WikiLeaks, arrestato in Ecuador un uomo legato ad Assange

Dopo l’arresto di Julian Assange, nell’ambasciata ecuadoriana di Londra, decine di sostenitori del fondatore di WikiLeaks hanno manifestato davanti al ministero degli Esteri dell’Ecuador, a Quito. “Abbiamo revocato l’asilo politico a questo ragazzo viziato – ha detto il presidente Lenin Moreno –. Ci siamo levati questo sassolino dalla scarpa. D’ora in avanti staremo più attenti a dare asilo solo a persone che se lo meritano davvero e non a miserabili hacker che vogliono solo destabilizzare governi”. Nel frattempo, la ministra dell’Interno dell’Ecuador, Maria Paula Romo ha riferito dell’arresto di una persona vicina a Wikileaks, che vive in Ecuador, “mentre si preparava a partire per il Giappone”, sostenendo che l’arrestato avrebbe forti legami con Assange.

Frattanto, secondo Jeremy Corbyn, “il Regno Unito deve dire ‘no’ alla richiesta di estradizione degli Stati Uniti contro Julian Assange”. Lo scrive via Twitter il leader dell’opposizione laburista britannica, sostenendo che “il fondatore di Wikileaks non possa essere consegnato a Washington per aver svelato ‘prove di atrocità’ commesse dalle forze americane in Iraq e in Afghanistan”. Il numero uno del Labour allega, inoltre, un video, diffuso a suo tempo da Wikileaks e uscito a quanto pare dagli archivi del Pentagono, che documenta la strage di civili di un raid aereo condotto dagli Stati Uniti in territorio iracheno nel 2007. Raid costato la vita fra gli altri anche a due giornalisti dell’agenzia britannica Reuters. Ieri, nel breve dibattito alla Camera dei Comuni seguito alla statement fatto da Sajid Javid, ministro dell’Interno del governo Tory di Theresa May, per rivendicare le ragioni dell’arresto di Assange, pure la ministra ombra laburista dell’Interno, Diane Abbott, s’era espressa contro l’estradizione dell’attivista australiano.

Secondo Jennifer Robinson, legale di Assange, l’arresto del giornalista “è un pericoloso precedente per i media e i giornalisti in Europa e in tutto il mondo”. Amnesty International ha chiesto al Regno Unito di rifiutare di estradare o trasferire Assange negli Stati Uniti, “dove c’è il concreto rischio che possa andare incontro a violazioni dei diritti umani, tra cui condizioni detentive che violerebbero il divieto assoluto di tortura e altri maltrattamenti e un processo iniquo che potrebbe essere seguito dall’esecuzione, a causa del suo lavoro con Wikileaks”. Il commento del presidente Trump ha detto di non sapere “nulla di WikiLeaks. Non sono affari miei. Ho sentito che c’è qualcosa che riguarda Julian Assange, e ho visto cosa gli è successo, ma se ne occuperà il Procuratore generale”.

Per Hillary Clinton, l’ex segretario di Stato ed ex candidata alla Casa Bianca, “Assange deve rispondere per quello che ha fatto”.

“Julian Assange teme di essere picchiato se finirà in un carcere americano”. Lo ha rivelato ad Abc News il documentarista di guerra Sean Langan, che ha trascorso più di 50 ore con Assange lo scorso anno. E che dopo l’arresto del fondatore di Wikileaks, ha spiegato come uno dei suoi timori se verrà estradato negli Stati Uniti è di subire violenze. “È preoccupato di essere picchiato se andrà in una normale prigione americana”, ha detto Langan, che è stato per l’ultima volta da Assange all’ambasciata dell’Ecuador a Londra il 22 marzo: “Gli ho risposto: è più probabile che finirai in una delle carceri federali di massima sicurezza dove non vedrai un’anima”. Quindi, il documentarista ha riferito che Assange descrisse l’ex consigliere e amico di Donald Trump, Roger Stone, e il figlio del presidente Donald Trump Jr, come intellettualmente incapaci di una cospirazione, riferendosi all’indagine del Russiagate. “Quel gruppo di pagliacci non poteva cospirare e organizzare questo genere di cose”, ha riferito Langan, citando “le esatte” parole del giornalista australiano.

Aggiornato il 12 aprile 2019 alle ore 17:19