In attesa della “nuova” Algeria tra militari, magistrati e la Francia

La Magistratura è un fondamentale componente nel sistema delle elezioni in Algeria, poiché, in teoria, è l’Organo di garanzia sulla supervisione delle votazioni e sui sondaggi politici; tuttavia in questa difficile situazione, che vede in programma il 4 luglio le elezioni per il rinnovo del Governo algerino, sabato 13 aprile i magistrati hanno annunciato che avrebbero boicottato la supervisione delle elezioni presidenziali in rispetto e a sostegno del movimento di protesta popolare che, nonostante le dimissioni di Abdelaziz Bouteflika, non accenna a diminuire. I magistrati svolgono un ufficio importante ed estremamente delicato nell’organizzare e garantire tutto ciò che orbita intorno alle elezioni, anche sulla diffusone dei risultati sui sondaggi, visto il loro ruolo di gestori del registro elettorale; tale incarico è un punto di discordia ricorrente tra l’opposizione e le autorità.

Quello che si sta delineando nell’ambito della magistratura algerina è una scissione interna a questo Potere dello Stato, che fino a poco tempo fa era un granitico blocco assoggettato al controllo del presidente. Infatti, oltre un centinaio di giudici, hanno manifestato davanti al ministero della Giustizia ad Algeri (13 aprile), sulla spinta di una nuova “lega” di magistrati, un’organizzazione in procinto di costituzione, ma già ben ordinata, che viene presentata come il “blocco ideologico” che riunisce la maggioranza dei giudici, in contrasto con l’Unione Nazionale dei Magistrati (Snm), organizzazione da sempre vicina al potere. Questo neo “Club giudiziario”, per voce di Saad Eddine Merzoug, Giudice Istruttore presso la Corte di El Oued (nord-est), ha reso noto che è possibile un boicottaggio delle operazione di supervisione delle elezioni presidenziali, minaccia che se realizzata contribuirebbe alla crescita del già notevole “caos controllato” presente in Algeria. Precedente all’organizzazione delle elezioni presidenziali del 4 luglio, è prevista, dal 16 al 24 aprile, una revisione straordinaria delle liste elettorali; questa notizia è stata data mercoledì scorso dal presidente facente funzione Abdelkader Bensalah, con lo scopo, oltre che di ostentare trasparenza, anche quello di tentare di placare le proteste popolari che tuttora affliggono l’Algeria e che si basano sul timore che “nulla possa cambiare”.

In passato la Giustizia è stata usata per dare un’immagine di legittimazione nell’imposizione di candidati, divulgando ed utilizzando una miscela di ambigue informazioni e dati non reali, che favorivano la scelta di concorrenti politici che poi determinavano condizionamenti nel successivo panorama politico. La già menzionata consapevolezza dei manifestanti algerini, si esplicita soprattutto con il lucido attaccamento al concetto di ‘“indipendenza della magistratura”; ​​indipendenza che tradizionalmente era solo sulla “carta”, a causa della nota complicità con il Governo. Tutti i venerdì, il popolo algerino ribadisce il rifiuto alle proposte del potere centrale; l’avvocato Nourredine Benissad, presidente della Lega Algerina per la Difesa dei Diritti Umani, (Laddh - algerian league for the defence of human rights), ha dichiarato che queste manifestazioni sono un referendum a favore di una transizione guidata da personalità con etica e morale e cosciente dell’importanza del momento; ha affermato inoltre, che “non è facile essere un magistrato in Algeria e boicottare la supervisione delle elezioni”. L’avvocato e attivista Mustapha Bouchachi ha detto: “In passato, le autorità hanno usato i magistrati come strumento per imporre i loro candidati creando delle vere frodi elettorali”. Tuttavia i politici della vecchia “nomenklatura” algerina non accettando una perdita di potere, spingono, come Ali Benflis, ex primo ministro di Abdelaziz Bouteflika (in sintonia con il figlio di Bouteflika), l’esercito ad accompagnare la transizione senza imporla, dichiarando, inoltre, di non aspettarsi che le forze armate siano l’ordinatore della fine della crisi, ma che assolvano al dovere di facilitazione, accompagnamento, garanzia e protezione della soluzione della crisi.

I manifestanti auspicano la creazione di istituzioni ad hoc per organizzare una vera transizione post-Bouteflika, infatti non vogliamo ne Bensalah, né il generale Gaïd Salah, né il primo ministro Bedoui, ma chiedono un comitato indipendente eletto dal popolo per gestire questo periodo di transizione e preparare elezioni presidenziali, libere e democratiche. Affermano, inoltre, che in Algeria i sondaggi sono regolarmente contaminati da sospetti di frode, il sistema elettorale è considerato opaco, estremamente favorevole ai partiti e ai candidati del “sistema”. Il Governo ad interim, con il supporto dal Capo di Stato Maggiore, il generale Ahmed Gaïd Salah, tornato al centro del gioco politico, si affida alla Costituzione per attenersi all’elezione di un nuovo presidente; infatti il generale Salah ha palesato il suo impegno a garantire la “trasparenza” del processo di transizione, ha categoricamente affermato il principio di un “vuoto costituzionale”, denunciando la “mano straniera” che avrebbe incoraggiato alcuni individui a “gestire” la transizione e avrebbe condizionato i manifestanti al fine di destabilizzare la nazione e seminare discordia tra la popolazione. Il Capo di Stato Maggiore non ha specificato i “connotati” della “mano straniera”, ma si riferiva a “soggetti stranieri ed ai loro antecedenti storici”. Un’allusione affatto velata, alla Francia ex “potere coloniale”.

Ad oggi i “Titani” che si stanno confrontando in Algeria sono l’Esercito e una parte della Magistratura, che hanno compiti ovviamente diversi, ma complementari al fine di una stabilizzazione socio-politica; la principale anomalia/novità è che la magistratura oggi è divisa tra una posizione tradizionalmente, subordinata al potere ed il gruppo del “Club giudiziario” per ora indipendente. Inoltre un sarcastico, ma comprensibile encomio va alla Francia per l’assidua presenza ovunque della efficacissima “diplomazia napoleonica” (transalpina), sempre attiva “costruttivamente” sullo scenario internazionale tra Africa e Vicino Oriente.

Aggiornato il 16 aprile 2019 alle ore 10:27