisi, a nazioni non “utili” e non influenti a livello internazionale che non hanno impedito ad altre Nazioni come la solita Francia, ma anche la Gran Bretagna, Usa ecc, di favorire l’annichilimento dello Stato nord africano. Va detto che in geopolitica ogni minimo errore si paga e se Gheddafi si fosse appoggiato ad alcune di quelle nazioni a cui oggi fa riferimento Haftar, come la Russia, probabilmente la Storia avrebbe preso un'altra strada. Il passato dilettantismo politico e la “sindrome da onnipotenza” che spesso tormenta gli “uomini” (Gheddafi), ha fatto pagare al popolo libico una “cambiale” onerosa, che ancora non ha saldato.

La situazione attuale in Libia è una conferma della sempre contemporanea dottrina dell’ufficiale prussiano Carl von Clausewitz (1780-1831), circa la diplomazia e la guerra: infatti nel suo scritto più significativo, Vom Kriege (La Guerra), scrive: “La guerra non è che la continuazione della politica con altri mezzi. La guerra non è dunque, solamente un atto politico, ma un vero strumento della politica, un seguito del procedimento politico, una sua continuazione con altri mezzi”. Detto questo, la Libia per potersi ricompattare ha bisogno, non solo di Khalifa Haftar, o di una ragionata retromarcia dell’Onu sulla figura di al-Sarraj, ma anche di altri personaggi che hanno una storica ascendenza sulle influenti tribù sparse sul tutto il territorio libico, delle quali poco si parla, ma che dovranno avere, come hanno sempre avuto, un ruolo in un futuro Parlamento libico. L'agenzia di stampa russa Ria Novosti, ha comunicato a dicembre 2018, che Mikhail Bogdanov, vice ministro degli Esteri russo, ha espresso importanti considerazioni sul ruolo della Russia per la risoluzione della crisi libica e sul ruolo che potrebbe avere Saif al-Islam Gheddafi, figlio prediletto di Muammar. Tale affermazione fu fatta anche dal presidente dell'International Contact Group per la Libia, il quale ha riferito dei contatti tra Mosca e Seif al-Islam Gheddafi; ha aggiunto, inoltre, che Seif al-Islam ha ancora un peso politico in Libia e che avrebbe dovuto avere un ruolo nel futuro del suo paese (notizia riportata dall'agenzia di stampa iraniana Fars News). Per Mosca il figlio dell'ex leader libico, dovrebbe svolgere una azione decisiva nella stabilizzazione del flagellato Stato; Saif al-Islam Gheddafi non sta vivendo ai margini politici della “questione” libica, ma è un attento osservatore, che alcuni mesi fa ha prodotto, al Ministero degli Esteri russo, un suo piano di “assestamento nazionale”, delineando le sue proposte per il futuro politico della Libia. Tali suggerimenti non risultano essere stati divulgati, ma la posizione presa da Mosca a suo favore è eloquente, infatti in più occasioni i rappresentanti del Cremlino, hanno affermato di credere che il figlio di Muammar Gheddafi dovrebbe essere un interlocutore non meno importante di altri nella crisi libica.

Mikhail Bogdanov ha inoltre affermato che: "Supportiamo tutti, crediamo che nessuno dovrebbe essere isolato o escluso da un ruolo politico costruttivo "; inoltre ha assicurato che Saif al-Islam ha il sostegno di tribù specifiche in aree specifiche della Libia e tutto questo dovrebbe essere parte della strategia globale che dovrebbe essere condotta con la partecipazione di altre forze politiche. In questa ottica non bisogna sottovalutare l’attuale ruolo della Russia in Libia, magari meno ostentato della Francia, ma non meno determinante, considerando anche che Kalifa Haftar, come riferisce anche l’agenzia di stampa britannica Reuters, ha sistematici contati con alti funzionari russi che incontra sia in Cirenaica che a Mosca. L’azione militare di Kalifa, nella tragicità dei fatti, ha tuttavia delineato utili “confini” strategici, i ruoli e le “mansioni”, dei soggetti coinvolti, sono sempre più chiaramente definiti: se l'Occidente sostiene Fayez al-Sarraj, capo del classico “governo fantoccio”, creato e riconosciuto dalla comunità internazionale, la Russia suona la sua “musica” nel caotico “concerto” libico sostenendo l'uomo forte dell'Est e con strategica oculatezza, la pesante figura del figlio dell'ex “dittatore”. Il ruolo che la Russia si sta impostando assume giornalmente un peso maggiore; il “ritorno” o meglio un suo intervento più evidente in Libia, è sicuramente uno sviluppo importante; non solo perché la Russia è uno dei principali attori della politica mondiale, ma anche perché è improbabile che Vladimir Putin, abbia dimenticato la grande impostura che gli Stati Uniti, la Francia, la Gran Bretagna, il Canada ed alleati vari, con il pretesto di sostenere i civili, hanno disposto, presentando una Risoluzione del Consiglio di sicurezza (n. 1973) che poi ha dato alla Nato il via al rovesciamento del regime di Gheddafi. Va ricordato che in epoca gheddafiana i rapporti con la Russia consentivano scambi commerciali importanti e concessioni petrolifere stimati in decine di miliardi di dollari, che secondo Rai al-Youm, quotidiano in lingua araba, questo sarebbe stato anche uno dei motivi principali che ha portato i Paesi occidentali ad ordire il rovesciamento di Muammar Gheddafi.

La rapace presenza sulla scena libica del Qatar e della Turchia, precedentemente ambiguamente auto-emarginatisi e di recente “trascinati” diplomaticamente, nei “tavoli” dei colloqui, potrebbe fungere da elemento chiarificatore soprattutto per la diplomazia russa al fine di proporre e disegnare una adeguata mappa per il futuro politico della Libia. Le potenze occidentali e le Nazioni Unite, hanno voluto bandire dalla politica libica, Saif al-Islam Gheddaf, non è improbabile, tuttavia, che tale “simbolo” non possa rientrare in scena a fianco o vicino ad Haftar (uomo Cia e recentemente in perfetta sintonia anche con Trump), magari con il “patrocinio” russo; se questa “formula” si realizzerà potrebbe essere una “novità” determinante. Alla luce della efficace e decisa politica internazionale tracciata da Putin e valutando il periodo storico che potrei definire russocentrico, sarebbe utile per molte “Nazioni” interessate ad una stabilizzazione della Libia ed ad un ruolo non secondario nel suo futuro, condividere, prima di altri, impostazioni diplomatiche che se avranno successo potrebbero portare risultati importanti evitando, così, la cronica marginalizzazione che da troppo tempo tormenta la loro politica estera.

Aggiornato il 23 aprile 2019 alle ore 12:11